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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)







Capri Leone sorge in una zona litoranea collinare, posta a 400 metri sopra il livello del mare. Le attività economiche principali sono l'agricoltura e l'artigianato.
E' suddivisa in due parti: la parte collinare denominata Capri Leone (anticamente chiamata Crapisusu) e la parte marittima, più popolata, che è Rocca di Caprileone (anticamente chiamata Crapijusu). I nomi degli abitanti sono diversi, quelli di Capri Leone vengono chiamati "Capritani", quelli di Rocca "Roccaloti" oppure "Roccoti". Il nome originario del paese era Capri, che deriva da "capre" e rimase inalterato fino al 13 novembre del 1862, quando fu aggiunto l'appositivo "Leone" per distinguerla dall'altra Capri, che sorge sull'omonima isola in Campania. L'appellativo gli derivò da un grosso leone marmoreo, che è il simbolo del paese. Ma sulle origini del nuovo appellativo sussistono tutt'oggi delle tesi alquanto contrastanti. Tra le più attendibili quella che vuole il termine aggiunto per esaltare il coraggio degli abitanti di Capri, distintisi nelle guerre per l'unificazione d'Italia, unitamente ai garibaldini, ed anche come vuole Nicotra, "per la ben ordinata Guardia Nazionale, capitanata da Giuseppe Crimi, che diede prove di valore nei gravi disordini della vicina Mirto, dove perirono, vittime dell'insano furore popolare, non pochi innocenti".
La prima testimonianza dell'esistenza del borgo, della vicina San Marco d'Alunzio, risale al 1320, quando apparteneva a Vitale de Aloysio di "nobilissima" famiglia di stirpe francese.
Per alcuni storici l'antico "Crapijusu", doveva rappresentare il vecchio nucleo abitato dell'odierna frazione di Rocca, "posto lungo il tracciato della via Valeria, alle foci del fiume Zappulla". Il nome che più tardi   divenne "Zappulla", venne infine sostituito con Rocca.
Il toponimo di "Rocca", derivante dall'attuale rocca che sovrasta il centro abitato, viene citato per la prima volta dal Meli con la denominazione di "Rocca dello Cria" ed era già conosciuta per la fertilità della sua valle.
In questo periodo, e già durante il periodo normanno, erano fiorentissime in questi luoghi l'industria navale e la produzione della seta che rappresentavano una sicura fonte di reddito per gli abitanti, e questo spiega il continuo incremento demografico e la continua crescita del centro marino nonostante le cospicue tassazioni che aumentavano di giorno in giorno. L'industria navale però ben presto dovette chiudere i battenti a causa del dissennato  disboscamento durato più di un secolo, che aveva impoverito oltremodo le riserve di legname nei boschi circostanti, mentre si mantenne a lungo fiorente la produzione della seta almeno fino alla fine del 1600, scemando poi man mano fino a cessare del tutto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, per effetto dei nuovi processi di produzione e scambi avutisi a seguito del boom economico degli anni Sessanta. 
Successivamente agli Alojsio succedettero gli Aragona che mantennero il possedimento fino al 1377, ribellandosi al Rè "Martino il Giovane", vennero privati di Capri e di tutti i loro averi. Un'altra famiglia che ebbe un ruolo fondamentale nella storia di Capri e Rocca, fu la famiglia Filangeri anch'essa di origini francesi, come gli Alojsio. I Filangeri furono signori di Capri dal 1398, e dopo un breve periodo in cui il territorio insieme a Mirto e Fitalia, appartenne a Lancellotto di Larcan, signore di San Fratello, la famiglia Filangeri, riapparve nel 1453 con Riccardo secondogenito di Francesco, che si fregiò del titolo di conte e, nello stesso tempo, gli fu data l'investitura del casale di Mirto, Crapi e Frazzanò". 
Nel 1497 sotto il conte Girolamo Filangeri, che intanto era entrato in possesso di San Marco e dei casali di Pietra di Roma, gli abitanti di Crapi per volontà del vicerè di Sicilia, Giovanni de La Nuca, ottennero diversi privilegi, tra i quali il permesso di far pascolare le bestie nel bosco della "Suvarita", dove potevano anche tagliare i rami degli alberi; l'esenzione del pagamento per il mantenimento della guardia di Pietra di Roma; la possibilità di pascolare le bestie nella pianura di Rocca; il libero uso della caccia; la remissione per le accuse criminali fatte dal signor conte alla Regia Gran Corte; la restituzione dei pegni e l'elezione popolare dei giudici civili. In cambio dovevano al conte un donativo di 100 onze. Invece, dice Sgro, "nel caso di disapplicazione dei capitoli da parte del conte, era prevista una penale di 1000 fiorini a suo carico e dei suoi eredi, da versare al regio fisco". Naturalmente questa imposizione non piacque ai Filangeri che loro malgrado dovettero sottostare al vicerè. Nella concessione di tutti questi privilegi, alla cronaca dell'epoca, appare evidente una grande protezione del clero locale ai Procuratori di Capri, clero che fu subito punito dai signorotti locali con angherie e violenze di ogni genere. 
Nel 1507 Gerolamo Filangeri vendette i casali di sua proprietà, compresi Capri e Rocca ai Balsamo. Questa famiglia di piccola nobiltà (molti storici li definivano addirittura mercanti), acquistò con il possesso delle terre il titolo di baroni. E il momento in cui inizia a diffondersi il banditismo, che non fu un fenomeno isolato, forse in relazione alle difficoltà "politiche" in cui versavano le piccole comunità, oppresse dal potere feudale, anche se sotto i Balsamo, Crapi ottenne ulteriori privilegi.
Nel 1594 il borgo ritornò ai Filangeri, riacquistata da don Gerolamo. Vito Amico riferisce che Capri, dopo il 1604, fu trasferita come pegno a vari signori, tra cui i Branciforte e i Cardona. cui apparteneva nel 1620. Capri  ritornò ai Filangeri nel 1750, dopo aver subito le devastanti conseguenze del terremoto del 1693 e della terribile alluvione del 1682. Con l'abolizione del feudalesimo nel 1812, quando la Provincia di Messina fu divisa nei distretti di Messina, Castroreale, Patti e Mistretta, Capri, venneinclusa nel distretto di Patti, e venne donata alla diocesi.
Intorno al 1850 il centro si suppone fosse già abbastanza popolato, in quanto contava già tre chiese: quella di San Giuseppe; dei Santissimi Pietro e Paolo in contrada Castellari e la chiesa di Sant'Anna a Laganeto.
Patrioti "fin nel midollo", gli abitanti del luogo ebbero una parte importante nei moti rivoluzionari che portarono all'unità d'Italia, e molti di loro persero la vita al servizio della patria, partendo come volontari dietro le truppe di Garibaldi. E fu proprio in questo periodo che Capri aggiunse l'appellativo di Leone al suo nome originario, forse per distinguersi dalla più famosa località della Campania. Nacquero i primi consigli comunali, eletti su base censitaria e questo comportava il più delle volte che a reggere le sorti del Comune fossero quasi sempre gli stessi elementi, a volte pure appartenenti alla stessa famiglia. 
Sotto le sindacature di Gaetano Camma furono create alcune iniziative, destinate ad aiutare economicamente i cittadini, come il "peculio", che consisteva in un ammasso di cereali da cui i contadini più poveri prelevavano una certa quantità di grano sufficiente alla semina, che veniva restituita, con gli interessi, al momento in cui veniva effettuato il raccolto, e la costruzione di un mulino comunale, in cui veniva effettuata la macinazione dei cereali.
Nel 1910 sotto la sindacatura di Cesare Coco, venne fatto uno dei primi tentativi per il rilancio turistico della cittadina con la concessione dell'autorizzazione per l'apertura dell'albergo "Belvedere" e la richiesta dell'istituzione di una ricevitoria postale a Rocca.
Nel 1916 venne realizzato il lavatoio pubblico, mentre nel 1924 fu installato l'orologio da torre e regolamentata la macerazione dei lini. Il Comune sempre in questo periodo aderì al Partito Nazionale Fascista e conferì la cittadinanza onoraria a Mussolini. Nel 1927 il podestà Alfio Lo Cicero decretò il trasferimento del centro abitato di Capri Leone, nella frazione di Rocca, che stava avendo un notevole sviluppo, grazie anche alla sua posizione più favorevole sulla costa.
Le attività economiche principali sono l'agricoltura e l'artigianato. I prodotti maggiormente coltivati sono gli agrumi, i cereali, gli ortaggi, le olive e la frutta. Caratteristici sono i ricami e le borse artigianali in pelle.


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