Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
L'abitato è localizzato a sudovest di Palermo sul versante meridionale di Pizzo Montanello, a 275 m s.l.m. ed a circa 27 km dal capoluogo, a 2 km da Montelepre e 9 km da Partinico.
E' un tranquillo paesino dell'entroterra palermitano lambito dalle acque del torrente Margio, sui dolci pendii delle aspre 'rocche', ove s'incontrano passi rupestri e balconate naturali protese sulla "Selva Parthenia".
Ad arricchire il variegato e composito paesaggio è la presenza del suggestivo "eremo" della Mancusa (sec. XV) e delle numerose grotte naturali che rendono più affascinante e misterioso il luogo, ricco di sorgive, fra valli profonde, pascoli, corsi d'acqua, colline e montagne che culminano nella possente vetta del Gibilmesi (m. 1152).
La natura alpestre si presenta talora folta di vegetazione, altre volte aspra, spoglia, scoscesa, ma sempre ricca di endemismi che si sono sviluppati nel corso dei millenni.
I mandorli, gli ulivi, i carrubi e le ginestre danno al paesaggio colori ed odori impareggiabili e il tutto appare con una scenografia accuratamente elaborata che evoca, con viva sensazione, un "giardino", anzi un "giardinetto", piacevole luogo ove fin dai tempi antichi gli uomini lasciarono i segni preziosi della loro presenza. Intatto appare il fascino della civiltà contadina, lo stile di vita dei secoli passati, la pace e la tranquillità di un ambiente raccolto e familiare.
Il suo nome latino è Viridariolus, volgarmente chiamato poi Jardineddu, in relazione al fatto che nel suo territorio molto numerosi erano in passato i giardini di agrumi, oleastri ed alberi da frutto.
Ciò risulta avvalorato da una fonte archivistica del XIV secolo (1329-30) che attribuisce il toponimo Jardinellus (forse dal francese antico jard, giardino) alla sorgente, oggi, denominata "sorgente Scorsone", situata nel centro urbano.
Oggi, le acque di questa 'fonte del Giardinello', che scorgano sotto le "rocche", alimentano il "lavatoio pubblico" e le fertili terre della fattoria dello Zucco, appartenente, nell'800, al Duca D'Aumale. Il toponimo, segnalando una valenza che riconduce ad un paesaggio fisico ed antropico ben determinato, è rimasto legato, in maniera inscindibile, all'esistenza del luogo e successivamente attribuito per esteso al territorio. Negli atti notarili del XV e XVI secolo sovvengono le forme "lu jardinellu", Jardinelli, o Giardinetti, e il termine latino corrispondente viridariorum'. E' solo alla fine del XIX secolo che il nome si stabilizza nell'odierno 'Giardinello'. Nella pronuncia locale è jardinéddu con l'etnico iardinidarru.
La storia feudale di Giardinello comincia a dischiudersi a qualche squarcio di luce sotto il regno di Re Alfonso d'Aragona. A diradare la nebulosità delle fonti interviene in questo periodo la caratterizzazione geo-toponomastica del nuovo feudo che, nel prosieguo di tempo, si fregia di una ben distinta identità storico-culturale rispetto al contesto territoriale primordiale.
Dalla consultazione dei documenti di età federiciana disponibili, si comprende che 'Giardinello' costituiva, nel periodo arabo-normanno, una parte del più vasto territorio denominato "Munkyuleyb". Ed è dunque evidente che, nell'alto medievo, la sua storia s'intreccia e rimane indistinta da quella dei sub-feudi di 'Mandra di lu Mezzu' e di 'Munchilebi', non rilevandosi, ad eccezione di alcuni riferimenti toponomastici, alcun elemento che possa ascriversi in modo precipuo all'odierno territorio. Sulla base di questa premessa, non si può dunque far a meno di esporre i fatti storici comuni ai tre feudi, e poi rievocare gli avvenimenti che, nei diversi periodi, hanno mutato il percorso storico della nostra cittadina.
Giardinello ha una storia ricca e intimamente legata alle vicende di uno dei più prestigiosi e potenti casati di Palermo nel XIII secolo. Il dominio del feudo deve intestarsi ad uno dei personaggi chiave del Vespro Siciliano, il nobile Ruggero Mastrangelo, protagonista e animatore della lotta senza quartiere ai francesi, ed anche - come orgogliosamente ha sostenuto M. Amari - uno dei fautori dell'indipendentismo e del nazionalismo siciliano.
Il "miles" Ruggero, uomo di forte personalità, affatto proclive all'asservimento quando in lui si risvegliavano gli aneliti di libertà, mal sopportava le intemperanze dei rivali francesi e consapevole della propria autorità, diviene il simbolo del riscatto del popolo siciliano avverso la tirannide.
Ma, vero suffraggio di fede religiosa e simbolo più appariscente del prestigio e della ricchezza di questa famiglia, che vuoi lasciare di sé imperitura memoria, è la fondazione del convento domenicano di S. Caterina del Cassaro, legato tradizionalmente, più che agli altri membri del casato, a Benvenuto, figlia di Ruggero. Il 23 settembre 1310, costei, già vedova di Guglielmo de Santa Fiore della nobile famiglia degli Aldobrandini, istituisce il monastero di donne e lo dota di tutto il patrimonio di famiglia. Pertanto, il territorio di Giardinello, aggregato al casale e fondaco trecentesco di Munchilebi, viene donato al monastero che lo amministra fino al primo trentennio del XV secolo.
Il 19 febbraio 1429, agli atti del notaio De Lippo, il monastero di S. Caterina concede il feudo in enfiteusi perpetua a Giovanni Ventimiglia, arcivescovo di Monreale, per l'annuo canone di 12 onze d'oro. Sotto l'egida dell'arcivescovato si verifica la notoria distinzione del territorio di Munchilebi nei sub-feudi Mandra di Mezzo, Giardinello. Non è da escludere che la ripartizione sia stata condizionata dalla costituzione del binomio chiusa-torre Ventimiglia, che operò una vera e propria suddivisione fisica in un territorio che, fino a quel momento, aveva mantenuto, dal punto di vista agricolo e economico-amministrativo, un carattere unitario.
Nell'ambito dei singoli fondi si assiste ad una vera e propria differenziazione delle attività produttive; se nel feudo di Montelepre il maggior reddito viene assicurato dalla gabella del fondaco, dall'oliveto, dalla chiusa e dal mulino; nelle due restanti contrade viene prevalentemente ricavato dalla pastorizia e dalle risorse boschive. Nell'anno 1511, il feudo di Jardinellus viene concesso in enfiteusi al nobile Vincenzo Platamone, per l'annuo canone di onze 28. Questo vi costruisce un mulino sul fiume Nocella. Nel prosieguo si avvicendano altre famiglie. Dagli Accascina (a.1557), Gianguercio (a. 1596), Lo Mellino (a. 1614), Del Castrone (a.1620), fino ai Barzellini che vi edificano sul scorcio del XVII secolo un piccolo villaggio e la chiesa dedicata a S. Anna. Nei Riveli del 1747 vi sono già attestati ben 48 case e 183 abitanti. Nel 1762 avviene l'investitura del feudo a Salvatore Valguarnera La Grua, principe di Niscemi. Nel prosieguo il titolo passa al figlio Corrado che, nel 1790, sposa Elisabetta Ruffo; quindi a Corrado Valguarnera Tommasi e infine a Giuseppe Valguarnera Favara, ultimo principe del Casato.
La storia civica di Giardinello è interessante e merita qualche cenno. E' da ricordare soprattutto il contributo positivo dato alla nascita ed allo sviluppo del movimento contadino dei fasci siciliani (1892-94) che - in sintonia con gli 'umori' isolani - invitò il popolo giardinellese a battersi contro il 'padronato' per migliorare i contratti agrori.