Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Corleone ha origini molto antiche risalenti alla prima fase del neolitico nel sesto millennio a.C..
Corleone "Animosa Civitas" perché sempre in prima linea in tutte le guerre combattute in Sicilia. Posta a metà strada della vecchia statale Palermo-Agrigento, controllava una delle arterie principali e, quindi strategiche, dell'isola. Si trova adagiato in una conca, e protetto da una corona di rocce calcaree che costituiscono un unicum geologico da cui prendono il nome (calcariniti glauconitiche corleonesi).
Le origini di Corleone non sono nette e precise e fino a poco tempo fa si facevano risalire agli arabi che nel 840 occuparono la zona compresa tra Caltabellotta e la Valle Platani ma il territorio di Corleone risulta frequentato sin dalla preistoria.
Ricerche hanno individuato numerosi insediamenti distribuiti attorno a due poli principali: Pietralunga e "La Vecchia", una montagna, quest'ultima, che si erge per circa 1000 s.l.m. e dista circa due km dall'odierno centro abitato e dove esiste uno dei più grossi insediamenti archeologici siciliani. Quì gli scavi archeologici condotti da Angelo Vintaloro a partire dagli inizi del '90, testimoniano che l'attuale impianto urbanistico di Corleone ha una storia ben più remota. Fonti storiche parlano della Polis di "Schera", mentre alcuni recenti reperti fanno risalire le origini ad epoca preistorica.
Il sito di Pietralunga risulta occupato dal neolitico finale a tutta l’età del bronzo (presenza di un bicchiere campaniforme decorato a pointillè) mentre il sito della "La Vecchia", il cui toponimo sottintenderebbe il termine "città" piuttosto che "montagna", come ha del resto intuito il Traselli, fu abitata sin all’età medioevale (presenza di un imponente castello con torrioni aggettanti, recentemente individuato), anche se l’insediamento più consistente è riferibile a epoca arcaica e classica.
I pochi materiali riferibili ad età ellenistica rinvenuti nel sito hanno supportato l’ipotesi dell’identificazione dell’antico centro abitato posto sulla Vecchia con la Schera di Cicerone, Cluverio e Tolomeo, anche se tuttora troppo labili sono i resti archeologici su cui si basa tale teoria" (D’angelo - Spatafora).Il sito, oggetto di scavi da alcuni anni, presenta molte strutture emergenti, tra cui le cinta murarie interne ed esterne, diversi edifici publici, i resti del castello medievale, le tombe monumentali, ma soprattutto la maestosità dell'insediamento.
Tra i reperti più significativi citiamo la "Pietra Miliare" il pezzo più importante del museo archeologico per l'iscrizione latina più antica che si conosca risalente al 252 a.C., anno in cui Aurelio Cotta fu Console Romano in Sicilia per la prima volta, i resti di una pavimentazione in mosaico risalenti al Periodo Romano Imperiale (I secolo d. C.), un attingitoio preistorico 1400-1250 a. C., delle statuette votive e svariati reperti provenienti da "Montagna Vecchia",
L'origine del nome Corleone è incerta, e ha subito diverse modificazioni: da un ipotetico greco-bizantino ϰᾠραλἐω&ν (chó?raléo?n, il "paese di Leone" composto da chó?ra, "paese" nel senso di territorio e da léo?n, "Leone" come nome personale) all'arabo Qurlayun (Kurulliùn) durante l'Emirato di Sicilia, dal latino Curilionum al normanno Coraigliòn, dall'aragonese Conillon, fino alle forme italiane ormai desuete Coriglione e Coniglione, dal quale è derivato il siciliano Cunigghiuni. La forma Corleone è attestata dal 1556, ma fino a tutto l'Ottocento è ancora in uso la forma più antica Coriglione.Il nome Corleone è, infatti, attestato come Corilioni in un atto notarile del 1326 scritto in latino medievale.
A Corleone è certa comunque la presenza dei bizantini e dei musulmani (ne rimane a testimonianza l'esistenza di una moschea attestata dalla fonti scritte). Intorno al 1072 la città fu occupata da Normanni e nell'anno 1104 subì la dominazione dei saraceni che a loro volta furono sconfitti da Federico II. All'interno del paese è possibile visitare il Museo Civico Comprensoriale "Pippo Rizzo", dove è stata sistemata la prima esposizione archeologica, sito nel Palazzo Provenzano, dimora signorile del XVIII secolo situato nel centro storico di Corleone ed acquistato dal comune a tal fine.
In età medioevale La Vecchia costituì l’alterego della città di Corleone e fu probabilmente rifugio ideale dei musulmani ribelli del distretto, poi deportati a Lucera 1225 in Puglia con le sanguinose repressioni di Federico II. Nel 1080 veniva conquistata dai Normanni e nel 1095 fu annessa alla diocesi di Palermo. Circa cento anni dopo fu annessa alla nuova diocesi di Monreale. La città già infeudata nel 1180 alla chiesa di Monreale, venne ripopolata nel 1237 da una colonia di ghibellini Lombardi guidata da Oddone de Camerana, per concessione fatta a Brescia dallo stesso imperatore.
Nel XIII secolo l'imperatore Federico II scacciò i Musulmani e ripopolò il paese con una colonia di Lombardi. Già nel XIV secolo esistevano le mura di recinzione della città, all'interno delle quali fu edificato il primo nucleo abitativo, che ancor oggi è visibile.
Infatti, nel 1249 Federico, revocando il precedente privilegio, assegnava la città al regio demanio, anche se il flusso migratorio degli abitanti della Pianura Padana continuò fino alle soglie dei Vespri siciliani. Il che è dimostrato da un documento edito da Iris Mirazita, con il quale “il nobilis Corrado de Camerana, su incarico della curia di Corleone assegna agli uomini che verranno ad abitare a Corleone casalinis pro faciendis dominibus”, i cui nomi lasciano supporre l’origine settentrionale e latina. Un altro Camerana, di nome Bonifacio, si distinse nella rivoluzione dei Vespri siciliani capitanando l’insurrezione antiangioina di circa tremila corleonesi, accorrendo per primo in soccorso alla città di Palermo, tanto che il senato palermitano definì Corleone “soror mea”.
Durante il regno di Federico IV di Sicilia, detto il semplice, la città si ribellava alla corona ma veniva riconquistata nel 1355. Nuovamente perduta veniva assediata dal Ventimiglianel 1358. Durante il governo dei quattro vicari la città entro nell’area di influenza della potentissima famiglia Chiaramonte ma nel 1391 fu donata dalla regina Maria di Sicilia a Berardo di Queralt, canonico di Lerida, senza che tuttavia questi ne prendesse mai possesso. Quindi fu occupata da Nicola Peralta figlio del vicario Guglielmo, ma il re Martino il Giovane la restituì al regio demanio, confermandone i privilegi 1397 e concedendo alcuni sgravi fiscali.
Nel marzo del 1434 il re Alfonso il Magnanimo si recò di persona a Corleone e nell’occasione concedette alcune gabelle al beneficio della città con lo scopo di restaurare le mura e fare fronte alle necessità, promettendo altresì l’inalienabilità della città alla quale concedeva il titolo di “Animosa Civitas”. Tuttavia Corleone nel 1440 fu venduta a FedericoVentimiglia per 19000 fiorini, con riserva di riscatto in qualsiasi momento.
La concessione veniva revocata nel maggio 1447 dallo stesso re Alfonso per essere rifatta nello stesso anno ad un certo Giovanni di Bologna. Nel 1452 la città veniva infine concessa all’avvocato Giacomo Pilaya. Nel 1516 Corleone aderì ai moti rivoluzionari della città di Palermo contro il viceré Moncada. La rivolta Corleonese, capitanata da un ceto Fabio La Porta, assunse caratteri prettamente popolari ed ebbe come scopo la richiesta di sgravi fiscali. Venne tuttavia repressa nel sangue dalle truppe del viceré guidate dal vicario generale Gerardo Bonanno. Verso la fine dello stesso secolo le condizioni sociali della città si aggravarono ulteriormente. La peste del 1575-77 e la carestia del 1592 furono infatti causa di lutti e di desolazione. Il 3 giugno del 1625 Corleone fu venduta, assieme ad altre città demaniali come Agira, Calascibetta ecc.., ad alcuni mercanti genovesi, dai quali si riscattò dietro pagamento di 15200 once. Le condizioni di vendita erano state tuttavia assai gravi perché prevedevano la facoltà di “poterle vendere in feudo coi suoi uomini, vassalli, feudi e sub-feudi con la giurisdizione di prima, seconda e terza istanza civile, criminale e mista, mero e misto impero”. Nel 1649 la città veniva ancora una volta messa in vendita dalla corona in cerca di denaro per il riassestamento della flotta spagnola. Fu quindi acquistata 16400 per once dal giurisperito corleonese Giuseppe Sgarlata, il quale poi accettò il riscatto dietro il pagamento di una rendita di 820 once a ragione del 5% sul capitale impegnato.
Durante il XVIII secolo, Corleone conobbe un periodo di grave crisi economica e produttiva, che sfociò in una emigrazione di massa durata quasi sino al secondo dopoguerra.
Corleone contribuì ai fatti risorgimentali con l’azione rivoluzionaria di Francesco Bentivegna, il quale dopo aver partecipato ai moti del 1848, capitanò un'insurrezione antiborbonica nei comuni del circondario finché fu arrestato e quindi fucilato a Mezzojuso il 20 dicembre 1856. Il 27 maggio 1860 la città fu teatro di una furiosa battaglia tra la colonna garibaldina guidata dal colonnello Vincenzo Giordano Orsini e il grosso dell’esercito borbonico a comando del generale svizzero Von Meckel, sviato da Palermo con uno stratagemma ordito dallo stesso Garibaldi.
Egli fingendo di voler attaccare la città di Corleone, il 27 maggio di quell'anno, condusse vittoriosamente le sue truppe su Palermo.In quella occasione si formò una squadra di volontari (picciotti) la quale, capitanata da Ferdinando Firmaturi, si unì ai garibaldini nella marcia verso Palermo. Il secolo XIX si concludeva con l’azione sociale di Bernardino Verro, uno dei capi del movimento dei fasci siciliani, il quale,dopo aver fondato il 3 aprile1893 il Fascio di Corleone, fu l’ideatore dei nuovi Patti Agrari che vennero stipulati tra contadini e gabelloti nel congresso agricolo siciliano del 30 luglio 1893, tenutosi a Corleone tanto che la città cominciò ad assumere il titolo di “Capitale Contadina”. Alla Grande Guerra Corleone contribuì con 105 morti sul campo e numerosi feriti. Tra gli altri servitori della patria si distinsero il capitano Guglielmo Triolo, più volte medaglia d’argento al valore, e l’ardimentoso generale Vincenzo Streva (1870 - 1949) passato da Adua al fronte austriaco. Il seme sociale di Bernardino Verro sarebbe germogliato a Corleone ancora una volta nel secondo dopoguerra, con la nascita del movimento contadino per l’occupazione delle terre incolte, capeggiato dal sindacalista Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia.
A partire dal secondo dopoguerra, Corleone è diventata tristemente nota per aver dato i natali ad alcuni pericolosi banditi e mafiosi (tra cui spiccavano Michele Navarra, Luciano Leggio, Bernardo Provenzano, Salvatore Riina e i fratelli Calogero e Leoluca Bagarella), i quali si resero protagonisti di violenti e sanguinosi episodi di cronaca nera che sconvolsero l'opinione pubblica siciliana ed italiana dell'epoca. Legato alla cosca corleonese era anche il sindaco di Palermo Vito Ciancimino, nato a Corleone.