Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La strada litoranea che da Palermo conduce verso Bagheria, seguendo il lungo arco che racchiude gran parte del golfo palermitano, conduce verso un ambiente fertile della campagna orientale della Conca d'Oro irrigata dalle acque del fiume Eleuterio.Furono i Greci a dare il nome al fiume Eleutheros, che significa «libero». Il nome della cittadina di Ficarazzi deriva probabilmente dal latino Ficaratium, denominazione di un casale posto presso la foce del fiume, a poca distanza dall'attuale centro abitato. Fakarazz, dal significato di eccellente e importante, è il nome che poi gli arabi diedero a quat'area. Dopo il primo insediamento di coloni cretesi ed uno successivo di coloni punici, la storia cittadina si mescola con quella della vicina Misilmeri in quanto Ficarazzi rientrava nella sua baronia,appartenente alla famiglia dei Chiaramonte, poi ai La Grua, i quali nel XV secolo lo concessero in enfiteusi a Pietro Speciale alto funzionario del regno di Sicilia; originario della città di Noto, che nella sua carriera ricoprì la carica di pretore della città di Palermo. A quest'ultimo si deve il primo insediamento rurale, l'introduzione della coltivazione della canna da zucchero (in società con altre famiglie nobili,Campo e Imperatore). Motore dell'economia in quel periodo, necessitava di essere difeso da incursioni piratesche che dal mare attaccavano i territori ricchi d'acque dolci e derrate alimentari, e così Pietro Speciale pensò di fare costruire una torre per l'avvistamento dei nemici e la difesa del feudo. Tale torre che divenne poi la residenza del Vicerè. Al di sopra di una collinetta che oggi è allontanata dal mare si eleva, infatti, gagliardo un compatto torrione: a ridosso di esso si formò il primo nucleo abitativo che ospitava gli operai dello zuccherificio, evolutosi in epoca successiva nell'attuazione del paese. Per la sua edificazione, lo Speciale si affidò a Peursino Giordano della città di Cava del Regno di Napoli, il quale nel 1468 iniziò i lavori che si protrassero per tre anni. L'industria zuccheriera fu attiva per due secoli mentre nel corso dei successivi, la baronia di Ficarazzi appartenne a diverse famiglie che cambiarono usi agricoli.Nel 1648 la zona passò sotto il controllo dei Padri Teatini, che lo mantennero in feudo per quasi un secolo.
All'inizio del XVIII secolo il castello con il feudo pervenne ai Principi di S.Caterina di famiglia Giardina, la quale elevò nel 1733 la baronia in principato ed intervenne nella fondazione del nuovo centro abitato. La zona venne infatti bonificata e ripopolata. Al capostipite Luigi Giardina successe il figlio Diego e successivamente a lui il primogenito Giulio Antonio..
L'ultimo esponente della famiglia nel 1812 vendette il palazzo.
In tempi recenti la proprietà del castello andò alla famiglia Macchiarella, i cui eredi nel 1968 la donarono alle suore teatine dell'Immacolata Concezione che adibiscono l'edificio a istituto educativo.
Approfondimenti sulla Famiglia Giardina
Sulla nobiltà della famiglia Giardina (Baroni di Santa Ninfa, Marchesi di S. Caterina e Principi di Ficarazzi), Giardina Cannizzaro Giannone di Palagonia, Giardina Cannizzaro Platamone di Belmurgo e Giardina Naselli di Gela, nel Mugnos e nel Villabianca troviamo ricordato come ceppo di questa nobile famiglia un Luigi Arias Giardina, primo acquistatore della baronia di S. Ninfa in val di Mazzara 1615. Fu egli poi primo marchese della sudetta terra nel 1621, governatore del monte di Pietà di Palermo 1627, e fu uno dè più generosi e ragguardevoli benefattori, dello spedale civico di detta città, perocché nel 1621 gli lasciò in assegno onze tremila annue pari a lire 38250. Gli succede nel 1630 la figlia Orsola, essendo stata per testamento preferita al primogenito Diego, poiché questi era stato preventivamente (1614) dotato dal padre coll'appannaggio del feudo e baronia di Gibellini. Sposò ella un Mario Bellacera alias Cangialosi; però Simone di lei figlio mutò il cognome e le armi in Giardina coll'investitura del 1627; fu governatore della compagnia della Carità di Palermo 1632.
Altro Simone figlio di Giuseppe fratello del precedente fu principe di Monteleone 1671, dopo essere stato governatore della compagnia della Pace 1667, e capitano giustiziere di Palermo 1670. Morta anch'egli senza figli gli succede il fratello Pietro Giardina Bellacera investito 1685; a cui il figlio Giuseppe che deluso di successori maschi lasciò erede la sorella Eleonora. Costei non potendo a causa di litizio sostenere tale successione ne fu invece investito 1703 Luigi Gerardo Giardina e Lucchese, barone delli Gibellini, che si fece riconoscere legittimo discendente ed erede del primo acquirente Luigi Arias Giardina suddetto, acquistò egli inoltre lo stato e terra delli Ficarazzi elevandolo a principato nel 1733, ed in detto anno fu governatore della compagnia della Pace di Palermo. Diego figlio del precedente investito 1739, fu capitano giustiziere 1748; e per la moglie Emilia Grimaldi e del Castrone, figlia di Giulio principe di S. Caterina erede delle cennate due ultime famiglie, aggiunse al suo casato il principato suddetto di S. Caterina, non che le baronie di Risicalla e Carranciara, i di cui titoli oggi per legittima successione sono pervenuti alla famiglia Grimaldi barone di Geracello. Arma: d'argento, con l'albero sradicato di verde.
Corona di principe. Sul ramo Cannizzaro e Giardina il Mugnos e il Villabianca diconci ch'essa è famiglia oriunda catalana trasferita in Sicilia da un cotal Tommaso Cannizzaro à servigi di rè Pietro I, da cui ottenne la castellania di Terranova in feudo. I suoi discendenti furono gentiluomini del real palazzo di Pietro II. Un Bernardo ebbe da rè Martino alcune terre in perpetuo nel territorio di Calatabiano 1396; si casò in Catania, ove fondò la sua famiglia; ma in prosieguo essa per ragione di matrimonio passò in Noto, in Siragusa e in Palermo. In Catania e in Palermo fondarono gli stati e le terre dette di Ficarazzi, nell'agro di Palermo, col titolo di baroni di Palagonìa, Signori di Grasso e Siciliano e nell'agro di Acicastello ove nobilmente vissero col titolo di baroni di Ravagliuso, di Rigilosi e di Stafenda. Un Giovanni fu giurato di Noto 1542; un Mario occupò l'ufficio di Reggente presso il re; un Francesco fu giudice della R. G. Corte di Catania; e fra baroni del secolo XVII furonvi quelli di Castelluzzo e di Passaneto appartenenti ad un ramo abitante in Vizzini; un altro Francesco fu duca di Belmurgo 1689, essendo stato governatore della nobile compagnia de Bianchi di Palermo nel 1688, come attesta il Villabianca, che s'annesta al ramo Giardina di Ficarazzi per nozze maritali ad Anna Moncada Paternò e Cannizzaro.In fine commendasi un Baldassare più volte giudice della R. G. Corte e del Concistoro; un Giuseppe, un Nicolo ed un Pietro valenti letterati encomiati dal Mongitore.