Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Matrice Vecchia - Castelbuono
La chiesa Matrice Vecchia, dedicata all’Assunta venne costruita nel XIV secolo sulle rovine di un tempio pagano col materiale di riporto. Lo dimostrano anche i reperti rinvenuti durante i lavori di restauro, fra cui un "cippo" di pietra locale scolpito, raffigurante simbolici rilievi che richiamano il culto del "dio sole", un frammento di pavimento con formelle a forma di papaia che innestandosi fra loro mettono in evidenza il segno della svastica di origine persiana, i capitelli ornati con rilievi di cultura arcaica.
Si crede che originariamente fosse una moschea, di cui rimangono le due finestre moresche ad archetti tribolati scoperte, durante il restauro, sui muri più antichi. Sembra inoltre che il campanile sia stato costruito sui ruderi di una torre saracena. La costruzione ha subito nel corso del tempo diversi rimaneggiamenti e attualmente mescola gli stili romano-gotico, gotico-catalano e composito-chiaramontano.
Il prospetto della chiesa è adorno di un bel portale gotico-catalano con orlatura a foglie rampanti, e di un portico a tre arcate a tutto sesto del XVI secolo, che, originariamente, girava anche sul fianco della quarta navata. Nella parte superiore il prospetto è sormontato da una tipica merlatura ghibellina a coda di rondineperchè ghibellini erano i Ventimiglia Signori di Castelbuono. Nel portico sono presenti tracce di un affresco raffigurante la scena del “Transito di Maria”. Il maestoso campanile, per la sua pesantezza strutturale in contrasto con le cuspidi, richiama lo stile di transizione romanico-gotico. Al centro è una bifora con colonnina marmorea, a cui si appoggiano due archetti ciechi poggianti su piccole mensole scolpite, raffiguranti figure mostruose. La cupola è spezzata da una corona merlata, da cui svetta il pinnacolo rivestito da mattonelle a smalto di gusto moresco.
Prospiciente alla chiesa si allarga l'ariosa Piazza Margherita, abellita dalla fontana cinquecentesca. Di fronte si innalza l'antico edificio ov'ebbe sede la "Banca della corte" della città, dal 1793 al 1965 adibito a carcere.
L'architettura della chiesa, dedicata a "Santa Maria Assunta", è d'un tardo romanico-gotico; era a tre navate ,sul finire del sec. XV vi fu aggiunta la quarta navata, con soffitto a cassettoni con trabeazioni che poggiano su mensole scolpite.
Sulle colonne cilindriche sono stati scoperti i frammenti di pregevoli affreschi trecenteschi con figure di santi e di martiri (Santa Caterina di Svevia), di squisita fattura medioevale. Vari saggi confermano che la chiesa doveva essere riccamente decorata da affreschi, coperti da un’imbiancatura attuata durante la pestilenza del XVII secolo. Un frammento di pittura a encausto rappresentante "lo Sposalizio di Santa Caterina", di scuola siculo-toscana si conserva accanto alla porta della sacrestia. Ben disposto il tessuto pittorico murale trecentesco che raffigura la "Consacrazione delle Vergini".
Nella cripta sotto il presbiterio fanno singolare mostra gli affreschi medievali, rinascimentali e barocchi che riproducono vita, passione, morte e resurrezione di Cristo.
Sull'altare maggiore troneggia il Polittico del 1520, definito il più grandioso della Sicilia, che simboleggia il "poema della redenzione", opera attribuita prima ad Antonello de Saliba, nipote del grande Antonello da Messina. Commissionato da Simone Ventura nel 1520, e attribuito dal Di Marzo ad Antonello da Messina, il polittico è,più probabilmente, opera di Pietro Ruzzolone, attribuzione, quest'ultima, ugualmente problematica per i pochi dipinti sicuri del pittore palermitano. La gigantesca composizione è, comunque, un'opera diseguale, dove Ruzzolone alterna e sovrappone alla più sicura impostazione spaziale di alcune figure elementi più arcaici, saturando la scena con i colori caldi e squillanti dell'oro dei fondi e dei gialli e rossi delle vesti. Pitture, intaglio e oreficeria vi si armonizzano perfettamente. Le ventisei figure pittoriche sono suddivise in scomparti e inghirlandate da una cornice gotico-catalana, opera di un intagliatore messinese). Le figure rappresentano la Redenzione (Dio, Profeti, Apostoli, San Gioacchino e San Giuseppe). Nella parte centrale sono dipinte le figure dell’arcangelo Gabriele e dell’Annunziata, che hanno accanto Sant’Elisabetta e Sant’Anna. Nella parte più bassa la Madonna col Bambino con a destra San Paolo e Sant’Agata, a sinistra San Pietro e Santa Lucia.
Da splendore alla cappella del "Sacramento" il Ciborio in marmo - alto più di quattro metri e largo due - attribuito a Mastro Giorgio Da Milano ed eseguito intorno al 1493, che si presenta riccamente decorato con rilievi, bassorilievi, figure, fregi e festoni, colonnine e piramidette; alla sommità è raffigurato a mezzobusto il Padre Eterno; al di sotto di due schiere d’angioletti, nella lunetta, una scena della "Natività", che un fregio divide lda quella della "Crocifissione". Dodici angioletti fiancheggiano il tabernacolo; ai suoi lati stanno seduti i quattro evangelisti e i dottori della Chiesa; nella predella i dodici apostoli e i redentori, di pennello settecentesco.
Madonna col bambino di Antonello Gagini. Fa parte del trittico e ne rappresenta la figura centrale. Ai lati è possibile vedere i santi S.Antonio Abate e S.Agata. Databile tra gli ultimi anni del 400 e i primi del secolo successivo, presenta, in particolare nel pannello centrale, echi antonelliani - ma anche marchigiani - nella salda impostazione luminosa della figura della Vergine; mentre meno raffinate, e forse di altro autore, sono le figure dei due santi laterali che presentano, nella figura di S.Agata, caratteri goticheggianti Il trittico ( a cui mancano alcune tavole del coronamento ), dalla bella struttura tardo gotica, è così un tassello importante di quel mosaico in cui gli echi della lezione di Antonello (che non conobbe in Sicilia che un seguito sporadico) si inrtreccianocon quelli della pittura marchigiana e alle correnti iberiche e fiamminghe.
Due nicchie accolgono la statua di Santa Maria degli Angeli , 1520, di Bartolomeo Berrettaro.
Fra le altre statue si notano: la Madonna del Carmelo (1500) di B. Berettaro e la Madonna degli Angeli (1520) - più espressiva - di Antonello Gagini.
Nella chiesa, oltre alle opere del pittore Giuseppe Di Garbo (XVIII secolo), fra cui un quadro con l’"Agonia di San Giuseppe", si conserva la copia del polittico, detto del Beato Guglielmo, il cui originale, trafugato intorno al 1875, si trovava nel Santuario di Santa Maria del Parto. Il polittico, attribuito alla scuola antonelliana, è diviso in cinque scomparti. Ai piedi della Madonna si osserva la figura di Giovanni Ventimiglia, committente dell’opera.Di grande rilievo la cripta completamente affrescata con le scene della passione di Cristo.
Ospita la congregazione dell'Addolorata Maschile e una delle congregazioni femminili deidicate alla stessa titolare. Da qui parte la processione del Venerdì Santo, la Madonna Addolorata ivi custodita è però uscita in processione solo ad anni alterni, l'altra statua, detta dei civili, è custodita nella chiesa della Badia. Altre feste che qui si celebrano sono San Giovanni,(di cui si conserva una splendida e antica statua)24 giugno; San pietro 29 Giugno; l'Assunta titolare della parrocchia e altre festività mariane. da quando s sta lavorando al restauro delle chiese di San Vincenzo e della Madonna del Rosario ospita le feste della Madonna del Rosario, di San Vincenzo e Santa Lucia di paese.