Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
A 225 m s.l.m. e a 21 km da Catania sulle pendici meridionali dell'Etna.
Le origini di Paternò sono antiche e risalgono ad epoca precedente ai greci oltre 3500 anni prima della nascita di Cristo, quando nel vulcanetto preistorico che sovrasta la città si insediarono i primi abitanti. La cittadina che sorse era di origine Sicana, nonostante fosse in territorio dei Siculi, e fin dall'inizio prese il nome di Inessa.
Relativamente poco tempo dopo, alcuni abitanti provenienti da Catania, che in quel tempo si chiamava Aitna, chiamarono l'antica Paternò Inessa-Aitna. Da qui il nome Paternò che forse deriva da Paeter Aitnaion, cioè la "Rocca degli Etnei".
Nel territorio paternese, però, con molta probabilità esistevano due città, infatti non c'era solo Inessa-Aitna, ma molti autori indicano anche la presenza di Hybla Mayor o Galeatis, che sorgeva nella parte a Nord-Ovest dell'attuale città.
Viene, infatti, ricordata da Tucidide e da Livio durante la seconda guerra punica, come una delle città che furono indotte a ribellarsi, nel 211 a.C., ai Cartaginesi e recuperate dal pretore romano M.Cornelio.
Numerose sono le testimonianze archeologiche che il suo territorio conserva: sarcofaghi, lacrimatoi, e reperti vari.
Città di media importanza durante il periodo greco e romano si spopolò quasi del tutto nei tre secoli precedenti l'anno mille. Nel periodo della dominazione saracena il borgo era chiamato Batarnù.
Un periodo di grande splendore civico ed economico si ha negli anni '40 dell' XI secolo con la venuta dei normanni che ci hanno lasciato monumenti insigni testimonianti l'importanza raggiunta dalla città nel Medio Evo. Ruggero fece costruire un castello presso un casale già esistente in età saracena.
Capoluogo di contea, dapprima possesso della moglie di Ruggero, Adelasia, che l'assegnò come dote alla figlia. Sotto gli Svevi Paternò passò a Bartolomeo de Luca, pervenendo per eredità a Blasco Lancia.
Cacciati i Lancia, nemici di Carlo d'Angiò, la contea di Paternò passò ai Bonifacio. Divenuto il soggiorno di Federico II d'Aragona, fu del demanio, finchè Federico III non lo diede ad Artale Alagona, a cui lo tolse Re Martino.
Nel 1337 moriva a Paternò Federico II d'Aragona, poi seppellito a Catania.
La città, denominato Paternionis, ebbe l'appellativo di "città delle regine" in quanto camera regionale e sede di varie regine, Eleonora D'Aragona e la Bianca di Navarra. I territori di Paternò, infatti, furono inseriti nella cosiddetta Camera Reginale che venne costituita da Federico III d'Aragona come dono di nozze alla consorte Eleonora d'Angiò e che poi venne ereditata dalle Regine che si susseguirono, sino alla sua abolizione. Nel 1405, la regina Bianca di Navarra dal castello Normanno promulgava le "Consuetudini della città di Paternò".
Nel 1430 Alfonso d'Aragona lo vendette a Nicola Speciale.
Acquistato da Guglielmo Raimondo Moncada, Conte di Adernò, nel 1456 Paternò passò a Enrico Henriquez e nel 1567, per privilegio di Filippo II, ne era principe il figlio Francesco. Vi nacque il geografo e cartografo Giovan Battista Nicolosi (1610-1670).
Il periodo di magnificenza di Paternò durò fino al XV secolo, quando la città venne infeudata e ne iniziò un lento ma inarrestabile declino.
Nel 1576, imperversando la peste in tutta la Sicilia, Paternò non ebbe molte vittime, per cui i cittadini, gridando alla miracolosa intercessione di S. Barbara, proclamarono quest'ultima compatrona della città, insieme a S. Vincenzo martire, fino ad allora patrono di Paternò onorandola il 4 Dicembre di ogni anno.
Paternò è stata visitata da molti illustri, trai quali, nel 6/4/1714, il re Vittorio Amedeo II di Savoia ed il 14/7/1864 Giuseppe Garibaldi. Durante i moti Carbonari contro i Borboni vi furono varie repressioni, con la visita di re Ferdinando, della regina e di altri suoi congiunti.
Uno dei problemi principali del paese tra fine '800 e inizi '900 era quello di essere una zona malarica, problema da tempo risolto, giacchè ormai sono state del tutto bonificate le zone paludose della Piana di Catania.
Nella prima guerra mondiale Paternò ha perso i suoi figli minori, ai quali furono assegnati molte medaglie al valore militare.
Il 14 luglio 1943 Paternò subiva i bombardamenti aerei, subendo oltre quattromila vittime, per cui il 20/09/1972 il Capo dello Stato assegnava la Medaglia d'oro al valore civile alla città per il contributo di sangue pagato dai suoi abitanti. Nell'immediato dopoguerra fu iniziata l'opera di ricostruzione del paese con espansioni urbanistiche notevoli fuori della vecchia città, in applicazione della legge 167 e successivamente nasceva nella zona Ardizzone una nuova città ed una galleria d'arte moderna, che ha ospitato mostre di artisti di valenza internazionale.
Lo sviluppo urbanistico della città ha avuto una grande accelerazione negli anni '60 e '70 del secolo scorso, periodo in cui la "geografia" urbana e stradale della città si è meglio definita secondo gli standard moderni e meglio adattata alle esigenze delle nuove classi emergenti della borghesia medio-alta.
Accanto al "salotto" classico della antica e suggestiva Via Vittorio Emanuele ricca di dimore patrizie (detta "strada dritta" per via della sua struttura lineare) si affianca, a partire dagli anni '70, la Via Emanuele Bellia (più larga della "strada dritta") nella quale si affacciano condomini di lusso di oltre 10 piani e appartamenti esclusivi. Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, la città è cresciuta notevolmente, vivendo il fenomeno di una selvaggia edilizia civile abusiva, la quale ha creato dal nulla interi quartieri, e deturpando perfino alcuni angoli del Centro storico e della stessa Collina monumentale. Negli anni '80 la città subisce nuove spinte centrifughe che la portano ad una successiva espansione verso il fronte orientale a partire dal Corso Italia e dal Corso Del Popolo che vedono il fiorire di nuove palazzine e ampliamenti delle strade con l'aggiunta di viali alberati e giardini. Il complesso di Piazza Della Repubblica ospita poi l'edificio del municipio (costruito in stile moderno ricorda vagamente i grattacieli americani) e i relativi uffici nelle vicinanze della scuola media statale Don Milani e del suo ampio auditorium. Gli ultimi anni '90 hanno visto lo sviluppo delle più lontane periferie e la riqualificazione di alcuni spazi della ricca Via Emanuele Bellia (come lo spazio verde con parcheggio creato nella Piazza dei Caduti di Nassiriya dietro Piazza Della Regione).
Nel 1956, il Sindaco di Roma intitolava a Paternò una via della capitale; il 9/11/1974 a Milano, considerato il largo contributo dato alla Comunità paternese all'economia Milanese, il Sindaco di Milano deliberava di intitolare a Paternò una Via cittadina nel popolare quartiere "la Barona", alla presenza della giunta Municipale paternese; il 30/11/1978 una delegazione del Consiglio Comunale siglava il gemellaggio della città di S.Barbara di California con la città di Paternò. Economia:
Oggi Paternò grazie alla fertilità dei terreni e alla buona meccanizzazione agricola è un importante centro di produzione di cereali, ortaggi, pomodori, olive, frutta ed è il principale centro per la produzione di agrumi della provincia le cui arance vengono esportate soprattutto all'estero (6.000 ettari di superficie investita).
Sviluppato è l'allevamento di bovini, caprini, equini (è uno dei maggiori centri in Italia per l'allevamento dei muli), mentre l'industria è presente nei settori della pastificazione, delle conserve alimentari, del legno, della metalmeccanica, degli imballaggi.
Notevole incremento ha avuto l'attività terziaria in genere ed in particolare quella artigianale, con la lavorazione del ferro battuto, della ceramica, della pietra lavica ceramica, che negli ultimi anni ha varcato i confini nazionali, partecipando a mostre internazionali in Giappone, Germania, Canada, Stati uniti d'America, risultato delle capacità dei valenti artigiani che operano in città. in questi ultimi anni Paternò è diventata meta di turisti italiani in quanto possiede sulla collina Belvedere un patrimonio incommensurabile d'arte e di cultura.