Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Aggrappata alle falde del monte Triona, (massiccio calcareo compatto del Trias), alto mt. 1.215, si eleva di ben 700 mt. sul livello del mare. Si trova all'interno della Sicilia occidentale, quasi all'estremo lembo meridionale della provincia di Palermo.
Circondata di boschi, gode di un'aria salubre e il paesaggio circostante è dei più belli e svariati, con monti, colline, poggi, piani, valli e valloncelli che s'innalzano, scendono, si spiegano e digradano bellamente quasi col fine prefisso di rompere ogni monotonia.
Incerta ancor'oggi resta la sua origine. Alcuni ritengono che sia stata fondata da una delle popolazioni che in un tempo assai remoto abitarono il territorio circostante, quali: Sicani e Greci, Cartaginesi e Romani, della cui presenza nella zona esistono diverse testimonianze. Altri, facendo riferimento alla conformazione urbanistica dell'attuale centro abitato, fanno risalire la sua fondazione all'epoca della dominazione saracena. Quindi il nome Bisacquino può derivare sia dalla parola latina "bis-aqua" (molto acquoso), sia dalla parola araba "buseckin" (padre del coltello).
È certo che allo sbarco in Sicilia nell'anno 827, gli Arabi, dopo avere, in breve tempo, conquistata l'isola la divisero in tre province chiamate "Valli": Mazara, Demone, Noto. Bisacquino appartenne al vallo di Mazara.
Nel 1183, appena terminata la costruzione del Duomo Normanno di Monreale, Bisacquino fu infeudata al Vescovado di Monreale dal re Guglielmo II il Buono. Alle vicende storiche dei tempi che seguirono Bisacquino non fu mai estranea e le dominazioni Sveve, Angioine, Aragonesi, segnarono la vita del paese. Sotto Federico II di Svevia partecipò all'espugnazione delle città di Entella e Jato (1243-1244). Diede anche il suo valido contributo ai Vespri Siciliani, tendenti a scuotere la "mala signoria" di Carlo d'Angiò; Nel secolo XVI Bisacquino è già abbastanza grande e casi insigne da essere chiamata nei diplomi "Nobilis Universitas" anche perché onorata da illustri famiglie quali: Ambona, Placa, Almerici, Bona e Florena.
L'attuale aspetto urbanistico è oltremodo pittoresco e suggestivo. Le strade, spesso sormontate da archi, sono strette, tortuose e acciottolate; alcune sfociano in vicoli e cortili. Sui muri esterni delle case frequenti sono le piccole edicole in creta smaltata con sacre raffigurazioni votive di scuola napoletana o di arte popolare, risalenti ai sec. XVII-XVIII. L'artigianato ha occupato e occupa un posto preminente. Fiorentissimo nei secoli passati, sopravvive ancora per la lavorazione del ferro (falci, serrature, coltelli con manico di corno) del legno, della ceramica artistica e del ricamo. Il territorio è suddiviso in tre aree distinte, non confinanti fra loro. Una di queste, a sud, chiamata San Biagio, si trova incuneata nel territorio della Provincia di Agrigento, ed è perciò, per questa provincia, un'"enclave" provinciale, rarità amministrativa e geografica in Sicilia (altro esempio, Resuttano, in cui gran parte del territorio comunale, appartenente alla provincia di Caltanissetta, è circondato dal territorio della Provincia di Palermo).