Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Partinico sorge a soli 175 metri di altezza sul livello del mare, dal quale dista 7 Km circa, con una posizione geografica strategica, tra le migliori in Sicilia, in quanto può vantare della presenza di un'arteria autostradale raggiungibile in pochi minuti dal centro del paese, il capoluogo di regione raggiungibile in appena 20/30 minuti, 2 aeroporti (Falcone & Borsellino e Vincenzo Florio) rispettivamente raggiungibili in 15 e 35 minuti.
Partinico può anche vantare della distanza piuttosto breve (tra i 25 e i 70 km max) da importantissime mete turistiche molto note e di rilevanza regionale come Castellammare del Golfo, la Riserva dello Zingaro, Scopello, San Vito Lo Capo, Erice. La temperatura durante i 12 mesi dell'anno è piuttosto mite, con temperature che oscillano tra i 10 e i 18 durante i mesi invernali e tra i 23 e i 32 durante i mesi estivi.
Il nome Partinico deriva dal romano Parthenicum. Il nome è composto da Parthenos che si riferisce ad un tempio edificato in onore della Dea della caccia Diana e da Inico l'originaria capitale del regno sicano.
Sin da epoca preistorica, la piana di Partinico è stata frequentata dall'uomo, come dimostrano i numerosi strumenti litici rinvenuti in diverse località e conservati nel Museo Civico di Partinico. In epoca protostorica invece (XIII-X sec.a.C.) la piana ha visto fiorire un regno sicano, con le città di Inico (Calatubo), Camico (Monte Bonifato), Crastos (Monte Palamita), Iccara (Monte D'Oro).
Le due città di Inico e Camico vengono ripetutamente menzionate dalle fonti storiche come appartenenti alla dominazione agrigentina, fino alla conquista romana (III-IV sec. a.C.) che determinò, oltre alla loro scomparsa, la formazione del nuovo nome "Parthenicum".
Durante il regno di Caracalla infatti (III sec. d.C) Parthenicum viene citato nel cosiddetto Itinerarium Antonini Augusti, e nello stesso viene collocato lungo il percorso Panormo-Drepano che "per marittima loca" collegava Hyccara "ad Aquas Segestanas".
Parthenicum era una stazione di sosta, posta probabilmente in contrada Sirignano, ove nel secolo scorso sono stati rinvenuti i resti di una sontuosa villa romana, lungo la via che da Panormo, passando per Madonna del Ponte, portava alle "Acque Segestane sive Pincianae", originariamente chiamate "aquae part-inicenses", poi deformate in "p.incianae": da qui l'origine del nome Partinico, cioè "nella parte di Inico".
Durante la dominazione araba (IX-XI secolo) si conservano ancora gli antichi toponimi di Inico e Camico attraverso le dizioni di "Al Qamah" per indicare Alcamo, e di "B.RT.NIQ" per indicare Partinico, o meglio la "Terra" che era stata della capitale Inico. Al Muquaddasi nella sua opera del 988, intitolata "Ahan 'at Tagasim", parla di Partinico che "non giace sul mare, e produce molta hinna", senza precisare la sua natura o consistenza.
Maggiori informazioni ci vengono dai diplomi relativi al periodo normanno(XI-XII sec.). "B.rt.niq (Partinico) è graziosa TERRA" scrive Edrisi nel 1154; essa ha una fortezza ("Castrum") sul "gaban" che stava "a cavaliere della Terra", e un porto detto"Ar-rukn" distante due miglia verso tramontana.L'antico borgo, secondo il geografo arabo Idrisi, rimase distrutto nel XIII secolo in seguito al conflitto tra Angioini ed Aragonesi. Solo nel XIV secolo il paese viene ripopolato grazie alle opere di bonifica del territorio attuate dai monaci Cistercensi di Santa Maria di Altofonte. Nel giugno 1307 Federico II revocò al miles Giovanni de Cammarana l'amministrazione e procura sulla foresta di Partinico ("foresta della nostra Curia di Partinico"), concedendo la stessa all'Abbazia del Monastero di Santa Maria di Altofonte e lasciando per sé la parte costiera del bosco, fino ad un tiro di balestra dalla spiaggia, a condizione che la stessa foresta venisse diligentemente custodita. Nel 1309 lo stesso re fece ulteriori concessioni all'Abbazia dando licenza di poter costruire ("habitationem de novo facere") nella "località detta 'Sala' del tenimento del bosco di Partinico", con esenzione delle tasse per i primi cento abitanti: questo si può considerare l'atto di nascita dell'attuale PARTINICO.
Lo sbarco della flotta angioina nella baia di San Cataldo avvenuta nel 1314 rese alquanto insicura la piana al punto che, nel 1318, su richiesta di fra' Pietro fu data licenza di poter costruire nel Casale della Sala del bosco di Partinico una fortezza a difesa dello stesso Abate, dei monaci e dei familiari. Tale fortilizio fu costruito "vicino alla montagna Cesarò in un sasso vivo": probabilmente si tratta della torre sul cosiddetto Castellaccio. La foresta rappresenta in questo periodo una realtà economica di un certo rilievo: sia il bosco di Partinico che quello limitrofo nord occidentale di Altavilla, costituivano una fonte preziosa per lo sviluppo del commercio, attraverso la produzione di mirto, carbone, legname di quercia, canne, e l'allevamento di maiali.
Resa "commendataria" l'Abazia (1435), tramontò l'epoca della salvaguardia della foresta e fu avviata la politica di concessione della stessa, autorizzandone la radicale trasformazione; questo porterà inevitabilmente alla sua totale scomparsa nel giro di pochi decenni. Il bosco era pochissimo abitato, sfruttato soprattutto dai carbonai, ed era una località quasi sconosciuta e remota, tanto che era necessario specificare "nel Golfo di Castellammare". L'unica struttura edilizia documentabile di Partinico nel XV è costituita dall'esistenza di una taverna, denominata "La Charruba"
A cominciare dalla seconda metà del XVI secolo furono costruite numerose chiese. Fra il 1552 e il 1570 fu costruita la Chiesa Madre che raccolse i simulacri della più antica chiesetta di San Cristoforo; dopo fu fondata la Chiesa dell'Immacolata, concessa all'omonima Confraternita e costruita nell'attuale Corso dei Mille nell'area oggi occupata dai negozi sottostanti l'ex Pretura, e lo stesso retrostante Ospedale del 1570 con ingresso dall'attuale Piazza Verdi, poi dismesso ed adibito, fino al 1985 a Pretura Mandamentale, ed oggi a sede del Settore Urbanistica del Comune di Partinico.
Nel '700, dopo la conquista della Sicilia da parte di Carlo III di Borbone e la cacciata degli austriaci dall'Isola (1734-35), l'Abbazia di Altofonte, "commendataria" sin dal XV secolo, continuò ad amministrare il territorio di Partinico mediante i suoi abati che cercarono di aumentare i loro profitti attraverso la rivalutazione dei feudi dati in enfiteusi e l'introduzione di nuove tasse sui frutti prima esenti. Secondo Villabianca le condizioni di vita dei partinicesi nel XVIII secolo non erano proprio cattive: la popolazione, passata dai 2.032 abitanti del 1631 ai 9.772 del 1798, viveva in una certa agiatezza; le case, sebbene in poco numero, erano "appalazzate", e quasi tutte erano aggregate a granai e magazzini. L'espansione urbanistica nel 1714 raggiunse l'attuale piazza Umberto I ove fu edificato il Collegio di Maria, che accoglieva le ragazze orfane.
L'inizio del XIX secolo portò a Partinico notevoli mutamenti soprattutto nel campo sociale, politico, economico. La permanenza saltuaria del re Ferdinando frutterà infatti l'autonomia locale e il titolo di "città", la costruzione della Cantina e Casina Reale, e l'abolizione degli ultimi abusi feudali. Nella seduta del Consiglio Civico riunito nella Chiesa di San Leonardo il 10 dicembre 1779, su proposta del marchese della Gran Montagna e dell'avvocato Gaetano Bonura, fu votato all'unanimità un ordine del giorno che tendeva ad ottenere per Partinico il titolo di città e per il Comune la completa emancipazione da Palermo, cui era soggetta sin dal 1616.
Ottenuto il riconoscimento di Comune autonomo con decreto reale del 19 aprile 1800, ed il titolo di città il 25 successivo, gli amministratori del tempo chiesero anche l'abolizione dei diritti feudali ancora esistenti, quali le decime delle uve e dei terragioli che i contadini dovevano versare nei magazzini dell'azienda abbaziale siti in via Principe Amedeo, angolo via Bellini, all'interno del cortile ancora oggi detto "Cortile della Decima". Tale richiesta venne accolta anche per l'interessamento dell'intendente abaziale Cav. Felice Lioj, Ministro della Real Casa. Con l'autonomia, Partinico acquisì il diritto di avere un suo rappresentante al Parlamento Siciliano, e l'avv. Gaetano Bonura poté partecipare nel 1818 alla stesura della nuova Costituzione. Nel 1818 il Comune di Partinico, che dal 1616 utilizzava come stemma quello di Palermo in quanto V Quartiere, venne autorizzato ad adottare un proprio emblema, raffigurante la dea Diana con una mano che regge una cornucopia e con l'altra appoggiata ad un tronco reciso; ai suoi pedi è un cane accovacciato.
Successivamente tale emblema sarà sostituito dall'aquila reale. Il livello culturale dei partinicesi ebbe certamente un momento favorevole con l'istituzione nel 1819, ad opera dell'arciprete Rosso, di un Ginnasio privato composto di cinque classi, e la nascita del Teatro di San Leopoldo nei magazzini della Decima, devoluti al Comune. A seguito della riforma degli Enti Locali avvenuta nel 1818, il Consiglio Comunale si compose di un Sindaco, due eletti e una "decuria". Primo Sindaco di Partinico fu Raffaele Cannizzo, cui va il merito, assieme a Don Ignazio Rosso, di avere istituito il citato Ginnasio privato.
Il 16 maggio 1860 la popolazione si ribello' vittoriosamente contro le truppe borboniche, che tentavano il saccheggio del paese, l'episodio è ricordato come l'Eccidio di Partinico; Partinico ospita pure Giuseppe Garibaldi durante la marcia verso Palermo e gli dedica anche una statua posta nell'attuale Villa Margherita.
Gli anni successivi alla caduta dei Borboni e del secolo scorso vedono la crescita della popolazione che raggiunge i 25mila abitanti, quasi tutti occupati nel settore agricolo ed ancora oggi, con i suoi 32mila abitanti è un centro pressoché agricolo, che ha perso quasi del tutto la sua antica struttura urbana contadina, smantellata soprattutto tra gli anni 70, 80 e 90 del secolo scorso.
La cittadina è ricordata tra quelle per la sua attiva partecipazione ai moti dei "Fasci siciliani dei lavoratori", iniziati il 9 dicembre 1893.
ECONOMIA
Importante centro agricolo, annovera fra i suoi prodotti: uva da mosto, ortaggi e frutta coltivati in serra, mandorle ed olive. è rilevante nel settore artigianale la lavorazione del legno e del ferro.