Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La città di Ribera si sviluppa a 223 metri sul livello del mare e distante da questo circa 7 km. La parola Ribera sta ad indicare riviera, costa, lido, ovvero un tratto di territorio lambito dalle acque. Pertanto, considerato che il territorio è bagnato per 11 km dal Mediterraneo ed è attraversato dai tre fiumi: Verdura, Magazzolo e Platani, il nome che è stato dato alla città è risultato molto appropriato. Sin dall'epoca medievale, numerosi erano gli abitanti della vicina e antica città di Caltabellotta, dediti alla coltivazione dei campi, che, a piedi, o con muli e carretti, scendevano a lavorare oltre le sponde del fiume Sosio-Verdura. La freschezza, la purezza e la bontà delle sue acque, che sgorgavano da una copiosa sorgente nei pressi di Prizzi, in provincia di Palermo, unitamente al clima, alquanto favorevole e mite, avevano fatto di quelle terre, una delle oasi più feconde e produttive dell'intera Sicilia. Vi si produceva di tutto, dal riso al cotone, dal grano agli agrumi, dalle mandorle alle olive, dalle numerose varietà di uva ad ogni tipo di frutta di stagione ed ogni genere di ortaggi. Tante primizie, rinomate per sapore e fragranza, trovavano nel territorio di Ribera, anticamente detto "Allava", l'ambiente più adatto, facendo sì, che in breve tempo, l'agricoltura diventasse la principale fonte di reddito. Nel territorio, dunque, sorgeva un più antico centro abitato, che, però, era già scomparso quando venne costruito, pur senza una "licenza populandi", il modesto borgo feudale che diede origine al paese ad opera di Luigi Guglielmo Moncada, principe di Paternò. Secondo recenti studi effettuati dallo storico locale Raimondo Lentini, le origini di Ribera si fanno risalire all'anno 1635, quando alcuni abitanti di Caltabellotta, stanchi delle immani fatiche, durante i tortuosi e impervi percorsi, che erano costretti ad affrontare, hanno deciso di costruire in sito le proprie case, scegliendo il Piano di San Nicola, l'attuale quartiere di Sant'Antonino. Una moderna cittadina, concepita con criteri urbanistici d'avanguardia per quei tempi, così cominciò a delinearsi, per volere supremo dell'allora Principe di Paternò Don Luigi Guglielmo Moncada La Cerda, padrone e signore di immensi feudi. In pochissimi anni il nuovo paese ampliò, fino a costituire un grosso agglomerato di case prospettanti in vie larghe e bene allineate, al quale venne dato il nome di Ribera, forse in omaggio alla bellissima moglie del Principe, Maria Afan de Ribera, figlia del Vicerè Duca di Alcalà. Col passare del tempo, le case aumentarono e così anche gli abitanti e pertanto cominciarono a sorgere le prime Chiese, una delle quali è stata dedicata a San Nicola di Bari, che successivamente è stato eletto Patrono del nuovo paese. Nel 1673, al primo signore successe Ferdinando D'Aragona Moncada, che ottenne diversi titoli nobiliari, tra i quali quelli di Principe di Paternò, di Montalto e di Bivona. Dal matrimonio con Maria Teresa Faxardo Toledo e Portugal, dei Marchesi di Los Velas, il principe ebbe una figlia, Caterina, che sposò Giuseppe di Toledo, duca di Ferrandina e Marchese di Villafranca al quale il feudo di Ribera andò in dote nel 1713. Nel 1736 lo ereditò il loro primogenito, Federico di Toledo Aragona Moncada, che lo mantenne sino al 1754, quando venne trasmesso all'unico erede universale della nobile casata, Antonio Alvarez de Toledo Duca di Ferrandina e di Bivona. Nel 1812, con l'abolizione del feudalesimo, tutti i diritti sul feudo e la baronia di Ribera vennero meno, e il patrimonio venne diviso tra diversi eredi. Nei primi anni, le case sorte a Ribera, sono rimaste di pertinenza del Comune di Caltabellotta, ma col passare del tempo è venuta fuori una nuova realtà che ha determinato la nascita ufficiale di Ribera e col tempo anche di due popolose frazioni: Borgo Bonsignore e la località balneare Seccagrande.