Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
I primi insediamenti umani nel territorio mazarese risalgono al paleolitico superiore (XIII secolo a.C.), presso Roccazzo, poco distante dall'odierna città e una delle più grandi necropoli mai scoperte in Sicilia dove sono state rinvenute tracce di grattatoi, bulini, lame di selce e altri prodotti artigianali. Successivi insediamenti, risalenti al mesolitico, sono stati rinvenuti presso i Gorghi Tondi. Si hanno testimonianze di insediamenti umani anche durante il neolitico, con le tombe a grotticella, e durante l'eneolitico, con diversi insediamenti capannicoli e necropoli. Durante l'età del bronzo gli insediamenti si concentrarono lungo le valli del Mazaro e dell'Arena, nelle contrade Gattolo, Granatelli e Malopasso. Intorno al 1000 a.C. i Sicani della zona lasciarono tombe monumentali a dromos. Nell'XI secolo a.C. si hanno i primi contatti con i Fenici, che trovano in Mazara un luogo ideale per effettuare soste durante i lunghi viaggi verso la Spagna. Inizialmente furono transitorie, successivamente fondarono un emporio, con stabilimenti e depositi permanenti, come testimonia il ritrovamento di monete fenicie, greche e puniche e vasi d'età fenicia, tra la foce del Mazaro e Capo Feto, dimostrando l'esistenza di uno scalo fenicio edificato fra il VI e il V secolo a.C., e battezzato con il nome Mazar, ovvero la "rocca". Altri resti che confermano la presenza fenicia a Mazara e l'esistenza dell'antico scalo commerciale punico, si hanno negli scavi nel Palazzo dei Cavalieri di Malta, che si affaccia ad appena pochi metri dalla foce del Mazaro. Successive scoperte hanno riportato alla luce una lastra in pietra con incisa un'iscrizione fenicia, rinvenuta nel canale del fiume Màzaro, ora conservata nel Museo del Satiro danzante. In questo periodo Mazara si pone come limite di confine tra i greci selinuntini e i fenici moziesi. Solo nell' VIII secolo a.C., la città entra nell'orbita della vicina colonia greca di Selinunte, di cui diviene importante avamposto.
Durante il periodo greco-selinuntino la città divenne un centro urbano organizzato, un fiorente emporio di Selinunte, un primo periodo di grande espansione della città, tanto che venivano coniate monete proprie con la scritta εµπóρiov (empòrion). Nel 406 a.C. Mazara, con l'aiuto dei Cartaginesi , si impone su Selinunte. Distrutta Selinunte ad opera dei Cartaginesi guidati da Annibale nel 409 a.C., Mazara passò sotto la dominazione di Segesta e successivamente attraversò un periodo di un 150 anni circa ora sotto la dominazione siracusana, ora sotto quella cartaginese , fino alla conquista dell'isola da parte di Roma. Nel 392 a.C. , infatti, passa sotto il dominio di Siracusa, ma nel 378 a.C. viene riconquistata dai Cartaginesi, che vi rimangono fino al 210 a.C .Il periodo punico e romano è testimoniato dall'abbondanza di ritrovamenti in città: sarcofagi, urne cinerarie, lapidi funerarie, mosaici, e ville romane. La dominazione romana inizia al finire della Seconda guerra punica, divenendo castrum, e poi, nel periodo imperiale sotto Antonio Pio, statio, periodo testimone di una buon livello culturale, di cui rimangono diverse testimonianze. Di notevole interesse è il pavimento musivo rinvenuto in una abitazione romana, scoperto nel 1933 sotto la terrazza di San Nicolò Lo Regale: si tratta di un cervo dorato tra decorazioni floreali in movimento databile fra il III e il IV secolo d.C. Quando il cristianesimo muove i primi passi in città, nasce San Vito. Il più probabile luogo di riunione dei primi proseliti della nuova religione furono le grotte di San Bartolomeo, in contrada Miragliano. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, prima di passare sotto la dominazione bizantina nel 535 d.C., Mazara conobbe anche l'occupazione dei Vandali e dei Goti vivendo un periodo di decadenza socio-economica e demografica. Gli abitanti, infatti, temendo le incursioni barbariche, si allontanarono dal centro cittadino spostandosi nelle campagne circostanti. Solo nel 533, quando Belisario, alla guida dei Bizantini, sconfisse i Vandali, la città ritrovò un clima di tranquillità, cominciando a ripopolarsi. L'eccessiva pressione fiscale della nuova dominazione, però, ostacolò l'allora nascente commercio ed artigianato locale. Il 16 giugno 827 la conquista della Sicilia da parte di eserciti Saraceni d'Ifriqiya e, soprattutto, dei Berberi, iniziò da Capo Granitola. A seguito della conquista, a Mazara viene istituito un ikrim, confluito poi nel XII secolo nell'omonimo vallo. Sotto la dominazione araba si ebbe il risveglio economico della città, che divenne il più grosso centro giuridico della Sicilia e un importante punto commerciale, artistico e letterario. Fu sotto il governo di Ibn Mankut, che Mazara diventa un importante centro di studi islamici per l'insegnamento della letteratura, della poesia, del diritto e delle religione. Tra i giuristi si ricordano Imam al-Mazari, Abu Abd Allah al-Mazari, Ibn Abd al-Farag; tra i letterati Ibn Rasiq, Ibn Safar, Ibn al-Birr, Ibn Makki, Abd al-Halim. La popolazione raggiunse i 30.000 abitanti, e la città divenne la seconda del Vallo, dopo Palermo. Grazie all'introduzione di nuove colture portate dai Saraceni, quali limoni e aranci e alle nuove tecniche d'irrigazione, nel territorio riprende lo sviluppo dell'agricoltura, mentre l'attività portuale torna agli antichi fasti, grazie alla ripresa degli scambi commerciali con i paesi africani e spagnoli. L'impianto viario del centro storico, la Casbah, ancora oggi visibile, rileva la matrice araba. Mazara, nel 1072, cadde sotto la dominazione Normanna, per opera di Ruggero d'Altavilla, il quale fece costruire mura di difesa rafforzando un preesistente castello arabo,Gli arabi, nel 1075, guidati dal nipote del re di Tunisi, Tenemisio, riuscirono a sopraffare i normanni. La riconquista venne però impedita dall'arrivo del conte Ruggero d'Altavilla, che, all'ottavo giorno d'assedio arabo, riuscì a penetrare Mazara e a scacciare i Saraceni. Tra questi c'era il condottiero Mokarta, la cui disfatta è rappresentata su un bassorilievo situato sulla facciata della Cattedrale. Questo episodio divenne oggetto di cantastorie, purtroppo venne trovato soltanto un'ottava,attualmente conservata da Giuseppe Pitrè e riportata dallo storico Filippo Napoli:
«Sugnu risortu a farivi sintiri a zoccu fici lu Conti Ruggeri, amurusu di Cristu e di la fidi, unitu a quattrucentu cavaleri. Cc'era a Mazara tanti saracini, Muarta sulu arzava li banneri. Cci fu 'na guerra, sintistivu diri. Persi Muarta, e cu vincìu? Ruggeri.»
«Sono tornato a farvi sentire cosa fece il Conte Ruggero, che adorava Cristo e la Sua fede, insieme a quattrocento cavalieri. C'erano a Mazara tanti saraceni, solo Mokarta alzava gli stendardi. Ci fu una guerra, l'avete sentito dire. Perse Mokarta, e chi vinse? Ruggero.»
Riconquistata la città, i Normanni iniziarono la costruzione di diverse opere di fortificazione, per difendere la città da possibili attacchi nemici, e la costruzione di diverse chiese, con lo scopo di rinnovare l'indebolita fede cristiana. Riconquistata la città, infatti, Normanni non furono accolti con grande entusiasmo. Una buona parte della popolazione aveva infatti abbracciato la fede islamica. Il governo normanno fu, come il suo predecessore, tollerante verso i cittadini di credo diverso, sebbene questi dovessero pagare una tassa per la loro incolumità fisica e libertà religiosa. La nuova dominazione curò la riorganizzazione del culto cristiano, non con la forza, ma con l'erezione di nuove chiese. Mazara usufruì di questa politica, e vide, tra il 1086 ed il 1093, l'erezione della Cattedrale. In quello stesso anno, fu istituita la Diocesi di Mazara del Vallo, il cui diploma originale fu confermato nel 1100, dalla bolla apostolica di papa Pasquale II. La diocesi comprendeva un territorio vastissimo, che si estendeva fino alle periferie di Palermo ed Agrigento. A presiedere il vescovado di Mazara, Ruggero I nominò un suo parente, Stefano Ferro di Rouen, poi consacrato da papa Urbano II. Oltre alla Cattedrale, diverse furono le chiese costruite dai Normanni:
Chiesa di San Nicolò Regale Chiesa e Monastero di San Michele Chiesa di Santa Veneranda Chiesa di San Francesco Chiesa di San Vito a Mare Chiesa della Madonna delle Giummare Chiesa di San Martino.
In questo clima di fervore cristiano, sorsero anche chiesette e cappelle nel cuore delle campagne: Sant'Elia, Santa Maria di Gesù, San Cusumano, San Nicola, San Peri. Nel periodo dal 1093 al 1097, divenne sede governativa e dimora del conte Ruggero divenendo, per un breve periodo, centro del potere normanno: Ruggero I vi convocò nel 1097, una delle prime assise parlamentari della storia: fu un'assise consultiva, itineranti fino al 1130, quando venne deciso di assegnargli una sede definitiva : il palazzo reale di Palermo. Nel 1154 il geografo Idrisi soggiornò a Mazara, e la descrisse nel libro di Ruggero. Dopo i Normanni, la città conobbe un nuovo periodo di depressione: Il 18 novembre 1189, senza eredi, morì Guglielmo II il Buono. Nonostante il diritto ereditario di Costanza d'Altavilla, andata in sposa ad Enrico VI, il trono passa al cugino di Guglielmo, Tancredi, che muore solo dopo 5 anni, il 10 febbraio 1194. Con la morte di Tancredi nel 1194, il trono passa ad Enrico VI, marito di Costanza d'Altavilla, cui originariamente spettava la successione. Enrico VI instaurò un regno di terrore: bruciò vivi i vescovi che avevano partecipato all'incoronazione di Tancredi e imprigionò il figlio di quest'ultimo, Guglielmo, accecandolo ed evirandolo per impedirgli di avere successori. Alla sua morte, nel 1197, succedette un periodo di reggenza di Costanza d'Altavilla, fino al 1198, anno dell'incoronazione di Federico II. La città di Mazara, come il resto del regno sotto gli Svevi, non godette di particolare opulenza : l'elevata pressione fiscale e la riduzione della polietnia, con il continuo esodo della popolazione musulmana, determinò una crisi epocale, con la ricomparsa dei latifondi, il decremento della popolazione e della produzione agricola e artigianale. L'attività portuale di Mazara venne ridimensionata, a favore di Trapani. Federico II di Svevia nel 1216 decise di trasferire tutti i musulmani presenti sul territorio nella Piana di Lucera, in Puglia, nuocendo gravemente alla locale produzione agricola ed artigianale. Neanche con la successiva dominazione angioina le cose cambiarono. Alla crisi della produzione agricola e artigianale, si aggiunse l'inasprimento delle azioni piratesche nel canale di Sicilia. Così Federico II, nel tentativo di porre fine alle incursioni dei Saraceni, nel 1222 intervenne con la sua flotta.L'azione fu però un episodio isolato, e le esigue finanze dello stato non consentirono il continuo controllo della costa, che sarebbe invece servito. Le difficoltà finanziarie erano tali, che nel 1239, Federico II, fu costretto ad inviare una lettera nella quale si affidava il Castello ad un feudatario locale o al vescovo, non potendo sostenerne le spese di riparazione. Tale incarico si protrasse fino al 1274, fino a quando Carlo I d'Angiò se ne impossessò. Federico II muore nel 1250, lasciando vacante il trono di Sicilia. Alla morte di Federico II di Svevia, la Chiesa romana tentò invano di vendere la corona di Sicilia a Riccardo di Cornovaglia, e a suo figlio Edmondo. Falliti i tentativi, la corona venne offerta a Carlo I d'Angiò, che, nel gennaio 1266 assunse il titolo di Re di Sicilia. Durante l'intero periodo, Mazara si vide costretta a contribuire in denaro e in uomini al mantenimento della flotta e all'esercito angioino, sottraendo così forze alle famiglie e al lavoro. Negli ultimi anni della dominazione angioina, i cittadini mazaresi preferirono darsi alla latitanza, piuttosto che combattere per il re, a causa della mancata corresponsione degli stipendi. Il tutto determinò lo stato d'animo che sfociò nel 1282 con la guerra del Vespro. La città di Mazara, pur non avendo sofferto in maniera particolare, fu tra le prime città ad aderire al movimento rivoluzionario. Per cinque mesi, la magistratura repubblicana governò la città, ed inviò aiuti ai rivoltosi palermitani. Leader dei volontari locali era Ugone Talach, mazarese d'origini normanne, che convinse i palermitani a chiedere l'aiuto di Pietro III d'Aragona, entrato infine a Palermo il 4 settembre 1282. Tra i primi provvedimenti di Pietro III d'Aragona vi fu la ripartizione della Sicilia in sei province: Palermo, Mazara, Girgenti, Noto, Geraci, Castrogiovanni. Tale suddivisione, più che da precise necessità politiche, era dettata dai promotori della rivoluzione: tre di loro vennero infatti posti a capo delle proprie circoscrizioni. Ugone Talach venne quindi messo a capo della provincia di Mazara. Venne sostituito l'anno successivo dal pisano Gerardo Bocho. Alla guerra del Vespro, Mazara partecipò fornendo sia vettovaglie per le truppe, che somme in denaro da inviare nel luogo di concentramento, a Randazzo per via terra, o a Patti per via mare. Furono inviati anche uomini: trenta arcieri (di cui venti offerti dalla città e dieci dal vescovo), e diciotto cavalieri, dei quali ci sono pervenuti i nomi: Ugone Talach, Tommaso De Teatro, Matteo Aprucio, Orlando De Cosenza, Giovanni Capistello, Pisano Gallo, Riccardo De Arenis, Gentile De Tacco, Giacomo De Cosenza, Bernardo De Corencia, Marchisio De Milite, Mercadante De Milite, Alessandro Bargone, Rinaldo De Sciacca, Benedetto Capillano, Giovanni De Vincis, Vivaldo De Corencia, Falcone di Mazara In seguito alla minaccia angioina ai confini pirenaici del regno aragonese, re Pietro fu costretto a lasciare la Sicilia, nominando reggente la regina Costanza. In questo periodo, il figlio Giacomo II d'Aragona soggiornò per alcuni giorni a Mazara, da dove emise, il 24 novembre 1284, la dilazione delle immunità commerciali in Sicilia ai Genovesi, precedentemente concessa da re Manfredi. Alla morte di re Pietro, nel 1285, il regno d'Aragona fu affidato al primogenito Alfonso III d'Aragona, mentre il regno di Sicilia fu concesso al secondogenito, Giacomo II, incoronato a Palermo il 2 febbraio 1286. Il nuovo re operò positivamente in campo militare ed economico: in quest'ultimo stimolò una ripresa della produzione agricola e dei commerci. Venivano privilegiati i mercanti catalani, finanziatori della guerra aragonese in Sicilia. Mazara continuò a intrattenere rapporti con Pisa, con cui commerciava frumento, grano, cotone grezzo e lana prendevano invece la strada verso la Spagna. Nel frattempo, nel 1291, con la sopravvenuta morte del re Alfonso III d'Aragona, ed in seguito agli accordi di La Jonquera nel 1293, Giacomo II d'Aragona s'impegnò a restituire la Sicilia alla Chiesa romana entro tre anni. Così, il 3 novembre 1295 pervenne a Mazara l'ordinanza aragonese di affidare il castello ai rappresentanti del Papato. L'ingiunzione di giuramento di fedeltà e d'obbedienza alla Chiesa di Roma non fu accolta dai cittadini che, invece, al parlamento di Catania del 15 gennaio 1296 proclamarono Federico III d'Aragona re di Sicilia, e lo incoronarono il 25 marzo 1296 a Palermo. I primi provvedimenti di Federico III miravano a prevenire e a resistere agli attacchi angioini con il rafforzamento della flotta, delle difese costiere e con l'istituzione dell'arruolamento obbligatorio. Erano molto frequenti, infatti, le incursioni degli Angioini sia sul litorale occidentale della Sicilia, che nel tratto di costa, tra Trapani e Mazara. Il 1° dicembre 1299, durante la battaglia di Falconara, nel territorio di Marsala, le forze di Federico III, che comprendevano anche un contingente di soldati mazaresi, sconfissero gli Angioini catturando Filippo I d'Angiò, che venne provvisoriamente condotto nel castello di Mazara. Un altro episodio bellico che interessò il territorio mazarese avvenne nell'agosto 1316, quando un migliaio di Angioini, sbarcati a Marsala, s'imbatterono nei pressi del fiume Arena in un drappello di cento mazaresi, guidati da Bartolomeo Montaperto e Bartolomeo Siginolfo, che svolgeva il giornaliero servizio di controllo e di difesa delle porte dalla città. Nel 1317, approfittando della fine delle ostilità, sancite dalla pace di Caltabellotta del 1302 prima, e dalla tregua con lo Stato della Chiesa nel 1317 poi, Federico III rafforzò le difese litoranee della Sicilia, e, sul finire dello stesso anno, fissò, con tutta la corte, la sua dimora a Mazara. Alcuni privilegi concessi alle città di Palermo e Sciacca, infatti, recano come luogo d'emissione proprio Mazara. Il 24 marzo 1318 si tenne nella Cattedrale il Parlamento Siciliano, che doveva esaminare la proposta del Papa, nel tentativo di trovare una soluzione all'antica questione del trono di Sicilia. Il breve soggiorno mazarese del re e della regina Eleonora vide la nascita del quartogenito, Ruggero, che venne battezzato nella Cattedrale. Questo evento fu immortalato su un dipinto, di cui furono fatte due copie, una nel 1608, l'altra nel 1618: la prima andò distrutta nel 1918, mentre la seconda venne restaurata nel 1712, ed è oggi esposta presso il museo diocesano. In essa, si legge: « Rogerius, Fiderici et Eleonorae reginae filius, hic Mazariae ortus et renatus a. 1318 die 8 Maii.» « Ruggero, figlio di Federico e della regina Eleonora, nato e battezzato a Mazara l'8 maggio 1318. » Il dipinto originale, posto nella Cappella del Battistero in Cattedrale, andò perduto nel 1477, con il crollo del prospetto a mare della Cattedrale. Tornato a Palermo dopo meno di un anno di soggiorno, nel luglio 1318, Federico III d'Aragona emanò una serie di provvedimenti che poche città dell'epoca potevano vantare: abolì tutti i tributi regi dei baroni in cambio dell'impegno nella riparazione delle mura della città; furono aboliti tutti i diritti di dogana e di fondaco per ogni tipo di merce e venne concessa ai cittadini la possibilità di usufruire della legna delle foreste di Birribayda e Castelvetrano. Infine, l'istituzione di una fiera franca, libera da ogni diritto di corte o tassazione, della durata di trenta giorni, dal 21 luglio al 21 agosto ogni anno. La città conobbe anche un periodo di dominio signorile, sotto i Peralta (1392-1397), i conti Cabrera (1418-1445), il duca di Calabria Ferdinando (1450-1479), la regina Giovanna (1479-1518) ed infine il conte Cardona (1521-1531). Durante questo periodo storico, la città dovette riscattare la propria libertà per ben due volte, a proprie spese, ritornando al Regio Demanio, sotto il quale conobbe, nel Seicento, anni di miseria, culminati nel tumulti del 1647. In questi periodi fu la Chiesa mazarese a lenire la sofferenza della popolazione, devolvendo l'intero ricavato dei tributi della Diocesi. Nel 1713, in virtù della Pace di Utrecht, la Sicilia e quindi Mazara, passa ai Savoia, che manterranno la signoria dell'isola per appena cinque anni. Nel 1718, gli spagnoli intraprendono una campagna di riconquista, ma vengono bloccati dagli Austriaci. Dopo sedici anni di dipendenza austriaca, Carlo di Borbone riunisce le sorti della Sicilia e quelle di Napoli, vincendo, nel 1734, sugli austriaci, la battaglia di Bitonto. Il 3 novembre 1797 avviene il miracolo del movimento degli occhi dell'immagine di Maria SS. del Paradiso, che venne incoronata, su richiesta dell'allora vescovo Mons. Orazio Della Torre, il 10 luglio 1803. Nell'800 la città partecipò con entusiasmo ai moti indipendentistici del 1820, 1848 e 1860, e durante il plebiscito del 21 e 22 ottobre 1860, i cittadini sottoscrissero l'unità nazionale, con soli venti elettori contrari. L'unità, tuttavia, non apportò miglioramenti alle condizioni della città, e i lavoratori più umili si organizzarono nel locale fascio dei lavoratori nel 1893. Nel 1812 fu istituito il Distretto di Mazara. Durante il dominio borbonico sorsero numerosi insediamenti residenziali lungo le "trazzere" regie, mentre sulle sponde del Màzaro, già impegnate nei lavori di ammodernamento del porto, furono sempre più numerosi gli stabilimenti per la lavorazione del pesce e dell'uva. Dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala, e la nascita del Regno d'Italia, la città divenne uno dei tre circondari in cui era suddivisa la provincia di Trapani, il Circondario di Mazara, dal 1861 fino al 1927, quando restò solo la provincia. L'insofferenza delle classi meno abbienti sfociò, però, nei moti del 31 dicembre 1893-3 gennaio 1894, repressi con la dichiarazione dello stato d'assedio da parte di Francesco Crispi, che determinò lo scioglimento dei fasci. Seguì un periodo di depressione economica e demografica, iniziato con i flussi migratori verso gli Stati Uniti d'America, l'Australia e gli stati del Sud America, e culminato con la prima guerra mondiale. Nel 1921 fu istituito uno dei primi fasci di combattimento della Sicilia, guidato da Nino Sammartano.Tra il 1920 e il 1930, la flotta remo-velica divenne una flotta a propulsione meccanica, e questo determinò un aumento del pescato. La seconda guerra mondiale sospese, momentaneamente, lo sviluppo economico della città, che riprese subito dopo la fine dell'evento bellico. Mazara oggi è il porto peschereccio più importante d'Italia, secondo in Europa, avvalendosi di molta manodopera maghrebina. Mazara è salita alla ribalta delle cronache nel marzo 1998, quando un peschereccio locale, comandato dal capitano Francesco Adragna, ha recuperato, a circa 480 metri di profondità nelle acque del Canale di Sicilia, una scultura bronzea di oltre 2 metri, risalente al periodo ellenistico, conosciuta con il nome di Satiro danzante. La statua, dopo essere stata restaurata, ed essere stata per un breve periodo, in mostra a Roma, presso Montecitorio, dopo essere tornata a Mazara del Vallo, è ripartita per essere esposta all'Expo 2005 ad Aichi, in Giappone, presso il Padiglione Italia, dal 25 marzo 2005 al 25 settembre 2005. Dalla metà di ottobre 2005 il Satiro danzante è nuovamente esposto a Mazara nell'omonimo museo in Piazza Plebiscito. Nel giugno 2010 la città è stata riconosciuta dall'Assessorato regionale alle Attività Produttive quale comune ad economia prevalentemente turistica e città d'arte, e nell'agosto 2010 dall'Assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo quale comune a vocazione turistica.
ECONOMIA
Le attività economiche che lo contraddistinguono principalmente sono la pesca, l'agricoltura e l'industria cantieristica ed alimentare, in particolare quella del pesce. È uno dei più importanti e noti porti pescherecci italiani, base di armamento di una flotta di circa 350 grandi motopescherecci d'altura, (con circa 4.000 pescatori imbarcati), che rientrano ogni 20 giorni. A Mazara risiedono, spesso con le famiglie, circa 3.000 immigrati, provenienti in larga parte dal Nord Africa, impiegati da oltre 25 anni nelle attività pescherecce, agricole, e artigianali della città. Essi risiedono principalmente nel centro storico cittadino di matrice araba.