Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Il comune di San Giuseppe Jato sorge ai piedi del Monte Jato (852 m), sul versante sinistro dell'omonima valle. La valle dello Jato è una zona collinare interna, posta a 463 metri sopra il livello del mare, orientata ad occidente ed è ampia e morbida di terreni argillosi intensamente coltivati a seminativo e vigneto. I rilievi calcarei che la circondano, che presentano ripidi versanti rocciosi, costituiscono la porzione più meridionali del gruppo dei Monti di Palermo. Il fiume Jato raccoglie le acque della sorgente Cannavera, della fonte Rizzolo e della fonte Chiusa, il suo corso, ai piedi del Monte della Fiera e interrotto dal lago artificiale Poma. La foce si trova nei pressi di Castellammare del Golfo.
Il primo centro abitato è di origine punica e forse corrisponde all'antica Ietas costruita ai piedi del Monte Iato. Fu dominio degli Arabi che la resero una roccaforte che venne distrutta nel 1246 dalla truppe di Federico II di Svevia.
Nel 1779 il principe di Camporeale fondò il borgo feudale accanto alla piccola Chiesa dei Gesuiti e venne chiamato San Giuseppe de li Mortilli perché sorto nell'ex-feudo Mortilli che, insieme ai feudi circostanti di Dammusi, Signora, Pietralunga, Macellaro e Sparacia, appartenne fino al 1776 al Collegio dei Gesuiti di Trapani.
Nello stesso anno Ferdinando IV di Borbone, Re delle due Sicilie, seguendo l'esempio del padre Carlo III, Re di Spagna, firmava un decreto con il quale ordinava l'espulsione dal regno dei componenti della Compagnia di Gesù. In tal modo furono incamerati dalla Corte gli immensi beni da costoro posseduti e amministrati da una giunta speciale detta Giunta degli Abbusi, fino a quando con un dispaccio del primo Agosto 1778, essa non fu aggregata al Tribunale del Real Patrimonio che ordinò la vendita dei beni ecclesiastici incamerati. Detti feudi vennero allora acquistati da Don Giuseppe Beccadelli di Bologna e Gravina, Marchese della Sambuca, il quale, in seguito a tale acquisto, nel 1778 godette della sovrana concessione di far sorgere un Comune in quel territorio (licentia populandi). Il Marchese della Sambuca, poi Principe di Camporeale, fece costruire un piccolo borgo sotto le pendici del Monte Jato, innalzando delle piccole case intorno ad un Casale ed ad una Chiesetta, appartenuti ai Gesuiti.
San Giuseppe Jato originariamente si chiamava, dunque, San Giuseppe li Mortilli: San Giuseppe perché il suo fondatore oltre a chiamarsi Giuseppe Beccadelli Bologna era anche devoto di San Giuseppe e Mortilli dal nome della contrada; a sua a sua volta la contrada si chiamava Mortilli perché in essa vi era una notevole produzione di Mirtilli: una pianta sempreverde le cui bacche anche oggi sono impiegate nella preparazione di sciroppi ed in cucina per aromatizzare la cacciagione. Il toponimo Mortilli lo troviamo testimoniato almeno dal 1455.
Per invogliare i coloni dei paesi vicini ad affluirvi, Don Giuseppe fece dei bandi in cui prometteva la sistemazione nelle case e un premio di nuzialità, di onze due.
Le terre incolte ma molto fertili, furono cedute ai coloni in enfiteusi e ben presto si ebbero degli ottimi prodotti: la coltura predominante era il grano, ma di notevole importanza pure i vigneti e i sommacheti. Così si venne a costituire un villaggio popoloso e ordinato, con le case a un piano tipiche dei terrazzani a cui fu dato, appunto, il nome di San Giuseppe dei Mortilli, dal nome del suo fondatore e anche dalla devozione della gente verso San Giuseppe.
Il borgo, sia per la fertilità del suolo che per la sua ubicazione, essendo passaggio obbligato per il traffico che si svolgeva dall'interno dell'isola verso Palermo, ebbe un facile sviluppo tanto che, intorno al 1831, dopo poco più di 50 anni, dalla sua fondazione contava circa 5000 abitanti, soprattutto per la fertilità delle terre e per la sua ubicazione.
La vita del paese si svolse abbastanza tranquilla fino al 1838, quando le forti e continue piogge causarono una enorme frana che distrusse i 2/3 dell'abitato, senza però causare vittime. Le famiglie disastrate, in parte, trovarono riparo nelle zone del paese rimaste illesee, in parte, ritornarono verso i paesi di origine, in parte si spostarono verso sud. La ricostruzione delle case avvenne, per disposizione governativa, in contrada Sancipirello, poco distante da San Giuseppe dei Mortilli.
Nacque così il nuovo agglomerato urbano di San Cipirello, che divenne autonomo nel 1864. Il 24 dicembre 1862, San Giuseppe dei Mortilli cambia il suo nome in San Giuseppe Jato, per sostituirlo con quello più altisonante del monte Jato.
ECONOMIA
La produzione agricola del paese comprende grano, uva ed olive, prodotti che vengono esposti nella Sagra dell'uva e del vino ogni anno nel mese di settembre. è cospicuo l'allevamento bovino. Nel settore dell'artigianato si producono diversi oggetti in legno ed in ferro.
Monumenti