Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di San Michele - Enna
Sita in Piazza Mazzini accanto al palazzo Varisano, la chiesa di San Michele Arcangelo, ex moschea araba presenta la sua facciata in stile coloniale spagnolo. Guardando a destra si affianca alla chiesa il collegio di San Michele che fino a non molto tempo fa ospitava le ragazze orfane o in difficili condizioni familiari. Durante il dominio arabo in Sicilia, il conquistatore Al Abbas ordinò la costruzione di una grande moschea ad Enna, a simboleggiare la preminenza politica e religiosa degli invasori. Nell'area della moschea sorse in seguito la chiesa forse non a caso intitolata all'Arcangelo, simbolo di lotta vittoriosa. L' insolita forma ellittica dell'interno, ne costituisce un elemento di fascino, quasi da teatro, completato dal pavimento in maiolica a forma circolare con cinque cappelle radiali più l’altare maggiore.
Secondo un’antica tradizione ennese, nel luogo preesisteva un’antica chiesa della città, chiamata S. Maria Maiuri, in avanzato stato di degrado, che sorgeva in quel luogo sacro sin dal V secolo d.C. sui resti del tempio pagano dedicato a Proserpina. Chiesa celebre che aveva dato ai Musulmani, che avevano occupato Castrogiovanni, negli anni che vanno dall’880 al 1100, l’estro per edificare la loro moschea "di frunti at la prima chiesa di li cristiani, chiamata di Santa Maria Maiuri" e di innalzare il minareto, più alto della Matrice cristiana, per dar modo al Muezzin di far sentire le lodi di Allah.
Una lapide commemorativa posta all’interno della chiesa indica come data di ultimazione dei lavori di ricostruzione l’anno 1734. L’iniziativa della ristrutturazione è dell’Ordine Femminile Benedettino, difatti la chiesa venne annessa all’esistente monastero dedicato a S. Michele Arcangelo. La nuova chiesa si distingue subito per la sua tipologia a pianta centrale, più raccolta ed in grado di fare apprezzare egregiamente lo svolgersi della preghiera comunitaria nonché l’ascolto della predicazione liturgica. E' attribuita a G. Gagliardi, architetto senatorio della città di Noto a cui se ne deve una consimile a Noto, intitolata a S. Chiara. La chiesa ha l’altare principale inserito in un profondo vano absidato e gli altari secondari in tre nicchie laterali a pianta rettangolare. La superficie delle pareti è "spazieggiante da un ordine architettonico con paraste sporgenti". Una volta ellissoica, a sezione circolare sull’asse corto, chiude lo spazio sacro, impostandosi su una fascia con funzione di tamburo al di sopra delle cornici. è un intervento sicuramente di alto livello artistico dovuto ad un progettista di valore, perchè "la moderazione nell’uso delle decorazioni e la dosatura degli elementi architettonici parietali conferiscono all’intervento un aspetto di raffinatezza che completa e sottolinea l’equilibrio compositivo dell’insieme".
Le ulteriori e varie opere di ristrutturazione ne hanno tracciato, nella facciata, lo stile coloniale spagnolo.