Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
A 350 m s.l.m. e a 64 km da Catania sui primi rilievi che si innalzano ad ovest della Piana di Catania.
Il nome Raddusa deriva dall'arabo Rabdusa che significa "terra di abbondante vegetazione" poichè nel paese è prospera la produzione cerealicola e per questo esso è stato anche definito "la capitale del pane".
Il primo nucleo abitativo di Raddusa risiedeva nel Fondaco delle Canne, una contrada a sud del paese, lambita dalle acque del fiume Secco. Qui, in epoca spagnola, esisteva un fondaco che fungeva da albergo e stazione di cambio per i viaggiatori, che, percorrendo la regia trazzera, si recavano a Palermo. In questo casale esisteva anche una cappella intitolata alla Madonna delle Grazie, sorta quasi certamente nel 1682. A circa un chilometro sorgeva il castello del feudatario. Quando nel 1810, per volere di Francesco Paternò, sorse il paese di Raddusa il fondaco delle canne fu abbandonato ed i contadini si trasferirono nel nuovo abitato. Al fine di potere agevolare la colonizzazione e procurarsi così manodopera da impiegare nelle miniere di zolfo e nei terreni incolti, il marchese concesse in enfiteusi alcuni terreni a colore che decidevano di trasferirsi nei suoi fondi. Nel 1820 la nuova comunità fu aggregata amministrativamente al comune di Ramacca. Con il passare degli anni, però, il modesto villaggio, grazie soprattutto alla sua florida industria zolfiera, cominciò a svilupparsi e ad aumentare la sua popolazione, tanto che molti ritennero che fosse giunto il momento di separarsi da Ramacca e rivendicare una amministrazione autonoma. La battaglia per ottenere tale separazione non fu facile e durò almeno un decennio per l'opposizione tenace di Ramacca, ma nel gennaio del 1860, con decreto reale, Raddusa fu elevato a comune autonomo. Le attività di Raddusa, sin dalla sua nascita, furono due: l'industria dell'estrazione dello zolfo e la coltivazione del grano. A partire dal primo decennio del 1900 le miniere siciliane, e quindi anche quelle di Raddusa, iniziano un lento ma inesorabile declino, lasciando quindi all'attività cerealicola la rappresentazione del filo di continuità delle generazioni raddusane.
Economia:
Prodotti agricoli: cereali, olive, mandorle, ortaggi.
Allevamenti: bovini, ovini, equini.
Industrie ed Imprese: miniere di zolfo, miniere di piriti di ferro, industrie per la lavorazione del gesso.
Gastronomia: il pane raddusano, gustosissimo, è realizzato nelle forme più strane e bizzarre.
Un piatto tipico raddusano è la "cuccìa" (a base di grano e legumi bolliti).
Nella "sala da thè", una delle più grandi d'Italia, è possibile gustare ben 485 specialità di thè, di diversa provenienza.