Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Sulle pendici sud-orientali dell'Etna a 410 m s.l.m. e a 14 km da Catania, prese il nome dall'antica via regia che portava da Catania a Messina, detta appunto via grande (Và ranna o Và ranni in siciliano). Le prime notizie storiche fanno riferimento alla costruzione di una chiesa in contrada Rinazzo durante la dominazione normanna in Sicilia. Attorno a tale chiesa si svilupparono le piccole borgate di Villallori e Vilardi. Durante la dominazione spagnola, Viagrande ricevette l'investitura principesca. Filippo IV, nel 1641, vendette il feudo che comprendeva Viagrande al principe Giovanni di Messina. Durante i moti rivoluzionari del 1837 Viagrande fu uno tra i primi paesi etnei a sostenere Catania. Nel 1848 una sessantina dio giovani scesero armati nelle piazze catanesi contro il governo borbonico. Alla restaurazione di quest'ultimo molti viagrandesi furono fatti prigionieri o esiliati. Quando a Viagrande giunse notizia dello sbarco di Garibaldi a Marsala, sul campanile della Chiesa Madre venne innalzata la bandiera tricolore. La notizia della sconfitta delle truppe borboniche da parte delle truppe garibaldine presso Milazzo, entusiasmò un gruppo di cittadini che decisero di inviare al generale quindici quintali di pasta, ventisei salme di vino ed una cassa di filacce e fasce confezionate in poche ore dalle donne di Viagrande. Garibaldi ringraziò con una lettera ufficiale la gente di Viagrande ed il suo autografo fu posto sotto vetro ed appeso nel circolo di conversazione dei civili. Economia:
Oggi a Viagrande la viticoltura (da vino e da tavola) e l'agrumicoltura interessano quasi tutta la superficie agraria.
Vi sono aziende enologiche, mangimifici, fabbriche di attrezzi agricoli e pastifici. Buone fonti di reddito sono il commercio ed il turismo estivo. Sviluppato il settore dei decoratori di carretti siciliani e quello dei fabbri ferrai, che lavorano il ferro senza l'ausilio di macchinari moderni. Gastronomia: pasta col macco (fave), siciliane (calzoni con tuma e acciughe), spumoni (gelati).