Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La città di Butera è posta a 402 metri sul livello del mare, su uno sperone roccioso, solcato da alcuni valloni scavati, nel corso dei secoli, dal torrente Comunelli. Piccolo centro agricolo di circa 6mila anime, domina tutto il territorio circostante e geograficamente offre anche la possibilità di ammirare un affascinante panorama comprendente, oltre al mare di Gela, i Monti Erei, il Vulcano Etna e le Madonie Dal punto di vista storico, si presume che la città abbia raccolto un primo insediamento umano già in epoca preistorica, data la sua già citata posizione geografica. Le sue origini si fanno risalire addirittura alla prima metà dell'era del bronzo (200 a.C.). Si dice che fu edificata da Bute, primo Re dei Siculi, il quale avrebbe dato alla città il suo nome. La città visse un periodo ellenico grazie alla vicina Gela, evento testimoniato anche dal ritrovamento di una necropoli in cui sono raccolte delle tombe già a partire dall'età preistorica, ma anche della successiva fase ellenica. La città castello (Butera) nel V sec. d.C. accolse i profughi delle campagne e città vicine che erano perseguitati dai Vandali condotti dal feroce Genserico. E' con l'arrivo degli Arabi, nell'854, che la città assunse un ruolo strategico divenendo una munitissima roccaforte inespugnabile Il dominio saraceno durò dall'854 al 1089 anno in cui il gran conte Ruggero s'impadronì di Butera. Dopo averla assediata, riuscì a prenderla entrando per la porta a settentrione che poi per questo si chiamò Porta Reale. Conquistata Butera, Ruggero le assegnò il titolo di Contea e la concesse al marchese d'Arrigo, che aveva sposato Flandina, figlia del Conte. La fama di Butera in questo periodo fu pari a quella di Catania, Messina, Siracusa e Noto. Fu capoluogo di Contea con giurisdizione su Piazza e Aidone, conservando la forma di "Municipio" e tutti i possedimenti. A Ruggero II successe Guglielmo I detto "Il Malo" che distrusse Butera nel 1161. In verità c'è da presumere che non si sia trattato di una vera e propria distruzione, ma del divieto tassativo agli abitanti di abitarla ed ai forestieri di venire a stabilirvisi, in effetti fu distrutto solo il Castello. Tempo dopo Butera venne ricostruita col suo Castello dal Re Guglielmo il Buono. Butera entrò a far parte con gli Angioini del demanio reale e, con gli Aragonesi, fu elevata a contea. Nel XIV secolo Butera fu assegnata alla famiglia dei Santapau e successivamente nel 1540 passò sotto il dominio dei Branciforte che, nel 1563, ebbero da Filippo II di Spagna il titolo di principi di Butera. La famiglia Branciforte, continuò a lungo a godersi i vasti possedimenti e la rilevante giurisdizione sino all'anno 1805 quando per mancanza di maschi l'unica erede, Stefania Branciforte, Principessa di Butera, divenne sposa di Giuseppe Lanza Branciforte figlio di Pietro Lanza, Principe di Trabia. Il titolo di Principe di Butera divenne il primo titolo del regno di Sicilia. Non va dimenticato che il Principe di Butera comandava un ramo del Parlamento siciliano e precisamente il cosiddetto "Braccio Feudale". La successione della Famiglia Lanza alla Famiglia Branciforte nel Principato di Butera, segue l'ultima fase e la più recente della serie dei feudatari. Il Castello, realizzato nell'undicesimo secolo, si presenta ridotto in uno stato di forte abbandono e sono ancora visibili il torrione rettangolare arricchito dalla presenza di numerose finestre bifore e parte della cinta muraria difensiva. In piazza Duomo è sita la Chiesa Madre dedicata a San Tommaso, che custodisce all'altare maggiore la Madonna degli Angeli di Filippo Paladino (1544-1614). La Chiesa è a croce latina, con cupola e tetto a volta. Le pareti furono stuccate da Giovanni Maienza e decorate da Domenico Provenzano. I marmi che ornano gli altari le regalano la magnificenza di un bel tempio. La Chiesa custodisce diverse reliquie tra cui la testa di Sant'Orsola ed il braccio di San Callisto. Da non perdere è pure la Chiesa di San Francesco, prima attaccata all'ex convento dei Minori Conventuali. La chiesa conserva una serie di prestigiosi dipinti ed opere come una croce in legno sulla quale è dipinto il Cristo, opera di Domenico Zampieri, detto il Domenichino; diversi dipinti come l'Assunzione di Maria Vergine, del Paladino; la Madonna d'Itria, detta Madonna d'Altamore; un San Francesco, un Sant'Antonio e un San Michele Arcangelo tutti del buterese Rocco Di Martino; l'Immacolata con San Francesco ed un'altra Santa del Palatino. Per gli amanti dell'archeologia tappa obbligatoria è una necropoli a strati sovrapposti dall'età preistorica al VII-VI a.C scoperta di recente nel territorio di Butera.