Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa del Carmine Vecchio - Francofonte
La chiesa di S.M. dei Genovesi venne edificata fuori l’abitato, verso est, nella seconda metà del sec. XV. I fondatori furono un gruppo di coloni genovesi, provenienti dalla vicina Caltagirone, dove già da tempo risiedeva una folta comunità ligure per motivi commerciali. In questa città occupavano un quartiere alla periferia nord-orientale, con al centro una chiesa dedicata a S. Giorgio, ancora esistente. Anche a Francofonte si costruirono tutta una serie di abitazioni e magazzini fino a formare una borgata.
Elementi caratteristici della borgata erano anche le numerose fosse scavate nel terreno e denominate “gessere”, queste venivano utilizzate per la conservazione del grano. Le gessere dettero il nome anche alla circostante contrada ed al vicino mulino. La chiesa fu sempre tra le più importanti del paese e nel 1518 i coloni vi istituirono una confraternita. La confraternita si mantenne anche dopo il 1583, anno in cui la chiesa venne dedicata alla Madonna del Carmine e si costruì l’attiguo convento, abitato da sei frati Carmelitani. Anche questa chiesa fu al centro delle attenzioni dei Gravina-Cruyllas (signori di Francofonte) che contribuirono notevolmente all’arricchimento delle sue decorazioni interne, tra l’altro, tre componenti la nobile famiglia vi trovarono sepoltura, sul finire del sec. XVI. Il terremoto dell'11 Gennaio 1693 provocò la rovina del complesso religioso e negli anni successivi i frati, d’accordo con i confrati, decisero la ricostruzione nel nuovo sito, individuato al centro del paese, sull’area della distrutta chiesa di S. Sebastiano e l’attiguo spazio alla sua dx. Alcuni oggetti sacri furono recuperati tra le macerie e trasportati nella nuova chiesa, tra questi la grande tela della Madonna del Carmine, risalente al sec. XV. Dopo il terremoto non venne ricostruito neanche l’ex borgo dei genovesi, tutta l’area fu sfruttata nei secoli successivi per usi agricoli, tra cui l’impianto di un agrumeto (oggi scomparso). Fu solo nella seconda metà del sec. XIX che iniziò a formarsi, poco più a sud, il quartiere del Corso o dei Modicani, così detto per via dei numerosi coloni che da quella contea vennero qui ad abitare per i lavori stagionali inerenti all’agrumicoltura, ma anche per motivi commerciali e artigianali. Nel 1970 nell’area attorno ai ruderi furono rinvenuti una statuetta acefala di S. Michele Arcangelo ed una lumiera, entrambi del sec. XV. Nel 1980 nella scheda redatta per il censimento nazionale sui BB.CC., i ruderi di chiesa e convento vennero correttamente circoscritti in previsione di futuri restauri. Nessuno però tenne conto di tale circoscrizione, quando nel 1985 ebbero inizio i lavori di sbancamento della zona per l’edificazione di un quartiere residenziale; i danni arrecati ai reperti sopravvissuti furono gravissimi. Nel mese di aprile 1996 venne alla luce quella che avrebbe potuto essere una delle gessere dei genovesi, distrutta nel mese successivo.
La chiesa del Carmine Vecchio, ex S.M. dei Genovesi aveva pianta rettangolare di m. 8.00 x 25.00 con facciata rivolta ad ovest. Sul suo aspetto esterno possiamo fare solo delle ipotesi; la facciata doveva avere liscia stesura di conci arenari in cui andava ad incastonarsi il portale, sicuramente ogivale. Le parti sopravvissute della chiesa sono: il lato sud (fino al 1986 per un tratto di m. 24.00), e il lato est o di fondo, chiuso agli angoli da due contrafforti realizzati con piccoli conci arenari. Le dimensioni del convento, affiancato al lato nord della chiesa, erano le seguenti: m. 25.00 x 25.00. Fino al 1989-90 sopravvivevanolungo tutto il loro perimetro le fondamenta.
Ubicazione: Margine Nord di Piazza Carmine Vecchio.