Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
A quarantasette chilometri da Palermo sorge Campofelice di Fitalia, piccolo centro agricolo a circa settecento metri sul livello del mare e adagiato sullo spettacolare pizzo Mezzaluna. Il centro abitato, immerso in un vero paradiso naturale, mostra la semplicità e la tranquillità delle comunità agricole. Si distingue per la produzione di grano, frutta, olive, mandorle, castagne e uva da mosto.
Il nome del paese è formato da due parole: Campofelice, con riferimento alla fertilità del suolo, e Fitalia, termine greco che significa piantagione. L'etimo del nome ci riporta ancor più indietro nel tempo e precisamente al XII secolo quando, da alcune testimonianze scritte, risultò che Fitalia deriverebbe dal bizantino "Futalia", cioè piantagioni di alberi o anche vigna e orto.
E furono questi scenari, ricchi di campi coltivati a viti e a giardini, con piante e aiuole disposte a arte, che comparirono davanti gli sguardi attoniti dei musulmani che, per tal motivo, ne conservarono il nome. Il borgo si formò a nord del pizzo Mezzaluna, nel territorio di un feudo appartenente alla famiglia Marziani dei Principi di Furnari, attorno alla prima metà del XIX secolo. Successivamente passò sotto le dipendenze amministrative del comune di Mezzojuso fino a quando, nel 1952, non acquistò la sua autonomia.
Particolarmente curiosa è un'antica leggenda locale riguardante la Grotta dell'edera sul monte che sovrasta il paese, secondo la quale all'interno si trova nascosto un immenso e imprendibile tesoro e che ogni sette anni i diavoli custodi danno una grande festa per un'intera notte.
Fin dai primi anni dell'Ottocento quelle terre furono definite "deliziose e apriche", per l'immagine luminosa e serena con la quale offrono al visitatore.