Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Scavi
Grazie alla monumentalità dei suoi resti, fin dagli anni cinquanta l'area della città ellenistico-romana venne demanializzata, adeguatamente attrezzata per l'apertura al pubblico e dotata di un piccolo antiquarium, mentre rimase ignoto, per lungo tempo, il sito dell'emporio arcaico di fondazione fenicia, ricordato da Tucidide nel VI Libro della sua opera e posto in felice posizione strategica, a controllo delle rotte commerciali tirreniche e del fertile e popoloso entroterra indigeno. Tale situazione ha avuto una svolta decisiva solo in anni recenti, grazie al forte e costante impegno della Soprintendenza oltre che per la tutela anche per quanto riguarda la ricerca archeologica, i cui risultati possono considerarsi di grande rilevanza sotto il profilo scientifico: gli scavi non hanno finora trovato nulla d'anteriore al IV secolo a.C. Si era quindi supposto che il centro più antico fosse da identificare con la vicina località di Pizzo Cannita, da dove provengono due sarcofagi antropoidi punici (ora al Museo Archeologico Regionale di Palermo), ma la recente scoperta di tombe del VI secolo ai piedi del monte Catalfano ha riaperto la questione: la Solunto più antica va cioè localizzata nella stessa zona di quella più tarda, anche se ne ignoriamo il sito preciso (forse ai piedi del monte, e in vicinanza del mare, come ci aspetteremmo per un emporio fenicio, o piuttosto nella zona non scavata a monte del teatro, dove va localizzata l'acropoli). Gli scavi e saggi effettuati a valle del Monte Catalfano, nella piana di Solanto e nel promontorio di San Cristoforo, in lembi di terreno faticosamente sottratti ad un'incontrollata attività edilizia, hanno rivelato l'esistenza di impianti artigianali e lembi di abitato risalenti al V sec. a.C. ma anche di livelli di occupazione databili a partire dal VII sec. a.C., permettendo così di identificare il sito del primo insediamento fenicio. Ricerche abbastanza estese sono state poi condotte nelle necropoli di età arcaica e classica , situate nelle contrade Campofranco e Olivetano, mentre rimane incerta la localizzazione della necropoli tardo-ellenistica e romana. Gli scavi realizzati nell'Ottocento avevano già liberato una parte della città, ma essi sono stati ripresi nel 1952, e portati avanti negli anni successivi. È così tornato alla luce un settore notevole del tessuto urbano, che permette di ricostruire la struttura riorganizzata integralmente intorno alla metà del IV secolo a.C. La città occupa il pianoro del monte Catalfano, che si digrada da ovest ad est (da un'altezza sul livello del mare da m 235 a 150), e in parte è franato sul lato nord. La superficie doveva essere originariamente di circa 18 ettari, ed era suddivisa regolarmente da una serie di strade orientate da nord-est a sud-ovest (tre delle quali sono state parzialmente scavate), intersecate da assi minori perpendicolari (larghi da 3 a 5,80 m), i quali, essendo disposti perpendicolarmente alla pendenza, sono perlopiù costituiti da scalinate. Ne risultano isolati rettangolari, di circa 40 x 80 m, disposti con il lato minore sugli assi principali. Essi sono suddivisi a metà, in senso longitudinale, da uno stretto "ambitus" (m 0,80-1), destinato a drenare gli scoli, che, in corrispondenza delle strade principali, si trasformano in canali sotterranei. Non esistevano fogne. La strada principale (nota col nome moderno di "via dell'Agorà") è larga da 5,60 a 8 m, e conduce alla zona pubblica della città, situata nella zona nord. A differenza delle altre, che sono pavimentate in lastre di calcare, essa presenta, a partire dal terzo isolato, una pavimentazione in mattoni quadrati. In corrispondenza degli incroci, la carreggiata è occupata da tre blocchi allineati con incassi, forse destinati a sostenere ponticelli lignei d'attraversamento in caso d'inondazioni. La disposizione delle abitazioni riflette certamente diversi livelli sociali. Nelle zone periferiche, infatti, per quanto finora si conosce, gli isolati sono divisi in otto abitazioni, di 400 m2 al massimo, e perlopiù prive di peristilio, sostituito da un semplice cortile. Nell'area centrale gli isolati comprendono in genere sei case, la cui superficie arriva sino a 540 m2, e che sono perlopiù dotate di peristili e di ricca decorazione musiva e pittorica. L'impianto sembra essere sostanzialmente quello originario, della metà del IV secolo a.C., anche se naturalmente si notano numerosi rifacimenti d'età tardoellenistica e romana (che sembrano solitamente concentrati fra il II secolo a.C. e il I secolo, mentre scarsissime sono le aggiunte posteriori). Si tratta insomma di un tipico piano regolatore d'età tardo classica, che ritroviamo anche altrove in Sicilia (Iatai, Tindari, Eraclea, Gela, Agrigento, probabilmente a Segesta ed a Taormina), derivato da modelli greci, verosimilmente dell'Asia minore, come quello di Priene.
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