"Nella marina di Halaesa veniva caricato tanto grano quanto ne veniva imbarcato a Catania e a Licata".
(Cicerone, Verrine, II, 3)
Situata all'estremità ovest della provincia di Messina, Tusa sorge su una collina accarezzata dai venti a 600 metri s.l.m..
Si divide tra il centro, che costituisce il nucleo più massiccio e più antico, e le due frazioni marine: Castel di Tusa e Milianni che, con circa 8 Km di costa, offrono una caratteristica spiaggia impreziosita da una suggestiva scogliera, "Le lampare".
Il territorio, partendo dalla costa, si inerpica fino a raggiungere i 1062 m. di pizzo Taverna, ed è delimitato ad est dal fiume Tusa e a ovest dalla fittissima sughereta del bosco comunale di "Tardara", luogo di grande interesse naturalistico e meta di piacevoli escursioni.
Scendendo verso la costa ci si può imbattere tra le rovine della cittadina siculo-greca di Alesa Arconidea, uno tra i più importanti siti archeologici di tutta la Sicilia.
Sviluppatasi sulla collina di Santa Maria delle Palate tra il 403 a.C. e il IX secolo d.C., Halaesa venne distrutta probabilmente da un violento sisma attorno all'anno 856. La popolazione Alesina trovò rifugio sulla sommità di una piattaforma rocciosa facilmente difendibile, dove forse sorgeva già qualche sobborgo della città, dando così origine all'odierna Tusa e alla data del terremoto deve quindi essere attribuita la fondazione della città.
Ecco alcune citazioni di Halaesa nelle fonti antiche: "Raccolta dunque la gente occupò un colle distante otto stadi dal mare e su tale collina gettò le fondamenta di Halaesa, ma essendovi altre città con lo stesso nome, la chiamò Arconidea dal suo proprio nome". (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XIV) "Con il tempo la città raggiunse tale prosperità e ricchezza per il commercio marittimo e i privilegi avuti dai Romani".(Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XIV) "Molte sono le città della Sicilia dove c'è abbondanza di cultura e onestà/ fra le prime è da annoverare Halaesa/ poiché non ne troverai alcuna più fedele/ più ricca/ più autorevole ed imponente". (Cicerone, Verrine, II, 3) "Nella marina di Halaesa veniva caricato tanto grano quanto ne veniva imbarcato a Catania e a Licata". (Cicerone, Verrine, II, 3)
Il territorio di Alesa-Tusa dovette essere conquistato dagli Arabi solo dopo la caduta di Siracusa nell'878. Le strutture difensive dell'antica Alesa furono probabilmente riutilizzate per difendere il sottostante porto e la fortezza ricevette il nuovo nome di "Qalat al Qawàrabi". Il nuovo borgo ricevette il nome di Tusa, dall'aggettivo arabo tasa, con il significato di "nuovo, recente". Il nome viene annotato intorno al 1050 dagli eruditi Abù Alì al-Hasan ed Ibn al-Qattà, che indicano il nuovo centro come baldah, "terra" o centro di modeste proporzioni. Anche Yàquit nel suo dizionario geografico Mu’gam, pubblicato nel 1228 riporta le medesime indiazioni. Il geografo Al Edrisi nel suo "Libro di Re Ruggero" (1150) cita Tusa, ma con una notevole imprecisione nella distanza dalle altre città vicine. La rocca di Qalat al Qawàrabi viene citata come azali, ossia antichissima e si parla del porto, molto attivo.
Le prime abitazioni di Tusa vennero costruite sul lato orientale: qui nella chiesa di San Nicola venne forse trasferita la sede vescovile di Alesa. Più tardi l'insediamento si estese nella parte alta, con la chiesa di San Giovanni. Le vie seguono principalmente le curve di livello disponendosi intorno ad una via principale che taglia il paese da est ad ovest.
Venne anche realizzato un sistema difensivo, con la porta principale a sud-ovest, tuttora ben conservata, costruita in grandi blocchi di pietra e con arco a sesto acuto.
Nella seconda metà dell'XI secolo, Tusa passò sotto il controllo dei Normanni e per circa due secoli verrà amministrata come città demaniale.Sotto la dominazione dei Normanni il nuovo centro venne trasformato in una fortezza ritenuta inespugnabile, con una serie di torri di avvistamento e circondata da muri di cinta e nella parte più alta fu eretto il Castello, oggi scomparso, e accanto alla Torre civica, a cui era collegato da un passaggio sopraelevato, il "Palazzo", sede del governo locale, anch'esso scomparso.
Torri di avvistamento sono adattate sui campanili delle chiese di San Giovanni, San Nicola e Sant'Agostino; una quarta di cui resta solo la base sorgeva sul lato nord e una quinta venne costruita nel centro del paese, l'attuale Torre civica. Nel 1120 a Tusa è presente Rinaldo da Tusa, figlio di Arnaldo, con il titolo di "Gran Giustiziere della magna corte regia", i cui poteri gli consentono di donare dei territori ("terra manescalchia", probabilmente la pianura verso la costa sotto al vecchio sito di Alesa) al monastero benedettino di Lipari, il cui abate è vescovo di Patti e Lipari e al monastero della chiesa di Santa Maria delle Palate. Rinaldo concesse inoltre a Tusa il privilegio di non contribuire alle spese militari.
In seguito divenne città feudale intorno al 1240 quando Federico II di Svevia concederà la città a Enrico Ventimiglia, come dote per il suo matrimonio con Elisabetta di Geraci. Per circa quatto secoli rimase alle dipendenze della Signoria dei Ventimiglia, interrotta nel 1269 dall'intromissione del dominio angioino fino al 1282, quando terminò con la partecipazione spontanea del popolo tusano ai "Vespri siciliani" e venne massacrata la guarnigione francese: l'episodio fu in seguito celebrato con l'erezione di due piccole colonne, che furono in seguito rimosse. In seguito alla cacciata degli Angioini fu creata l'"Università della Città", che anche sotto il dominio degli Aragonesi cercò di conquistare una propria autonomia, con l'elezione dei propri rappresentanti.
L'Università venne riconosciuta nel 1510 con atto notarile dal feudatario Simone di Ventimiglia, marchese di Geraci, dietro un pagamento che riscattava i diritti della comunità cittadina sul territorio. L'accordo fu celebrato con la fusione di una campana. Nel 1637 ebbe luogo un referendum sul riscatto del "maremisto", ossia il diritto di giudicare in primo grado i reati civili e penali. La comunità tuttavia rimaneva soggetta al signore feudale, al quale doveva un tributo.
Nel 1669 il feudo passò con atto notarile dai Ventimiglia al principe della Torre e Mont'Aperto. L'investura ufficiale avvenne nel 1676. Il terremoto di Catania dell'11 gennaio 1693 danneggiò seriamente la chiesa Matrice, sorta al posto del demolito Palazzo presso la Torre civica alla metà del secolo precedente che dovette essere ricostruita. La città fu consacrata alla Madonna Assunta e l'Università aggiunse tra i suoi simboli una piccola statua della Madonna.
La floridezza economica della città è testimoniata dalla presenza in quest'epoca di sette banche notarili. Viene creato anche il teatro comunale e nasce un circolo dell'Accademia degli Ereini. Il Monte di Pietà venne istituito nel 1630 e rimase attivo fino alla seconda metà del Settecento. Il Monte, che aveva la sua sede nella chiesa della Santissima Trinità, sosteneva finanziariamente anche un Ospedale cittadino, che assicurava la degenza gratuita agli ammalati privi di mezzi ed accoglieva i bambini abbandonati.
In queste attività benefiche venne sostituito dalla "Congregazione della Carità" (per esempio in seguito ad una straordinaria ondata di maltempo nel 1789 la Congregazione distribuì pane e farina). Dalla Congregazione dipendava il "Collegio di Maria". Nel 1902 con i beni del Collegio venne istituito il Monte di Pietà Di Bono, gestito dalla Congregazione, e impegnato nel credito su pegno e in opere di beneficenza. Nel 1906 venne trasformato in asilo infantile. La Congregazione venne soppressa e il suo patrimonio fu formalmente passato agli enti comunali di assistenza e quindi al Comune.
Tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento diverse famiglie gentilizie si erano trasferite a Tusa e questo comportò per la città un periodo di enorme floridezza dimostrando di essere una comunità in piena evoluzione ed economicamente ricca. Venne migliorata l'estetica degli edifici e venne istituito un teatro cittadino, costruito nei pressi del castello e con trentuno palchi, suddivisi tra le autorità cittadine, il clero e le famigie più importanti, oltre alla platea. Nonostante alcuni lavori di restauro effettuati nello stesso anno, nel 1866, durante una rappresentazione i palchi crollarono, con molti morti e feriti e il teatro non venne più ricostruito.
Nel 1733 il principe Orazio della Torre fece nascere a Tusa una sezione dell'Accademia degli Ereini, un'accademia letteraria che aveva sede a Palermo, mentre altri cittadini parteciparono all'Accademia degli Industriosi della vicina Gangi.
Nel 1728 la signoria era passata dai principi della Torre ad Ercole Branciforte, a cui successe il figlio Giuseppe, principe di Scordia. Sotto quest'ultimo ci fu una contesa con i cittadini di Tusa, che protestarono per l'imposizione di usare obbligatoriamente, a pagamento,i frantoi del principe per la produzione dell'olio. Nel 1790 i cittadini vinsero la causa. Poco dopo, in seguito alla Rivoluzione francese i diritti feudali vennero aboliti.
Durante i moti del 1848 La comunità decise di partecipare alla rivolta e l'8 febbraio inviò un messaggio di solidarietà al Comitato Civico di Palermo, centro dell'attività antiborbonica, dichiarando la propria adesione. La rivolta si accompagnò all'uccisione dei membri maschi della famiglia dei Frazzetto, di cui padre e figlio erano a capo della gendarmeria borbonica.
Diversi cittadini di Tusa parteciparono quindi nel 1860 all'impresa di Garibaldi e fu costituito in città un "Comitato Civico" che domandò formalmente l'adesione al regno sabaudo. Vi furono anche sommosse a causa della richiesta delle terre demaniali da parte dei contadini, che si riproposero l'anno seguente. Alcuni membri del comitato cittadino, che si riteneva operassero segretamente a favore di una restaurazione borbonica vennero uccisi in diversi contemporanei agguati. I colpevoli tuttavia non vennero mai individuati. Alla fine del secolo la questione delle terre demaniali venne risolta con la quotizzazione di terreni comunali. Alcune quote rimasero al Comune che le diede in affitto.
Nel 1866 furono espropriate molte proprietà ecclesiastiche, che furono successivamente vendute all'asta; si creò così una nuova classe di piccoli proprietari che fece diminuire la richiesta di terre. Il governo della città
Nei vari periodi queste furono le più importanti cariche cittadine:
*Al "maestro segreto" era affidato un determinato territorio ("secrezia") e deteneva il registro nel quale erano depositati gli atti pubblici di propria competenza.
*Al "castellano, che rappresentava il signore feudale, era affidato il castello, ove risiedeva.
*Al "maestro portolano" che risiedeva nel castello della Marina di Tusa, era affidata la riscossione dei tributi sulle merci in transito nel porto, da dividere tra il re, il signore feudale e il vescovo di Cefalù.
*Al "capitano" erano affidati compiti di polizia giudiziaria e il comando della "sciurta", il corpo di guardie per la sorveglianza notturna. In origine di nomina regia e quindi feudale, venne quindi nominato dalla comunità. Riscuoteva inoltre le angarie", la tassa pagata da musulmani ed ebrei per poter esercitare la propria religione.
*Il baiulo era il capo dell'amministrazione cittadina e svolgeva anche compiti di magistrato, insieme a tre giudici. Inizialmente di nomina regia e poi feudale, dal 1510 l'Università della Città riscattò a pagamento il diritto di eleggere i quattro giudici. Dopo il 1637 le competenze legali furono estese dal riscatto del diritto del "maremisto"
*Al "catapano", o "maestro di piazza" era affidato il controllo dei prezzi e delle misure del mercato.
*La "corte capitaniale e giuratoria" era costituita dal capitano, dai giurati e da due giudici e si occupò dell'amministrazione della giustizia ereditando una parte dei poteri del baiulo.
*Il "consiglio civico", costituito da 30 rappresentanti dei tre ceti dei civili, dei borghesi e dei maestri d'arte, trattava tutti i più importanti affari della città. Ne facevano parte di diritto anche il baiulo e gli altri giudici, il capitano e i membri della corte capitaniale.
Il piano terra della Torre civica, privo di porte e finestre, fu utilizzato per molto tempo come prigione cittadina, anche nel periodo dell'Inquisizione (a partire dal 1487. Con la demolizione del Palazzo nella metà del XV secolo venne trasferito e nel XVII secolo era presso la chiesa di San Nicolò, dove rimase fino al 1848. Nel territorio comunale molte località furono ribattezzate con nomi di santi, nel periodo feudale o quando divennero proprietà della Chiesa o altre istituzioni religiose. Nella fascia più interna molti nomi sono tuttavia ancora di derivazione greca o latina, mentre nella fascia costiera i nomi originali sembrano prevalentemente di origine araba: in epoca precedente questa zona costituiva forse la grande foresta di cui parlano le "tavole alesine".