Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Donnalucata è una frazione marinara del comune di Scicli, da cui dista circa 8 km, in provincia di Ragusa. Si estende da Playa Grande, Timpe Rosse, le sue spiagge di Ponente e di Levante (Micenci), sino a Pezza Filippa, Spinasanta e Arizza.
E' una cittadina dalle origini antichissime. Vi sono infatti notizie, non confermate, della presenza di una fonte sacra a Cerere in età greca, sulla marina, in un punto già noto ai fenici che vi tenevano un mercato di schiavi.
La presenza di un forte culto nei confronti della dea Cerere non è fenomeno isolato negli iblei se si pensa che anche la vicina Kamarina teneva feste in suo onore e l'aveva raffigurata anche sulle proprie monete.
Anche a Donnalucata si tenevano grandiose feste cereali, che avevano lo scopo di ringraziare la dea per il raccolto; si tenevano nel mese di agosto e a tutt'oggi vi è una festa che sembra esserne erede, ma che è dedicata alla Madonna Assunta, alla quale peraltro era stata dedicata la chiesa appena eretta.
Verso la fine dell'undicesimo secolo, Donnalucata, così come tutto il resto del territorio sciclilitano, era contesa tra Normanni e Saraceni.
Nel 1091, il conte Ruggero d'Altavilla sconfisse le truppe (ben superiori in numero) dell' Emiro Bell Khani. Secondo una leggenda religiosa,ciò fu possibile grazie all'intervento della Madonna che comparve su un cavallo bianco detta poi delle Milizie o dei Milici.
Il nome «Milici», è tuttavia opportuno precisare, va messo in relazione non al termine «Milizie», ma ad un tempio dedicato a Dioniso Bacco «Milicio» presente in epoca greca in loco. Nel luogo della battaglia fu costruito un santuario, dedicato alla Vergine Guerriera, e contenente tra l'altro l'impronta impressa sulla pietra del suo stesso piede. Il Santuario, distrutto dal terremoto del 1693, fu ricostruito nel 1721. Il terremoto del 1693 fu disastroso per tutti gli iblei; durante tale periodo la zona era stata ceduta dal nobile Fabiano Arizzi a Giuseppe Miccichè che a sua volta l’aveva ceduta alla famiglia Mirabella; quest'ultima aveva venduto la zona ai gesuiti. e in tale luogo fu costruito un santuario.
In tale periodo, il nome di Donnalucata, derivato dalla fonte, era stato assunto non solo dalla zona, ma anche da una torre (probabile riferimento alla “torre saracena”), di proprietà del barone Miccichè, che aveva funzione di protezione della borgata. La stessa sorgeva su una torre precedente che risaliva al XIV secolo ed era stata costruita, assieme a molte altre nella zona, su disposizione del Viceré Di Federico De roberto.Attorno al santuario e ad una torre costiera si sviluppò nei secoli il borgo.
Il '600 fu anche il secolo che vide la presenza a Donnalucata del grande pensatore e scrittore Frà Mariano Perello.
In seguito alla cacciata dei gesuiti, il borgo passò al barone Guglielmo Penna e al figlio Antonio Penna Grimaldi, che vi avviarono la costruzione della villa a monte della città e dell'attuale palazzo Mormino Penna.
Donnalucata affina la sua vocazione marinara durante il Risorgimento quando è il porto privileggiato per i contatti con gli esuli politici che si trovano a Malta. Grazie anche a questo si ottiene nel 1840 la costruzione della strada Scicli-Donnalucata.
A questi anni risale il primo documento pervenutoci e attestante notizie su Donnalucata.
Si tratta della planimetria del 1848 di proprietà della famiglia Pinzero Leotta; da essa appare come all'epoca nel paese vi fossero 2 categorie di abitazioni: le ricche e grandi ville patrizie di proprietà delle famiglie nobiliari sciclitane e le piccole e basse casette dei marinai del posto, tutte addossate le une alle altre.
L'assetto urbanistico di allora era notevolmente diverso da quello odierno tuttavia già nell'ottocento il centro della borgata appariva essere il crocevia tra la via Casmene e la via Busacca (oggi via Pirandello).
Con l'unità d'Italia viene ribadita la posizione di Donnalucata quale borgo mediterraneo principale della provincia di Siracusa.
L'importanza storica della città è dovuta soprattutto alla facilità dei suoi approdi, fu, infatti il porto naturale della più grande Scicli, tanto che nel periodo arabo fu chiamata Marsa Sikla, cioè porto di Scicli.
La costa è caratterizzata da ampie spiagge di fine sabbia dorata : l'ideale per una piacevole vacanza estiva.
Le attività principali sono la pesca ed il turismo, oltre all'agricoltura in serra con la produzione di primizie orticole e fiori.
Il '600 fu anche il secolo che vide la presenza a Donnalucata del grande pensatore e scrittore frà Mariano Perello.
In seguito alla cacciata dei gesuiti, il borgo passò ai Penna, che vi avviarono la costruzione della villa a monte della città e dell'attuale palazzo Mormino Penna.
Durante il Risorgimento, il porto è privilegiato per i contatti con gli esuli politici che si trovano a Malta e grazie anche a questo si ottiene nel 1840 la costruzione della strada Scicli-Donnalucata.
A questi anni risale il primo documento pervenuto e attestante notizie su Donnalucata. Si tratta della planimetria del1848 di proprietà della famiglia Pinzero Leotta; da essa appare come all'epoca nel paese vi fossero 2 categorie di abitazioni: le ricche e grandi ville patrizie di proprietà delle famiglie nobiliari sciclitane e le piccole e basse casette dei marinai del posto, tutte addossate le une alle altre.
L'assetto urbanistico di allora era notevolmente diverso da quello odierno, tuttavia già nell'Ottocento il centro della borgata appariva essere il crocevia tra la via Casmene e la via Busacca (oggi via Pirandello).
Nel 1878 vengono iniziati i lavori di costruzione della chiesa di S. Caterina da Siena (terminati nel 1883), gran merito per ciò va senz'altro a Monsignor Giovanni Blandino che fu Vescovo di Noto dal 1832 al 1913. Questi conosceva la allora piccola borgata di marinai perché vi si recava d'estate ospite della famiglia Penna.
Il primo comitato cittadino per la costruzione di una chiesa si costituisce il 22 giugno 1873, presieduto dal preposto D. Pietro Paolo Spadaro. Ma vi sono due persone che in tempi diversi svolgeranno un ruolo determinante: si tratta del farmacista Guglielmo Pinzero e del canonico Guglielmo Conti; il primo, che fu anche consigliere comunale in Scicli e che servì la chiesa come confrate, fu attivissimo durante la sua costruzione proprio per il suo fervore cattolico; il secondo ebbe se possibile un ruolo ancora più importante in quanto oltre a sovrintendere alla costruzione della chiesa, che fu invero abbastanza laboriosa, si occupò anche di tener informata la Curia netina dei progressi.
La costruzione fu ultimata il 12 luglio 1885 e fu il Conti che ne diede notizia a Mons. Blandino. La chiesa neoeretta venne dedicata alla Madonna Assunta e fu considerata dipendente dalla chiesa Madre di Scicli.
In quello stesso periodo il centro cittadino contava circa 600 abitanti, ma la borgata aveva anche iniziato ad essere punto di riferimento per chi viveva nelle campagne circostanti infatti venne anche istituita una scuola per i bambini del luogo.
Una ditta tedesca costruisce, nei primi del Novecento, all'entrata del paese il cosiddetto "garage" (noto per lo stile liberty) che serviva come rimessa per i carichi di pece, estratta nelle cave tra Scicli e Modica, in attesa di essere imbarcati per la Germania. Tanto le cave quanto la rimessa furono poi confiscate dal governo italiano come preda di guerra successivamente alla conclusione della prima guerra mondiale.
Nel 1927 si costituisce il Consorzio di irrigazione dell'Agro di Donnalucata per un miglior sfruttamento delle ingenti risorse idriche, ad esso seguì la costituzione di un Consorzio di Bonifica per le molte zone paludose nella valle dell'Irminio.
Si inizia a praticare diffusamente la serricoltura, che consente la coltivazione intensiva delle primizie e dei fiori.
Grazie a queste iniziative è stato possibile dare un forte impulso all'agricoltura, che faticava in passato a causa della scarsa piovosità e quindi della carenza d'acqua della zona.
Sempre in tale periodo si assiste all'abbandono del Convento presso il Santuario della Madonna delle Milizie che viene acquisito dalla Pia opera Busacca e poi rivenduto a dei privati.
Nel secondo dopoguerra, il boom economico genera un aumento della popolazione e quindi investimenti nel campo dell'edilizia, operati sia da nuovi residenti che da sciclitani che a Donnalucata costruiscono una seconda casa per le vacanze estive. L'incremento edilizio è visibile oltre che nella costante espansione di Donnalucata anche nella nascita di un vero e proprio "borgo" periferico in quella che solo alla fine degli anni '70 era la campagna di contrada Cannamara, e nella creazione pianificata ex nihilo di un villaggio residenziale a Playa Grande.
Sempre negli anni '70 grazie alle elemosine della comunità vengono restaurate all'interno del Santuario della Madonna delle Milizie la grande tela del '600 e la splendida statua della Vergine del '400.
Le attività principali sono la pesca ed il turismo, oltre all'agricoltura in serra con la produzione di primizie orticole e fiori, che ha ormai invaso ampie zone del litorale.