Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Monastero delle Benedettine - Francofonte
Il monastero delle Benedettine venne fondato nel 1532 dal barone don Ferdinando Moncada, accanto alla preesistente chiesa di S. Antonio da Padova. Già nel corso del sec. XVI era segnalato tra i più importanti del Val di Noto e nel 1593 le religiose presenti arrivarono al numero di 44 (mai più raggiunto). Il terremoto del 1693, arrecò gravi danni all’edificio ma nessuna delle suore rimase vittima dei crolli. Nei primi anni del sec. XVIII iniziarono i lavori di ricostruzione terminati nel 1732.
Questa data può leggersi sull’architrave di una finestra al primo piano del lato sud. Il monastero, come anche gli altri due conventi di Francofonte, venne espropriato alle religiose e acquisito dal Comune nel 1866. Da quella data e fino al 1920 fu destinato a ospitare le scuole elementari e alcuni uffici di pubblica amministrazione. Nel 1923 si propose la trasformazione in Ospedale Civico, mai attuata. Nel 1925 vi si insediò l’attuale ordine religioso delle Suore Francescane che intitolarono l’edificio; “Istituto femminile S. Rosa da Viterbo”. Notevoli lavori di ristrutturazione eseguiti tra il 1968 e il 1971 lasciarono sopravvivere del settecentesco monastero le sole mura esterne sui lati Nord (facciata), ovest e sud.
La chiesa di S. Antonio da Padova era stata fondata il 13 Giugno 1468 dal barone don Giovanni Cruyllas, la data è incisa a caratteri gotici molto corrosi sull’architrave del portale. La prima notizia documentata risale al 1490. Fin dalla sua fondazione questa chiesa ebbe notevole importanza religiosa e urbanistica e godette sempre delle attenzioni della famiglia Gravina-Cruyllas, in essa infatti trovarono sepoltura tre loro componenti, compreso il fondatore. La festività del Santo era molto sentita dalla popolazione e al fine di solennizzarla ancor di più, il barone don Giovanni istituì nel 1470 una corsa di cavalli. La partenza avveniva davanti all’allora chiesa di S. Sebastiano (poi del Carmine), e fino all’attuale piazza Carmine Vecchio (andata e ritorno). Il premio dato al vincitore era costituito da un drappo di stoffa dipinto definito “palio”. E’ interessante notare che da quella corsa deriva il nome di “Cursu” o Corso a tutto quel tratto di strada. Il nome sopravvive ancora oggi e serve ad identificare l’attuale via Roma e il tratto orientale del Corso V. Emanuele. Dopo la fondazione del monastero la chiesa perdette d’importanza e probabilmente non era più tanto frequentata dal popolo. Il terremoto dell’11 Gennaio 1693 non distrusse questa chiesa la quale sopravvisse quasi integra fino ai devastanti lavori di ristrutturazione del 1968-71.
Il monastero si imposta su pianta rettangolare di m. 12.00 x 32.00 ed è distribuito su due piani. La facciata è rivolta a nord ed è scandita verticalmente da sei paraste tuscaniche, altrettante si trovano sulla parete opposta. L’ala sx. è caratterizzata dalla torre campanaria che si eleva su tre piani, su ambo le facciate di questa si aprono una serie di tre finestre con arco a pieno centro, tutte e sei queste aperture sono chiuse da caratteristiche inferriate o “gelosie” ricurve e sporgenti verso l’esterno, queste permettevano alle religiose di poter vedere all’esterno senza esser viste. Al piano terra della facciatasono ancora integre le quattro finestre settecentesche, due su ciascun lato del portale.
Tutte le altre aperture sono state modificate in parte o totalmente, sulla facciata posteriore è stata addirittura realizzata una porta quando l’edificio venne adibito a scuola. Dal lato sx. il monastero era affiancato da un piccolo cortile e da una serie di bassi edifici ceduti in affitto per usi commerciali e artigianali, tutta questa parte è andata distrutta nel 1968-71 per la realizzazione della nuova ala dell’istituto. La chiesa aveva pianta di m. 8.00 x 23.00, la facciata, rivolta ad Ovest, presenta una liscia stesura di conci arenari in cui è incastonato il bel portale ogivale. Nella strombatura erano tre coppie di colonnine (sopravvivono le due esterne), sulle quali si sviluppa la serie di eleganti capitelli sorreggenti a loro volta le costolonature dell’arco cuspidato, questo terminava con una croce, la quale è stata spezzata in epoca imprecisata. Tre grandi finestre si aprivano su ciascun lato, mentre una più piccola era sulla facciata al di sopra della cuspide del portale. All’interno dovevano esserci almeno cinque altari compreso quello maggiore, alcuni avevano decorazioni marmoree del sec. XV e della prima metà del XVI, ovvero i sepolcri dei Gravina-Cruyllas. Il soffitto era a cassettoni, secondo la tipica fattura quattrocentesca, anche questo elemento venne distrutto assieme al resto della chiesa nel 1968-71. Gli altari erano stati già distrutti, forse poco dopo il 1866, quando cioè la chiesa e il monastero furono trasformati in scuole elementari. Nel 1938 il portale e la chiesa furono segnalati come bene di interesse storico-artistico, meritevoli di restauro, nel censimento dei BB.CC. nella Sicilia sud-orientale. Ancora nel 1970, il portale venne scelto per la copertina del volume “Francofonte formazione urbanistica e sacra”.
Il monastero è ubicato in via Umberto (ex Strada S. Anna, monastero), via Mazzini (portale ex chiesa S. Antonio da Padova).