Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La fondazione di Casteltermini risale al 1629 ad opera del barone Gian Vincenzo Maria Termini e Ferreri, discendente da una nobile famiglia Catalana trasferitasi in Sicilia nel 1209 al seguito della regina Costanza che veniva nell' isola per sposare Federico II. A lui furono affidate le terre del feudo di Chiuddia, dove già da tempo alcuni contadini abitavano nell'antico casale arabo. Il 5 Aprile del 1629 il barone ottenne dal viceré di Filippo IV di Spagna la "Licentia Populandi" cioè il permesso di poter popolare popolare la baronia di Chiuddia (Casato arabo che si estendeva nella parte alta dell'odierno abitato) creando un centro urbano che doveva chiamarsi Casteltermini (Castello della famiglia Termini). Con tale concessione fu insignito dal titolo di Principe di Casteltermini. Le vantaggiose condizioni promesse dal principe e la fertilità della terra, fecero affluire, in breve, più di duemila coloni provenienti quasi tutti da Sutera e discendenti in parte dagli antichi abitanti di Chiuddia e dai vicini casali arabi scomparsi. Il paese vide in un breve arco di tempo la costruzione di numerose abitazioni e delle prime grandi opere ed ebbe quindi un rapido sviluppo demografico contemporaneamente ad un intenso sviluppo economico che ne fece ben presto uno dei centri più importanti. Si narra che, anteriormente alla fondazione di Casteltermini, una vacca che pascolava nelle vicine terre del feudo Vaccarizzo, si allontanava spesso inosservata e si dirigeva verso Est, nella campagna di Chiuddia mettendosi in ginocchio sempre nello stesso luogo. Dato che il fatto si ripeteva da vari giorni, i pastori ed alcuni passanti, sorpresi ed incuriositi, scavarono là dove si inginocchiava la vacca e trovarono una grande Croce di legno, che dall'esame chimico del Carbonio 14 fatto eseguire dal prof. Lo Verde risulta essere vecchio di ben 1972 anni. Tale avvenimento diede luogo a festeggiamenti e pellegrinaggi che, col sorgere del nuovo Comune, assunsero un aspetto più grandioso e solenne per la numerosa partecipazione dei castelterminesi, dando origine ad una tradizione costantemente rispettata. Per dare maggiore solennità alla festa in onore della Croce, gli abitanti degli scomparsi casali arabi, ripresero le antiche tradizioni ed usanze trasmesse dai loro avi. Gli arabi convertiti del casale parteciparono alle feste religiose, apportandovi tutto il fascino dei loro pittoreschi costumi e le loro fantasie finirono col dare la nota ed il colore alla principale ed antichissima festa religiosa del Paese. Gli abitanti convertiti del casale arabo di Chiuddia partecipavano alla Processione della Santa Croce in grande pompa coi loro capi ed eseguivano una fantasia simile a quella che si può vedere oggi nella danza eseguita dai duellanti armati di sciabola, detta onomatopeicamente "TATARATA" in quanto ripete il rullo dei tamburi che imprimono il ritmo alla danza. La festa del Tataratà, unica nel suo genere e festeggiata da più di 300 anni, è certamente una delle più antiche del meraviglioso folklore siciliano e si inserisce nella festa religiosa di Santa Croce che si celebra in Casteltermini la quarta domenica di maggio di ogni anno. Oggi, sulla scia dell'antica tradizione, il pellegrinaggio si svolge con una imponente cavalcata alla quale partecipano i rappresentanti delle cinque maggiori antiche corporazioni, corrispondenti ai Ceti della Maestranza, dei Pecorai, dei Borgesi, dei Bordonari e dei Celibi con circa quattrocento cavalli riccamente bardati e preceduti dai rispettivi "Palii e Stendardi". L'Eremo di Santa Croce racchiude una delle croci lignee più antiche del mondo. Un insigne educatore fu il castelterminese Giovanni Agostino De Cosmi (1726-1841) che nel 1788 istituì le prime scuole elementari pubbliche e gratuite di tutta la Sicilia. L' economia di Casteltermini inizialmente poggiante in gran parte sull'agricoltura assunse un aspetto più industriale grazie alla miniera di zolfo, "Cozzo-Disi" una fra le più grandi miniere di zolfo d'Europa presso la quale lavoravano circa un migliaio tra operai e impiegati. Le condizioni di lavoro degli zolfatai erano molto dure, si sfruttavano i carusi non c'era alcuna tutela e sicurezza, lavoravano in condizioni quasi disumane e ricevevano una paga che a malapena permetteva loro di sopravvivere. La storia della Cozzo-Disi è purtroppo costellata da diversi gravi disastri che hanno provocato tante vittime ed invalidi. Pochi anni di lavoro nelle miniere minavano irrimediabilmente la salute dei giovani zolfatai. Nel 1884 i giovani zolfatai che si presentarono in Sicilia alla visita di leva militare furono 3672, ma di essi soltanto 203 furono dichiarati abili. Un'altra industria sulla quale si fondava l'economia di Casteltermini fu quella della Montedison, poi Italkali,per la lavorazione dei sali potassici, che dava lavoro a circa duecento operai. Per tanti anni vanto di Casteltermini fu la pasta prodotta dal Pastificio San Giuseppe che veniva esportata in varie parti della Sicilia. La chiusura purtroppo della Miniera, dell'Italkali e del Pastificio hanno determinato la grave crisi economica che ha riaperto la via dell'emigrazione a tantissime famiglie di Casteltermini. Anche se attualmente la sola realtà aziendale presente nel territorio è la Joeplast Srl che è una delle Aziende tecnologicamente più avanzate a livello europeo nella produzione di imballaggi flessibili in plastica, ultimamente sembra registrarsi qualche piccolo segnale di un timido risveglio economico: La miniera Cozzo Disi dovrebbe diventare il primo museo minerario della Sicilia, il settore alberghiero, del tutto assente negli anni passati, registra tre nuove iniziative di cui un agriturismo che può costituire elemento di sinergia per altri settori economici. Oggi Casteltermini vanta la coltivazione di cereali, olio e uva prodotti che si possono degustare ogni anno nelle Fiere di maggio, agosto e settembre.