Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
A circa 320 metri sul livello del mare, sul versante tirrenico dei Peloritani, incastonato in uno splendido anfiteatro naturale, sorge Roccavaldina. Secondo le fonti storiografiche ufficiali, le sue origini sono da collocare nel basso medioevo, con il nome di Rocca.
In seguito venne aggiunto Valdina in onore della famiglia aristocratica aragonese che resse il feudo per alcuni secoli. Secondo la tradizione invece, le origini del paese sono molto più remote tanto che sarebbe stato uno dei tanti valorosi tribuni romani che si distinsero nelle guerre puniche a fondare il primo nucleo abitato, chiamato Pagus. Dopo la battaglia di Milazzo, in cui i romani sconfissero i Cartaginesi nel 260 a.C., il territorio circostante all'odierna Roccavaldina (chiamato 'Lavina' molto probabilmente perchè qui scorreva un fiume dalle acque pure e fresche), come abbiamo già detto, fu affidato al tribuno romano che si era distinto in battaglia per le sue eroiche gesta che lo fece bonificare e disboscare dai suoi schiavi.
La caduta dell'Impero Romano d'Occidente aveva intanto spianato la strada alle invasioni barbariche, ma Bisanzio, cui l'isola era stata assegnata dopo la spartizione dell'Impero, inviò il famoso condottiero Belisario il quale dopo una memorabile battaglia riuscì a bloccare gli invasori proprio in prossimità del pagus che assunse il nuovo nome di Casale del Conte, denominazione della quale ancora oggi si conserva traccia nella toponomastica locale.
Nel 900 i Saraceni trasformarono il nome del casale in 'Rachal Elmerum' mentre con l'arrivo dei normanni, Guglielmo il Buono ne fece dono al monastero di Santa Maria della Scala, noto per il culto di un'immagine sacra della Madonna. Per la grande devozione che questo luogo era capace di suscitare, il nome fu trasformato in cenobio, che diventò feudo di Scala e finì sotto la giurisdizione del territorio demaniale di Rameth (oggi Rometta).
Successivamente il feudo fu smembrato in due parti affidate a due nobili cavalieri: Giovanni La Rocca e Giovanni Mauro dai quali presero rispettivamente i nomi di Rocca e Maurojanni. Nel 1500 l'area fu devastata da un potente terremoto e il feudo fu venduto ad una famiglia aristocratica aragonese, i Valdina, che si occupò di far edificare il castello attorno al quale crebbe il nuovo centro abitato. Maurojanni divenne così Valdina e Rocca fu chiamata Roccavaldina. Nel '700 iniziò il declino dei Valdina tanto che nel 1776 l'ultimo discendente, Giovanni, fu costretto a vendere persino il titolo di marchese. Roccavaldina tornò agli onori della cronaca durante la spedizione dei mille quando ben 23 roccesi, seguendo Garibaldi, contribuirono significativamente alla liberazione dell'isola. Dopo l'Unità d'Italia, il paese fu attrezzato di acquedotto e rete fognaria e di un sistema di illuminazione. Intanto Torregrossa e Valdina si staccarono da Roccavaldina diventando comuni autonomi.