Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I) |
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La venuta degli Angioini rappresentò il trionfo della politica papale in Italia, in quanto da una parte sancì il preteso diritto feudale della Chiesa sulla Sicilia e dall?altra segnò il sorgere di un regno al servizio del partito guelfo, proprio nella roccaforte del ghibellismo. Proprio per mettere a più diretto contatto il centro del regno con le forze della penisola che Carlo d'Angiò trasferì la capitale da Palermo a Napoli con enorme disappunto del popolo siciliano. I Normanni e gli Svevi, infatti, per la loro politica d'indipendenza nei riguardi della Chiesa e di consolidamento del potere regio, erano riusciti a tenere a freno la prepotenza ecclesiastica e feudale. Nel 1258 il Parlamento "Siculorum" incoronò re Manfredi, figlio di Federico II. Egli venne però scomunicato (ricordiamo che la Casa di Svevia, era vista dal papato come una minaccia per la sopravvivenza stessa dello Stato pontificio). Nel 1261 Edmondo fu deposto da un papa francese che convinse Carlo d'Angiò, fratello di San Luigi re di Francia, a perorare la sua causa sostituendo Edmondo. Incoronato a Roma cinque anni dopo, Carlo d'Angiò parte per sottrarre il trono a Manfredi. Egli promosse una spedizione militare per conquistare il Regno e, nel 1265 il nuovo papa, (del pari francese), Clemente IV, lo proclamò Re d'ambendue le Sicilie. Manfredi venne ucciso nella Battaglia di Benevento il 26 febbraio 1266. Inizia così per la Sicilia la dominazione angioina. il 6 Gennaio del 1266, Carlo D'Angiò fu incoronato a Roma re di Napoli e Sicilia. I Siciliani, per lealtà verso gli Svevi, chiamano come loro re Corradino, figlio di Corrado di Svevia. Sembra che la Sicilia si divise in due fazioni: invece di Guelfi e Ghibellini furono chiamati ferracani i seguaci di Carlo d'Angiò e Paterini gli altri. Carlo D'Angiò, dopo avere sconfitto Corradino a Tagliacozzo (in Abruzzo) il 13 agosto 1268, si impadronisce dell'Isola attraverso l'azione di un suo luogotenente, Guglielmo l'Etendart. Corradino e il cugino Federico di Antiochia trovarono rifugio nel castello di Astura. Ma tradito da Frangipane, che lo aveva ospitato, Corradino venne consegnato a Carlo che lo fece giudicare a Napoli e qui decapitare. La tragica fine avvenuta nel 1268, nella Piazza del Mercato a Napoli, sancì la definitiva sconfitta dell'Impero. La leggenda vuole che prima di morire Corradino, come sfida, lanciò tra la folla un guanto che venne raccolto da Giovanni da Procida (nobile e fiero esule salernitano che successivamente si travestì da frate per giungere al cospetto del Papa Nicolò e mettersi d'accordo con Lui per dare aiuto a Pietro d'Aragona nel togliere il regno a Carlo d'Angiò). L'avida politica fiscale attuata da Carlo D'Angiò, anche per finanziare le imprese militari alla conquista di Gerusalemme, accrebbe il malcontento. La reggenza di Carlo d'Angiò costituì di fatto un profondo rivolgimento economico-sociale che riportò la Sicilia ad un ordinamento feudale arretrato rispetto a quello in cui essa si trovava Nel 1282 i Siciliani insorgono contro di lui con la guerra del Vespro che darà inizio ad un lunghissimo periodo di contese che sarà ricordato come la Guerra dei Novant'anni (1282-1372).
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