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:: San Mauro Castelverde » La storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





San Mauro Castelverde sorge in una zona litorale montana elevandosi sull'omonimo monte a 1050 metri sul livello del mare. Da San Mauro si possono vedere le isole Eolie e tutta la catena montuosa delle Madonie, inoltre il suo territorio degrada tra boschi, uliveti e vigne verso il mare, ed in soli 20 minuti si passa dal mar Tirreno alla montagna .
E' avvolto tra il massiccio delle Madonie ad ovest, quello dei Nebrodi ad est e, di rimpetto, il visibile Mar Tirreno che spazia incontrastato, interrotto soltanto da rilievi su cui sorgono sia campagne locali sia visibili paesi limitrofi come Pollina e Castelbuono da un lato e Gangi e Geraci Siculo dall'altro. è uno degli 81 comuni che costituiscono la provincia di Palermo e dista dal suo capoluogo circa 114 km. Porta l'appellativo "Castelverde" dal 16 dicembre 1862 quando, in seguito all'unificazione del regno d'Italia, per distinguerlo dagli altri 22 paesi aventi medesima onomastica, la circoscrizione di Palermo chiese di aggiungere un secondo epiteto e l'allora consiglio comunale deliberò per tale identificativo derivato dall'omonimo castello costruito nelle vicinanze del luogo.
Dal suo vasto territorio si possono scorgere diversi paesi delle Madonie, dei Nebrodi e di altre province, senza escludere lo spettacolare scenario dell'Etna. Tra di essi è utile menzionare il "Pizzo Vuturo", vale a dire "avvoltoio", con 1223 m di quota o, ancor meglio, i 1346 metri di "Timpa del Grillo" sui Nebrodi (in gergo locale "Pizzu di tri finaiti", ossia "dei tre confini", poiché zona che delimita le Province di Palermo, Enna e Messina, oltre che frontiera di tre importanti feudi maurini: Gallina, Sallemi e Colombo). Da quest'ultimo, in particolare, si riescono a scorgere ben 32 paesi, compresi isole e colli inerenti i territori delle Province di demarcazione.
Probabilmente il paese risale all'epoca bizantina. Lo si presume dai resti di un antico castello. Il paese è ricco di storia e di misteri.
Sotto il titolo "Santo Mauro" il paese esisteva sicuramente fin dai tempi dei Normanni,che vi edificarono un castello fortificato, iscritto tra i manieri della contea di Geraci nella diocesi di Messina.
Questo nome non avrebbe potuto prenderlo prima del 15 gennaio 584, data della morte di San Mauro Abate, ma il paese, seppur sotto forma di agglomerato di costruzioni, probabilmente esisteva già. Il nome San Mauro, invece, pare che sia stato attribuito al luogo in seguito alla donazione di una reliquia del suddetto santo da parte dei monaci benedettini di un convento esistente in loco che donarono, appunto, agli abitanti una parte del cranio di San Mauro.
La storia di un paese antichissimo quale questo si perde sin dalla "notte dei tempi", tuttavia si può rimandare al La Rocca ed al Leonarda (autori locali) per ulteriori brillanti ed efficaci cenni illustrativi.
Si dice che i primi conquistatori o dimoranti, se non altro di passaggio, siano stati i Greci. A dimostrazione del fatto sussistono un antico bevaio e una via omonima (dette dei "rieggi") che lasciano pensare ad un insediamento in quel periodo.
Caduto l'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.), la Sicilia fu conquistata dagli Ostrogoti di Teodorico e, nel VI secolo, dai Bizantini. Per cui, avendo questi ultimi creato delle fortificazioni in Sicilia in difesa dagli attacchi Saraceni, costruirono anche imponenti roccaforti volte soprattutto a scopo di osservazione nemica. L'abitato di San Mauro era fortificato già da secoli. Del suo unico castello, del quale oggi non si conservano nient'altro che poche rovine parietali, molti storici ne parlano come opera di origine bizantina. Tuttavia sulla sua vera origine si è aperta una questione storica rilevante. A parte la tesi insufficientemente documentabile del La Rocca secondo cui il castello esisteva al tempo della conquista di Siracusa da parte dei Romani (III secolo a.C.), un'altra posizione è stata messa in luce dalla Paruta (con analoga risoluzione del dott. Gioachino Drago Calascibetta) che lo farebbe risalire, invece, al 1196 con fondazione avvenuta da parte della contessa Guerrera Creone Bernavilla, succeduta al padre Ruggero nello stato di Geraci proprio l'anno precedente. Nonostante le si attribuisca nello stesso anno anche la fondazione del Monastero di Santa Maria di Altopiano in località Batìa, Rocco Pirro, nella sua opera Sicilia Sacra, sostiene indirettamente che tale data non sia di fondazione, bensì di attestazione del castello e che nel 1196 San Mauro fosse già abitato e reso luogo fortificato. Una attestazione documentale del castrum Sancti Mauri è contenuta in una pergamena risalente al febbraio del 1322. Si tratta di una quietanza rilasciata da Francesco Ventimiglia, conte di Geraci, a un tal Novello da Montonino, procuratore della contea, in cui emerge chiaramente la controprova sia dell'esistenza del castello sia della fortificazione dell'abitato. Sicuramente, pertanto, esistevano già da tempo degli agglomerati sul monte e ciò è provato dal fatto che nelle murature laterali del castello si sono ritrovati rottami di tegole o mattoni, tutti materiali derivati da fabbricati.
Nel XIV secolo la famiglia dei Ventimiglia fondò il borgo con una struttura urbanistica tipica del periodo medioevale che risulta essere tutt'oggi presente.
Da antichissime tradizioni locali (a cui si rifà anche il Leonarda) si hanno notizie di Calàndra (o Calàtta), antica cittadina presente sull'omonimo monte a sud-est, poco distante dal paese, secondo cui fosse in realtà l'antica San Mauro poi andata distrutta e rimpiazzata, con sito diverso, dall'odierno centro. Si diceva che fosse esistita sin dai tempi di Cicerone (I secolo a.C.) e che avesse dato al mondo illustri figli quali un certo Demetrio e Cecilio, la cui discendenza, comunque, non ci appare essere stata tràdita in nessun elaborato. Oggi, invece, si è accertato che i suoi ruderi siano da riconoscere nei pressi o, addirittura, nella stessa Caronia. Probabilmente Calatta era, assieme ad Alèsa (corrente Tusa), una colonia di Hèrbita (l'odierna Nicosia).
In un manoscritto pergamenaceo apocrifo, trovato allora nel Castello Maurino (ma la notizia è assai dubbia), si narra inoltre della storia, affibbiata ma poco attendibile, di un nobile francese feudale carolingio, Pietro Verde, che, caduto in disgrazia e profugo, rifugiatosi in Sicilia e sbarcato alla foce del fiume Pollina, si diresse verso Calandra dominata dagli Ateniesi. In seguito, dopo aver comperato un vasto appezzamento nei paraggi, costruì un castello in posizione strategica che affacciava sul mare e, portato a compimento nel 788, venne chiamato "Castello Verde" (da ciò si giustifica anche il secondo nome dato al paese nel 1862). Dopo essersi unito in matrimonio con un'altra nobile castellana di Calandra, Maria Coco, iniziarono i primi discendenti tra cui il primogenito Diacinto (forse Giacinto) e, in seguito, l'intera sua stirpe. Anche questo racconto, seppur spurio, conferma l'omonimo secolo di attribuzione per il castello (VIII sec).
Del periodo bizantino a San Mauro restano la chiesa di Santa Sofia o del Monte, giacché in essa si era dediti ai culti della santa. Importante da segnalare è che, oltre al mitico castello, in sua difesa vennero istituite delle torri laterali (o, forse, anche più), quali quella del Colle della Maddalena e quella del Colle San Marco, collegate al fortilizio per mezzo di cunicoli sotterranei; di quest'ultima, in particolare, oggi rimane solo un resto murale.
Il Castello fu forse distrutto nel IX secolo durante l'occupazione Saracena. Tale periodo, meglio conosciuto come "dominazione araba", fu quello più importante riguardo ai cambiamenti universali della cultura, delle tradizioni e del territorio: infatti, gran parte del luogo venne suddiviso in zone diverse con nomi differenti e la parte nord-orientale venne chiamata "Val Dèmani" (oggi Valdèmone), nella quale fu inserita anche San Mauro. Nel paese, come tracce di tale periodo, rimangono varie contrade (Xinni; Karsa, il cui significato probabilmente sarebbe "giardino") e cognomi (Xialabba, Zillì), di certo propri dei conquistatori orientali.
Poi, in circa trent'anni, per la precisione dal 1060 al 1091, si attuò la sconfitta degli Arabi e l'ascesa dei Normanni del Conte Ruggero. Restaurata la religione Cristiana, San Mauro passò alla diocesi nuova di Messina ed il re in persona ne portò il totalitario potere fino all'avvento borbonico. Dopo essere bruscamente passato alla Diocesi di Nicosia, il paese pervenne definitivamente nel 1844 a quella di Cefalù, in funzione dell'ordinamento di Papa Gregorio XVI. Dopo diverse lotte e molteplici movimenti di contee, che non si enumerano per ragioni semplicistiche, si arriva alla famosa battaglia di Benevento (1266) in cui soccombe Manfredi di Svevia e subentra in Sicilia Carlo d'Angiò. Nel 1282, con la rivoluzione dei Vespri, la vecchia Trinacria si liberò dal giogo angioino e passò alla casata d'Aragona perché non riuscì a mantenere una indipendenza forte e fu, come si dice, "offerta" loro dal popolo stesso. Dal 1282 al 1410 l'isola, anche se fu dominata da otto re d'Aragona in avvicendamento, fu regno indipendente. Del periodo angioino sappiamo che San Mauro si inaridì economicamente e solo dopo i Vespri la Sicilia crebbe nuovamente, poiché Federico II concesse al conte Francesco Ventimiglia le terre di diversi paesi attigui, tra cui San Mauro stesso. Assieme a Geraci Siculo, Castelbuono e Pollina fu sempre legato alla loro casata e non fu mai oggetto di cessioni o elargizioni.
Nel 1492 i cittadini si ribellarono ai Ventimiglia ed ottennero che nei giorni di mercato non si sarebbe dovuto pagare alcun gravame o dazio e, a testimonianza di ciò, esiste una targa con scritta "Fera franca e luoghi franchi" nella cammino discendente corso Umberto. Il paese venne sballottato, dopo la sconfitta del regno d'Aragona, tra Spagnoli e Borboni sotto cui, come sappiamo, vennero fatte numerose stragi, facendo vivere al paese un orrendo e cruento periodo. Si dovrà indugiare prima all'Unità d'Italia con intervento garibaldino (1861) e poi all'avvento della Repubblica per i ristabilimenti di pace e la fine di molti liberatori che non avevano fatto altro che scarcerare il paese da altrettanti emancipatori.
Infine, terminato il feudalesimo, essendo divenuto un paese della provincia di Palermo, grazie ad un mandato fu elevato a circondario e ottenne la pretura. Dopo averla tenuta per breve tempo, avendo dovuto distaccarsene non troppo volubilmente, bisognò accontentarsi di una sede disgiunta come quella di Castelbuono ma, in prosieguo, è passato alla potestà giudiziale di Cefalù dalla quale tutt'oggi dipende.


ECONOMIA

Nel settore agricolo del paese è rilevante la produzione di olive, cereali, olio e dei prodotti caseari che vengono esposti nella "Sagra del Caciocavallo" che si tiene nel mese di giugno. Tipici sono i lavori artigianali in ferro battuto e in legno.Curioso è il detto "A Santu Mauru, li carvunara" per sottolineare l'ottimo carbone prodotto dai maestri carbonai del luogo con il buon legname delle Madonie.

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