" E quel che vedi ne l'arco declivo,
Guglielmo fu, cui quella terra plora
che piagne Carlo e Federigo vivo:
ora conosce come s'innamora
lo ciel del giusto rege, e al sembiante
del suo fulgore il fa vedere ancora."
(Dante, Paradiso, canto XX, linee 61-66)
Nato nel 1153, Guglielmo II, figlio di Guglielmo I e nipote di Ruggero II d'Altavilla, salì al trono di Sicilia tredicenne alla morte del padre nel 1166 sotto tutela della regina madre Margherita di Navarra, la cui saggia politica contribuì alla riappacificazione del regno dilaniato da lotte interne dovute ad una serie di lacerazioni fra la nobiltà, il clero ed il popolo probabilmente anche accentuato dal carattere poco mite di Guglielmo I (per questo soprannominato il Malo) Nel 1172, raggiunta la maggiore età e sotto i saggi consigli del cancelliere Marco d'Ajello, Guglielmo II venne incoronato Re di Sicilia con l'appoggio del clero, dell'aristocrazia e dell'Arcivescovo Gualtiero Offamilio, precettore del giovane re. Di Guglielmo II, rispetto al padre, i cronisti dell'epoca sottolinearono spesso, oltre alla bellezza, la correttezza nell'esercizio delle funzioni ed il rispetto per le leggi ed il popolo, l'istruzione e la mitezza d'indole tutte qualità che valsero al normanno l'appellativo di Buono. Il re inoltre, riuscì a godere di un periodo di relativa stabilità e riappacificazione nelle relazioni fra le diverse fazioni, cosa che gli permise di rivolgere l?attenzione agli avvenimenti politici e e militari della penisola e del vicino oriente, nei quali eserciterà una decisiva influenza. Nella gigantesca lotta impegnata da Federico Barbarossa contro i Comuni Lombardi per ristabilire l'autorità imperiale, Guglielmo II, secondato da Matteo d' Ajello, perseguì una saggia politica diretta ad appoggiare l'immane sforzo del Papa e dei Comuni contro la prepotenza teutonica. L'apporto del suo intervento fu così decisivo da essere ritenuto indispensabile dal papa Alessandro III e da essere temuto dallo stesso Barbarossa, che invano tentò di tirarlo dalla sua parte offrendogli in moglie una delle sue figlie e di intimorirlo con la minaccia del Regno (1175). Nelle trattative di Venezia, intavolate subito dopo la sconfitta di Legnano (1176), i delegati di Guglielmo II riuscirono a sventare i maneggi dell'imperatore germanico costringendolo ad accettare patti vantaggiosi per la penisola e a giurare pace per quindici anni con la Sicilia. Si pervenne dopo lunghe trattative alla pace di Costanza, favorevole ai Comuni. Guglielmo II concluse accordi commerciali con Genova e Venezia e si impegnò contro i Musulmani sostenendo la terza Crociata assieme a Barbarossa, il re di Francia e quello d'Inghilterra. Nel 1174 contro il Saladino, condottiero dei Turchi che si erano spinti sino in Egitto, la flotta siciliana riuscì a forzare il porto d'Alessandria. Nel 1176, ancora ventitreenne, mandò il suo consigliere l'arcivescovo di Capua Alfano de Camerota a negoziare il matrimonio con la figlia di Enrico II d'Inghilterra, di soli dieci anni, per instaurare un'alleanza fra gli Altavilla e i Plantageneti. La missione fu svolta con successo e la principessa fu condotta nella capitale. A Palermo il 13 febbraio 1177, Guglielmo sposò Giovanna Plantageneto (1165-1199), figlia di Enrico II d'Inghilterra e sorella di Riccardo Cuor di Leone. Il periodo di prosperità che seguì al matrimonio ed il grande amore che i Siciliani accordarono ai loro sovrani, favorirono le arti in Sicilia. Fra le opere avviate da Guglielmo merita una citazione il duomo e il monastero benedettino di Monreale, realizzato con il beneplacito di Papa Lucio III che lo elevò al rango di sede vescovile. e l'Abbazia di Santa Maria di Maniace, fortemente voluta dalla regina madre Margherita. Anche la splendida costruzione della la Zisa avviata dal predecessore Guglielmo I fu completata sotto il suo regno. La sua inusitata tolleranza verso i suoi sudditi musulmani (che tanto scandalizzava i cristiani benpensanti ed esasperava il Papa) viene attestata dal noto viaggiatore Ibn Jubayr che, nella sua Rihla (Viaggio), ricorda come nel terremoto del febbraio 1169, egli s'aggirasse nella reggia affermando ai suoi diversi servitori: « Che ciascuno preghi il Dio ch'egli adora! Chi avrà fede nel suo Dio, sentirà la pace in cuore » (Trad. di Michele Amari, in: Storia dei Musulmani di Sicilia, Catania, Romeo Prampolini, 1933-39, vol. III, parte II, p. 542) L'atmosfera nel suo regno non era inquinata da odio inter-religioso: «E pur l'universale della popolazione non aborriva per anco i Musulmani - afferma Michele Amari nel suo capolavoro[1] - ... la voce del muezzin non facea ribrezzo nelle grandi città... onde gli eunuchi, gaiti o paggi che dir si vogliano, esercitavano gli ufficii di corte sotto quel velo sottilissimo d'ipocrisia che li facea apparire cristiani... Guglielmo accogliea con onore i Musulmani stranieri, medici e astrologhi e largìa denaro a' poeti... i Musulmani soggiornavano in alcuni sobborghi senza compagnia di Cristiani; un qâdî amministrava la loro giustizia; frequentavan essi le moschee e ciascuna era anco scuola: fiorivano i loro mercati...[2]». Contro Andronico che aveva usurpato il trono di Costantinopoli ad Alessio, Guglielmo II inviò una poderosa flotta al comando di Tancredi, Conte di Lecce. Le milizie siciliane si impadronirono di Durazzo e dei punti strategici della Dalmazia, espugnarono e saccheggiarono Tessalonica (Salonicco) ed entrarono trionfalmente a Costantinopoli, dove Andronico venne deposto ed ucciso (1185). Alla terza crociata intervenne con la sua flotta capitanata dall'ammiraglio Margarita di Brindisi, che dopo aver liberato Tiro dall'assedio, sbaragliò l'armata del Saladino a Tripoli di Siria (1188). All'improvviso, il 18 novembre del 1189, Guglielmo II morì a Palermo a soli trentasei anni. La prematura scomparsa del re e la mancanza di un erede maschio, che, solo, rappresentava la garanzia del regno, gettarono le basi del declino del regno di Sicilia già nel momento del suo massimo splendore. Prima di morire Guglielmo sembra aver costretto i vassalli del regno a giurare fedeltà alla zia Costanza d'Altavilla, di cui aveva a sorpresa approvato il matrimonio, celebrato nel 1185, con Enrico VI ( figlio di Federico I Barbarossa ) onde assicurare la successione al trono ed evitare il rinnovarsi delle lotte baronali, consegnando, però, di fatto il regno di Sicilia nelle mani degli Svevi. Guglielmo venne sepolto ai piedi dell'altare maggiore del Duomo di Monreale. Chi officiava la Messa doveva inginocchiarsi sulla tomba di Guglielmo. Il Cardinale Torres nel 1500 diseppellì il corpo del re e gli fece costruire un sepolcro rinascimentale, accanto a quello del padre Guglielmo I.
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