«Quantum a litore maris infra terram per jactum balistae protenderit...» (decreto di Re Federico II D'Aragona del 1307)
Balestrate è un paese di 6.419 abitanti della provincia di Palermo; situato al centro del Golfo di Castellammare del Golfo, è al confine con la provincia di Trapani. Fa parte dell'Area Metropolitana di Palermo.
è equidistante (circa 50 km) da Palermo e da Trapani e dista pochi chilometri da luoghi di forte richiamo turistico quali Monreale, Segesta, Erice, Mozia, Riserva Naturale dello Zingaro, Oasi Capo Rama. Balestrate è anche una zona turistica con il secondo porto turistico-peschereccio più grande di Sicilia, in veloce crescita e con numerose spiagge attrezzate affollate durante i mesi estivi. La costa di Balestrate è varia ed offre al turista diverse scelte e molti comforts. Il turismo, fenomeno socio-economico di notevole importanza, unanimamente considerato un settore in potenziale crescita, ha da sempre rappresentato uno dei motori dello sviluppo dell’economia balestratese. Ad ovest dell’abitato un’ampia spiaggia con lungomare, facilmente raggiungibile dalla SS 187, offre ben sei stabilimenti balneari ognuno equipaggiato con barche di salvataggio, bagnini, sedie a sdraio, ombrelloni, cabine, bar, corsi organizzati di aerobica, sia in acqua che sulla spiaggia.
Attualmente, durante la stagione estiva, è meta di migliaia di turisti.
Fino al 1820 fu chiamato Sicciara (dal nome di un feudo che si trovava tra i fiumi Jato e Calatubo) e sino a circa tre secoli si trattava di una piccola borgata su di un promontorio composta da case di coloni, da magazzini di vino, con una vasta corte ed una palazzina per i padroni. per volere di Giacomo Santoro che volle allargare l’area dell’antica tonnara dei Fardella. Dal 1307 il re Federico lo riservò alla sua sovranità e da allora tutto il territorio prese il nome di Balestrate.
“Quantum a litore maris infra terram per jactum balistae protenderit...”, con queste parole, riportate in un decreto del re Federico D’Aragona del 1307, si inizia, infatti la potenziale storia di Balestrate. Quel decreto stabiliva che tutto il territorio costiero, compreso da un immaginario tiro di balestra scoccato dal bagnasciuga, apparteneva al diretto dominio del re.
Queste terre furono di diritto regale per un secolo e mezzo, fino a quando, attraverso un altro decreto del re Alfonso il Magnanimo del 26 febbraio 1456, esse furono donate al Camerlengo Nicolò Leofante, per passare poi, di mano in mano, ai Leto, ai Santoro, ai Maltese, ai Gaffeo, ai Gesugrande.
Diventato comune autonomo, Balestrate iniziava la sua ascesa sulla via del progresso economico e sociale.
I suoi 500 abitanti del 1800 diventavano 800 nel 1830, 1000 nel 1840, 2000 nel 1860, 3000 nel 1870, 4000 nel 1900, 6000 nel 1920.
Con Decreto del Presidente della Regione Siciliana n°186/serv. 4°/S.G. del 09 aprile 2008, reso pubblico nella GURS n°20 del 09 maggio c.a., è stato approvato il progetto di variazione territoriale riguardante l’acquisizione da parte del comune di Balestrate di porzione di territorio e di popolazione facenti parte del comune di Partinico. Il territorio del Comune di Balestrate da 384 ettari ha quasi raddoppiato la sua superficie raggiungendo complessivamente 679 ettari. Ciò consentirà una migliore prospettiva di sviluppo socio-economico della nostra comunità.
ECONOMIA
Un notevole impulso all’economia di Balestrate fu dato dall’insediamento e dall’attività di tre stabilimenti enologici costruiti attorno al 1927 da tre grandi capitani d’industria dell’epoca: beniamino Ingham, Vincenzo Florio e Giovanni Woodhouse.
L’industria del vino, attorno al 1940, finì con l’occupare più della metà dell’abitato e col coinvolgere tutte le attività produttive della popolazione, richiamando nuovi insediamenti e nuove fabbriche.
Tra gli artigiani venuti a Balestrate (allora Sicciara) i più furono bottai.
Dopo che i tre grandi pionieri sopraccitati ebbero il loro sviluppo, molti altri seguirono le loro orme. Ora tutte le industrie connesse alla viticoltura sono state chiuse. L’ultima in ordine di tempo è stata la Distilleria Vitrano, che utilizzava le vinacce per la produzione di alcool e la feccia per la produzione di un concime.
Il vigneto, poco alla volta, è stato soppiantato dalla produzione in serra di ortaggi, pomodori e fiori. Antica, forse più di quella viticola, è la coltivazione degli uliveti, che è una delle colture fondamentali dell’economia agricola locale. La produzione delle olive dava lavoro, fino ad una trentina di anni fa, a quattro piccoli oleifici. Oggi ne è rimasto solo uno che possiede un moderno impianto.
C’era a Balestrate anche un mulino con pastificio che ha operato fino ad una cinquantina di anni fa.
La produzione della frutta (pere, albicocche, pesche e limoni) è stata sempre assorbita quasi totalmente dal mercato palermitano. Pomodori, piselli, zucchine e fichidindia vengono inviati, anche, ai mercati più vicini di Alcamo e Partinico o venduti direttamente sul posto.
L’allevamento di equini è del tutto scomparso a causa della motorizzazione.
L’allevamento di animali da cortile è prevalentemente a carattere familiare e serve ad integrare il reddito annuale del contadino e del pastore.
Per quanto riguarda la pesca, dopo la dispersione degli anni ’60 e ’70 si era ricostituita una flotta peschereccia che praticava la piccola pesca costiera artigianale.
Nell’ambito cooperativistico, nel 1952 venne costituita una cooperativa di pescatori che ha chiuso i battenti nel 1982 a causa dell’emigrazione degli stessi che non trovano sufficiente lavoro nel depauperato mare del Golfo di Castellammare.
Oggi la pesca professionale è esercitata da 13 pescatori con 11 motopesca, che oltre a praticare la piccola pesca artigianale, hanno deciso di puntare sull’attività di pescaturismo, comparto che, negli ultimi anni ha registrato un forte sviluppo. .
Esistono due piccole industrie: una per la lavorazione del marmo, che occupa circa 10 persone e una che produce prodotti per l’agricoltura.
Nel periodo che va dagli anni ’50 agli anni ’80, gran parte dello sviluppo economico di Balestrate ebbe origine dai redditi non prodotti sul posto. Era allora il periodo delle grandi emigrazioni in Germania ed in Venezuela, dove i nostri emigrati producevano il reddito che veniva spesso investito a Balestrate.
Nel campo dell’artigianato, la categoria con il maggior numero di operatori è quella dei muratori, esistono infatti tre grosse imprese edili che danno lavoro a più di cento persone e altre dodici più piccole.
Le altre categorie sono: falegnami, fabbri, imbianchini, meccanici, parrucchieri e barbieri.
Alcune di queste categorie si sono evolute nel tempo.
I falegnami, per esempio, si sono dotati di moderni macchinari e producono, in piccola serie, mobili, infissi ecc...
I fabbri ferrai, chiamati così perché ferravano gli animali da tiro, ora si sono trasformati in costruttori di cancelli, balconate in ferro o di infissi in alluminio.
Alcuni artigiani sono scomparsi da decenni: i bottai da circa 50 anni, i carrettieri da circa 60, il sellaio da 40, i barcaioli da oltre 60, i calzolai da 15 ne è sopravvissuto uno che non è nemmeno di Balestrate.
Con la guerra mondiale del ’40-’45 si sono estinti l’ombrellaio ed il vasaio.
Resiste ancora qualche sarta per donna ed uno solo per uomo.
L’ultimo cestaio è deceduto circa 35 anni fa senza lasciare nessuno che proseguisse la sua opera.
Un ruolo notevole di spinta nel processo di sviluppo economico della comunità balestratese è stato assolto sia dalla Cassa di Risparmio (oggi Banco di Sicilia), il cui sportello venne aperto nel 1941, che dalla Cassa Rurale ed Artigiana Don Rizzo (oggi Credito Cooperativo Don Rizzo), in funzione dal 1969.
Le altre risorse che hanno dato un contributo determinante allo sviluppo del turismo, e che fungono anche da richiamo per i paesi della costa e dell’entroterra, sono tutte le attività legate alle tradizioni popolari e alle manifestazioni artistiche, quali mostre, manifestazioni teatrali, musicali ecc..., elementi ormai indispensabili nel soddisfacimento di un turista sempre più esigente.