Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Rosolini dista 49 chilometri da Siracusa, è a Sud Ovest nella provincia. Sorge ai piedi dei monti Iblei e si trova a cavallo tra le province di Siracusa e Ragusa. Del Comune, che è per lo più un centro agricolo, resta la parte più antica dell'abitato, sorto agli inizi del secolo XVI, che è di impronta ottocentesca. Poco rimane del nucleo originario del centro. Rosolini però, è ricca di cave e di siti archeologici antici che precedono la dominazione greco-romana. Le leggende mitologiche gli attribuiscono una diretta discendenza dal dio Vulcano, il cui figlio, scappato dall'Etna, fondò la città. Le vicissitudini storiche invece parlano delle famiglie Platamone, Moncada, Paternò. Lo stemma della città di Rosolini è raffigurato con "Un'aquila con ali spiegate con gli artigli adunchi e distesi, sormontata da una corona all'antica d'oro, con lo scudo dello stemma dei principi Moncada-Paternò sul petto e con una striscia ai piedi contenente la dicitura "Universitas Rosolinorum Regi beneficio" su fondo azzurro. Riguardo al nome, questo verrebbe da una mescolanza di linguaggi dei popoli che si succedettero alla dominazione della Sicilia che, pare iniziando dai Greci che chiamarono queste terre con il nome di "Eloro", abbiano dato spunto ai Romani che le ribattezzarono "Rus Elorinum" che indicava, appunto, il territorio dell' antica colonia siracusana del sec. VII a.C., da quì Rosolini. È più attendibile e realistico invece che il nome "Rusalini", come viene detto in dialetto, sia di derivazione araba come d'altronde tutte le contrade della zona. Infatti nell'antico insediamento che gli arabi trovarono era ubicata (e tuttora esistente) una basilica cristiana scavata nella roccia dove si venerava una croce. Quindi gli arabi rispettando la tradizione locale non fecero altro che chiamare nella loro lingua quello che trovarono e cioè : "Rus Salib'ni" che letteralmente in italiano si traduce in "La Grotta della croce". Ad avvalorare la derivazione araba del nome "Rusalini" è da tener presente che tutte le contrade della zona hanno sino ad oggi nomi (anche se storpiati nei secoli) arabi tipo: "Nar Balata" (zona di acque) "saia rinnici"canale costruito dagli arabi per bonificare tutta la zona paludosa della contrada) "ranati", "stafenna","gisira", "renna" e tante altre contrade che gli arabi identificarono e colonizzarono nel loro insediamento nella zona. Quindi è da ritenere più veritiero che il nome della città sia di origine araba. Rosolini appartenne alla famiglia Platamone dal sec. XV col titolo di baronia, ma il centro abitato fu fondato da Francesco Moncada principe di Lardaria solo nel 1713, dopo aver avuto il feudo grazie al suo matrimonio con Eleonora Platamone. La richiesta di autorizzazione ad edificare la baronia di Rosolini ed a renderla popolata era stata firmata da ambedue i coniugi, a completamento di una pratica iniziata nel lontano XV secolo. Infatti i tentativi di fondazione di Rosolini risalgono a tempi piuttosto remoti e precisamente al 15 gennaio 1485 quando Ferdinando il Cattolico concesse la prima Licentia Edificandi, per revocarla, dopo appena due anni, il 23 gennaio 1487, per l'ostilità di Noto. Con la revoca venne interrotta la costruzione del Castello, che il feudatario aveva incominciato a fare edificare sulla balza rocciosa che avvolge, a Sud, l'attuale centro abitato. Trascorre un secolo per poter giungere alla seconda Licentia concessa a Girolamo Platamone e Imposa: vi si autorizzava il Vicerè Arnaldo Albertino, Vescovo di Patti, ad emettere la Licentia Edificandi, ma a condizione che Noto l'accettasse, viceversa in caso di contrasto fra le parti, sarebbe stata revocata, come di fatto avvenne. Alcuni anni dopo i feudatari Baronessa Maria Platamone e il marito Diego De Silva chiesero al Vicerè del tempo di essere autorizzati a costruire un castello. Noto reagì nuovamente, con una lettera di Cola Mandalà, Procuratore della cittaà, diretta al Presidente del Regno Ferdinando De Silva con la quale lo supplicava di non doversi concedere ai feudatari di Rosolini la Licentia Edificandi. Tutte queste opposizioni sicuramente saranno state per motivi economici e in più, nel corso delle lotte plurisecolari sostenute dai Platamone contro Noto per far sorgere Rosolini, si era inserita anche la lite delle "terze parti". Si trattava di un privilegio che consisteva nel far trasportare nei granai pubblici di Noto la terza parte del frumento raccolto dai cittadini nel territorio della cittaà mentre le altre due parti rimanevano ai produttori per consumarle o per venderle. Ciò serviva per aiutare in caso di cattivi raccolti o guerre, pestilenze, terrmoti. Il 19 dicembre 1673 il Barone Don Francesco Platamone Gantes ebbe il titolo di Principe di Rosolini e gli fu finalmente concessa l'edificazione della terra ed il suo popolamento entro dieci anni. Questo termine non fu però rispettato per una serie di eventi negativi. La supplica di Don Francesco Moncada e Cirino e della moglie Donna Eleonora Platamone fece riconsiderare al re Filippo V quel termine di dieci anni, concesso dal suo predecessore, per la gravità degli eventi accaduti in quel lasso di tempo e permise che la edificazione del Borgo nella baronia di Rosolini venisse finalmente adempiuta. Le attività prevalenti sono l'agricoltura, l'allevamento e l'artigianato. Le colture principali riguardano gli ortaggi in serra, gli agrumi, le mandorle, le carrube e le olive. Gli allevamenti presenti sono quelli di bovini, ovini e suini. Caratteristici sono inoltre i manufatti in legno.