Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
A 511 m s.l.m. e a 56 km da Catania sul settore nord-occidentale dei monti Iblei., il paese è arroccato sulla parte sommitale di un rilievo roccioso dominato, nella parte più elevata, da un castello, in alta posizione sulla destra della valle del fiume Caltagirone (affluente di destra del fiume Gornalunga).
I rinvenimenti effettuati nel territorio, specialmente in località Catalfari, dimostrano l'esistenza di un centro siculo poi ellenizzato, probabilmente l'antica Menai, che secondo le notizie riportate da Diodoro fu ricostruita da Ducezio nel 459 a.C.. L'antica città possedeva un sua zecca e coniava monete proprie. Durante il periodo greco fu costruito un tempio dedicato al Dio Sole, sul cui luogo, tutto fa supporre, che sia stata edificata la chiesa di S. Maria Maggiore.
L'esistenza di Menai o Mene è certa ancora in tarda età imperiale romana, nel cui periodo, Mineo fu un centro produttore di grano. Nel 261 d. C., il 17 maggio, vennero portate da Roma le spoglie della vergine e martire S. Agrippina, patrona della città. Nell'828, conquistata dagli arabi, cambiò il suo nome da Menae in Qualat Minam. Gli arabi introdussero a Mineo la coltura degli "agrumi" e arricchirono la zona collinare che circonda il paese con vigne, ulivi e peri, introducendo la "zenia", recipiente naturale di raccolta d'acqua, ancora esistente come riserva per gli agrumeti.
Importante fortezza già sotto il dominio arabo, in diploma di Papa Alessandro III del 1168 Mineo risulta possesso del Vescovo di Siracusa. Durante il periodo normanno fu ricostruito il castello (castello Ducezio) che, secondo gli storici, era formato da dodici torri merlate disposte intorno a un triplice atrio, con la torre maestra al centro. Con Fedrico II di Svevia, che lo fece restaurare e abbellire da architetti francesi, il castello divenne uno dei più belli dell'isola. Sotto la dominazione Angioina, la città di Mineo patì ingiustizie e mal governo, ai quali si ribellò partecipando alla rivolta dei Vespri Siciliani del 1282. Animatore di queste rivolte fu Adinolfo, coraggioso personaggio a cui il paese ha voluto dedicare la porta omonima (Porta Adinolfo).
Soggetto a Giovanni d'Aragona, nominato Conte di Mineo sotto Federico III, il borgo apparteneva al demanio ed era destinato alla Camera Regionale.
Nel 1398 fu per breve tempo sotto la giurisdizione di Matteo Moncada. Nei secoli XVI e XVII Mineo vide fiorire arte e cultura, divenendo centro di studi al quale diedero valido contributo le comunità religiose (14 monasteri e conventi e 48 chiese). Tutto l'abitato (diviso tradizionalmente nei tre quartieri che fanno capo alle chiese di Santa Agrippina, San Pietro e Santa Maria Maggiore) è stato danneggiato dal terremoto del 1693.
Vi nacque il poeta dialettale Paolo Maura (1638-1711) e lo scrittore Luigi Capuana (1839-1915). Mineo è celebre per il culto dei Palici, divinità sotterranee preelleniche.
ECONOMIA
L'economia di Mineo si basa oggi prevalentemente sull'agricoltura e l'artigianato.
Tra i prodotti agricoli: cereali (frumento ed orzo), olio, agrumi, mandorle, pere.
Allevamenti: ovini, bovini.
Industrie ed Imprese: piccole fabbriche di materiali da costruzione, imprese artigiane, piccoli mobilifici, aziende produttrici di imballaggi