Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di San Francesco di Paola - Enna
Lasciando alle spalle il castello di Lombardia e percorrendo la via Roma, si ha modo di osservare l'antica chiesa di S. Fransecsco di Paola sita nell'omonima piazza. Nella complessa storia dell'antica e inespugnabile "Castrogiovanni" (l'antico nome della città di Enna ) sono vivi gli echi di una grande tradizione religiosa che trova la sua base nelle numerose congregazioni che nei secoli passati poterono opersre grazie al favore del popolo ennese e al contributo dei vari casati nobiliari.
Tra le tante merita il ricordo quella dei Frati Minimi o Paolotti che furono presenti ad Enna fino al 1862. Dall'autorità municipale di Castrogiovanni, nel 1601, venne offerta ai frati Minimi l'antica e cadente chiesa di Santa Maria la Potenza, che era già stata sede di un pio sodalizio istituito in onore della Madonna di Loreto e Confraternita di Santa Maria Lauretana. Successivamente alla loro venuta la chiesa si chiamerà Chiesa di San Francesco di Paola. Con il patrocinio della nobildonna Maria Parisi e il contributo dei fedeli, i frati Minimi, ristrutturarono la chiesa di sana pianta e di fianco ad essa, nel sito di alcune proprietà appartenenti alla nobildonna, costruirono un convento dove vi risiedettero fino al 1862 anno dell'esproprio delle proprietà fondiarie della Chiesa da parte dello neonato stato italiano.Il convento possedeva un piccolo feudo con un fabbricato a tre stanze in contrada Rossi ed un bosco detto Fiumara o Palangoni in contrada Zagara. I proventi di questi possedimenti non erano però sufficienti al mantenimento dei religiosi e della chiesa, si rimediava così con la generosità dei fedeli. In seguito ad una legge del 1866 i fabbricati del monastero furono venduti a privati per una somma molto modesta. Le terre, che costituivano il piccolo feudo del monastero, furono vendute all'asta a cura della direzione del demanio nel 1868. La chiesa rimase in funzione grazie alle offerte dei fedeli. Oggi del convento non rimane che una costruzione in rovina, mentre la Chiesa richiama l'attenzione dei turisti per gli stucchi barocchi di notevole fattura che incorniciano i portali, gli altari e per i particolari dell'interno; infatti vi è custodito un dipinto ad olio di un autore ignoto, rappresentante la "Presentazione al tempio ", una statua in marmo del Gagini rappresentante la "Madonna di Loreto", con incorniciature in oro zecchino, "Un busto di San Francesco di Paola" quasi uguale a quello che si trova nella chiesa del santo a Palermo e infine un altro interessante dipinto rappresentante "Il Martirio di Santo Stefano". L'edificio è a navata unica e il pavimento è in gran parte di marmo rosa del Portogallo; l'altare è d'onice, con in fondo il ciborio uguale al marmo del pavimento. Accanto all'altare si trova una croce di raffinata fattura anch'essa in onice con un Crocifisso in vetro mosaico che con la luce produce suggestivi effetti. La chiesa conserva al suo interno numerose testimonianze, anche di arte popolare, dell'intenso rapporto che ancora esiste tra la città e il culto del Santo Calabrese, " U Santu Patri" per gli ennesi.