Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di S. Antonio Abate - Pedara
Sita nell'omonima piazza, che domina maestosa per il suo alto basamento, venne costruita intorno al 1680, in sostituzione di una più antica situata, pare, poco distante. Infatti, la presenza, a Pedara, di una chiesa o di una piccola cappella dedicata al grande santo eremita Antonio Abate è testimoniata sin dal XIV secolo nella “Cronaca Benedettina” scritta da Matteo Selvaggio vissuto nel monastero di Licodia. Detta chiesa sorgeva nell'omonimo quartiere di S. Antonio, costruita per devozione dai fedeli che erano in gran parte bordonari (mulattieri) e pastori e fu distrutta assieme a molte case circostanti dalla violenta eruzione del 9 novembre 1408. Dopo questa eruzione, secondo quanto scrisse Don Ludovico Pappalardo nella sua “Notizia Storica della Pedara”, fu iniziata la costruzione di un'altra chiesetta del Santo Abate, nella contrada detta “Pietralunga S. Antonio”, estremità meridionale del territorio comunale, ove i Pedaresi si erano rifugiati sotto la minaccia del fuoco etneo. Detta chiesetta però rimase incompiuta perché cessata l'eruzione si preferì piantarla dentro l'abitato, presso la nuova sciara del torrente lavico che erasi seccato. Qualche anno dopo, forse in seguito al privilegio concesso dalla Regina Bianca, moglie e vicaria del Re Martino, che esentava dal pagamento di alcune gabelle i paesetti dell'Etna colpiti dalla lava, i Pedaresi poterono iniziare la costruzione della nuova chiesa di S. Antonio a poca distanza dalla chiesa di S. Maria la Stella. Nel 1680 la chiesa fu abbattuta allorché, come riporta la citata “Notizia Storica della Pedara”, “si piantò la nuova più grande e di bellissimo modello, più vicina all'abitato con suo atrio e scalinate di pietra da intaglio, campane e sepolture proprie”. A distanza di 13 anni, l'11 gennaio 1693, il terremoto considerato uno dei più grandi disastri della storia urbana europea non dovette sconvolgere troppo la chiesa che si mantenne salda sopra quel banco di lava. Il sisma fece crollare il soffitto che era a cassettoni in legno, e alcuni tratti della finta cornice che quasi lo sosteneva; anche il campanile, che sicuramente doveva essere più alto, crollò in parte. La sistemazione, ad opera dell'umile popolazione del quartiere, fu portata a termine anche grazie all'instancabile collaborazione del grande benefattore e mecenate Pedarese Don Diego Pappalardo che, probabilmente, volle porre la propria firma facendo scolpire lo stemma della sua famiglia (braccio con la stella e tre scaglioni) alla base della statua di S. Antonio Abate posta sulla facciata della chiesa.
L'interno, dall'inconsueta pianta a due navate, è arricchito di tele, sculture e dorature. Vi si accede da un'ampia e scenografica scalinata. Si possono ammirare alcune tele risalenti alla fine del XVII secolo, un pregevole Crocifisso ligneo settecentesco e il simulacro del Santo Titolare risalente con molta probabilità alla fine del XVI secolo.