« di rosso, all'aquila bicipite di nero, coronata all'antica d'oro sulle due teste, sostenenti fra gli artigli una lista bifida svolazzante, con la leggenda: universitatis palatii adriani. Lo scudo ha ornamenti esteriori da Comune consistenti: nella parte superiore, in una corona murale formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d'argento e murato di nero; nella parte inferiore in un ramo di ulivo, a sinistra, e in un ramo di quercia, a destra, legati da un nastro tricolore nazionale »
Palazzo Adriano è situato su un altopiano alle falde del Monte delle Rose (appartenente alla catena dei Monti Sicani) nell'entroterra di Palermo, al confine con la provincia di Agrigento. Il paese è ubicato a 695 m s.l.m. alle pendici del cozzo Braduscia.Dal 2012 è sede, insieme a Bivona, del Parco dei Monti Sicani. Nel 2014 ha ottenuto dalla Regione Siciliana il riconoscimento di "paese a vocazione turistica". La caratteristica principale di Palazzo Adriano consiste nel fatto che in esso convivono due diversi gruppi etnici: i latini ed i greco-albanesi. Dal punto di vista religioso i latini seguono il rito romano ed i greco-albanesi quello bizantino. Ambedue i gruppi sono molto attaccati ai propri riti e conservano gelosamente i loro usi, costumi e tradizioni.
Le prime notizie sull'esistenza del casale Arianum si hanno fin dal 1060 sotto il regno del conte Ruggero, quando Gerlando (primo vescovo di Agrigento dopo la cacciata dei saraceni) fondò le prime 14 prebende canonicali della mensa arcivescovile di Agrigento, con le decime dovute da alcuni borghi e luoghi abitati delle diocesi, tra cui sono riportati Prizzi e il suddetto casale Arianum.
Più certi sono i dati sul casale di Palazzo Adriano riportati in un documento del 1160 (in cui venne scritto sicut dividitur aqua inter Adrianum et Peritium) e, in seguito, in altri documenti del 1243 (Federico II conferma la donazione di Matteo Bonello delle terre ai monasteri e concede al monastero di Santa Maria di Fossanova la Villa di Adriano, fino ad allora di pertinenza del demanio della Corte Imperiale, compresa la giurisdizione sugli abitanti), del 1273 (atto di divisione tra i monasteri di Sant'Angelo e San Cristoforo dove per la prima volta si ritrova il nome Palacium Adriani) e di altri documenti che risalgono all'epoca dei Vespri Siciliani.
A partire dal 1282 i feudi che oggi costituiscono il territorio di Palazzo Adriano videro susseguirsi più di trenta baronie concesse in enfiteusi tutte dagli abati del monastero di Santa Maria di Fossanova. Quest'ultimo ebbe riconosciuto il diritto di amministrazione dei feudi per più di 500 anni fino al 1787, quando la Real Corte di Ferdinando IV di Napoli incamerò tutte le terre, affidandone l'amministrazione alla Reale Commenda della Magione di Palermo. Alcuni enfiteuti sono stati Nicolò de Apilia (Abella), Margherita Ventimiglia, i Villaraut, gli Opezzinghis, i Notarbartolo ed altri.tuttavia Durante il XIV secolo, il paese, rimasto praticamente disabitato fu ripopolato nel XV secolo da una colonia di profughi conosciuti come Arbëreshë provenienti dalla Grecia e dall'Albania, probabilmente militari, fuggiti a causa dell'avanzata turca, che incrementarono la popolazione e lo sviluppo del casale, dando vita ad una comunità in cui oggi coesistono famiglie di rito latino e greco-bizantino, entrambe seguaci del cattolicesimo.
Il Comune di Palazzo Adriano, conservò a lungo, attraverso i secoli, cinque autonomie: amministrativa, giudiziaria, economica, religiosa e militare, di origine balcanica, permesse e riconosciute dalla legislazione del regno meridionale. Il massimo sviluppo di questo paese si ebbe nel secolo XIX quando un'organizzazione di campieri palazzesi si insediò nei feudi di quasi tutta la Sicilia ed arrivò ad esprimere figure di primissimo rilievo in campo nazionale, la più rilevante delle quali fu Francesco Crispi. Questi, originario di Palazzo Adriano, con l'aiuto di vari altri suoi compaesani, appoggiò e sostenne nella fase iniziale la Spedizione dei Mille, monopolizzò le posizioni della Sinistra Nazionale col giornale "La Riforma" e riuscì ad estendere parecchie delle autonomie e tradizioni del suo paese di origine a tutta l'Italia, avviandone per primo la democratizzazione. Gli abitanti di Palazzo Adriano grazie alle ampie libertà consentite dalle loro strutture sociali e religiose, con il loro spirito fiero e combattivo rivendicarono in campo religioso, civile e politico, l'autonomia di iniziative che poi permisero sia ai Fasci Siciliani, le cui principali manifestazioni ebbero origine da questo paese (1893), sia in seguito alla nascente democrazia cristiana del tempo di Leone XIII di organizzare i primi scioperi cattolici di rilievo nazionale attraverso la Lega Cattolica dell'Arciprete G. Alessi (1901), la cui eredità fu raccolta da Luigi Sturzo. L'azione di questi continuò poi a lungo ad essere sostenuta dagli Albanesi di Sicilia anche durante il suo esilio, fino al riconoscimento della nuova Democrazia Cristiana ad opera di Pio XII.
Testimonianze tangibili dell'avvio della storia di Palazzo Adriano si trovano nell'elemento architettonico originale di natura militare difensiva del paese, consistenti in cunei di case che si addentrano in piazze previste come campi di battaglia. Questi cunei si trovano tuttora in Piazza Umberto I, sul colle di S.Nicola e nella Piazzetta Garibaldi. Il paese, infatti, caso unico in Europa in questo periodo (XVI-XVIII sec.) si sviluppò in forma di nuclei difensivi consecutivi forniti di porte d'ingresso costituite dagli attuali archi sotto i quali si trova in genere l'immagine della madonna protettrice e circondati in forma di mura da file di case senza strade di accesso. Il più completo di questi nuclei è il cuneo della Piazza Umberto I che si stende fino al quartiere detto tuttora "Cittadella" circondato da fiumi, all'interno del quale nel cortile detto tuttora dei Fabbri, c'erano delle fabbriche di armi dalle lame rinomate. Il territorio di Palazzo Adriano si estende per 12.925 ettari, corrispondente a quella parte del territorio antico di Prizzi donato, nel 1160, ai monaci cistercensi del monastero di San Cristoforo, situato tra Filaga e Monte Scuro.