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::Quattro canti a Palermo » Storia

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"Feste e forche a Piazza Vigliena"
(pubbliche feste ed esecuzioni capitali).
Antico detto palermitano


Quattro canti

Quattro canti




È il nome più comune della piccola Piazza Vigliena, centro della parte più antica della città all'incrocio dei due principali assi viari di Palermo: la via Maqueda e il Cassaro, oggi Corso Vittorio Emanuele (antica via di origine fenicia, collegante l'acropoli e il Palazzo dei Normanni al mare), a metà circa della loro lunghezza.
Il nome esatto della piazza è Piazza Vigliena (in omaggio al Vicerè il cui nome completo era marchese don Juan Fernandez Pacheco de Villena y Ascalon), ma le fonti antiche la ricordano come Ottangolo o Teatro del Sole perchè durante le ore del giorno almeno una delle quinte architettoniche è illuminata dal sole. I Quattro Canti propriamente detti sono i quattro prospetti architettonici che delimitano lo spazio dell'incrocio.
Il progetto per la sistemazione della piazza fu redatto nel 1608 ed i lavori iniziati quello stesso anno. Sormontati dagli stemmi (in marmo bianco) reale senatorio e viceregio, i quattro prospetti presentano un'articolazione su più livelli, con una decorazione basata sull'uso degli ordini architettonici e di inserimenti figurativi che, dal basso in alto, si susseguono secondo un principio di ascensione dal mondo della natura a quello del cielo.
I quattro piani di facciata risultano così decorati su tre ordini: in basso quattro fontane che rappresentano i fiumi della città antica (Oreto, Kemonia, Pannaria, Papireto). Ciascuna fontana è sormontate da una statua in stile dorico, raffigurante una delle stagioni (rappresentate da Eolo, Venere, Cerere e Bacco).
L'ordine successivo, in stile ionico, ospita le statue di Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV; infine, nell'ordine superiore, le quattro sante protettrici della città prima dell'avvento di Santa Rosalia (1624): Agata,Ninfa, Oliva e Cristina, patrone della città .
La piazza fu a lungo il centro della città, luogo di elegante passeggio, di scambio di pettegolezzi, mercato di servitori in cerca di padrone. Fu anche simbolo della riforma urbanistica spagnola, che volle dare magnificenza alle due arterie principali della città, la via Maqueda ed il Cassaro, aprendo una piazza al loro incrocio.
STORIA
Assunto nel 1606 il governo della città e dell'isola, il vicerè, due anni dopo, affidò all'architetto fiorentino Giulio Lasso la sistemazione urbanistica della piazza, alla quale si lavorò per molti anni. Il progetto era ispirato al crocevia delle Quattro Fontane di Roma, disegnato dagli urbanisti di Sisto V in forme molto più dimesse della successiva versione palermitana.
Nel 1609 doveva già essere terminata la parte strutturale dei due cantoni poi detti di Santa Ninfa e di Sant'Agata, che portano gli stemmi del vicerè Vigliena. Nel 1612 era completo il cantone di Santa Cristina, aderente a San Giuseppe, promosso dal vicerè Ossuna. Nel 1615 Giulio Lasso è già morto e dal 1617 è direttore dei lavori Mariano Smiriglio, ingegnere del Senato e già sorvegliante del cantiere durante la direzione del Lasso.
Con Mariano Smiriglio si assiste ad un cambiamento del programma decorativo iniziale: nell'ordine superiore, che in origine avrebbe dovuto ospitare le statue dei sovrani, vengono sistemate le statue delle quattro sante vergini palermitane: Santa Cristina, Santa Ninfa, Sant'Oliva e Sant'Agata. Dei quattro simulacri regali, previsti originariamente in bronzo, da Scipione Li Volsi, vengono eseguiti soltanto quelli di Carlo V, poi collocato in piazza dei Bologna e quello di Filippo IV, poi distrutto. Le attuali statue in marmo presenti ai Quattro Canti furono scolpite fra il 1661 ed il 1663 da Carlo Aprile.
Il 2 agosto 1630 vennero appaltati i lavori per la fabbrica delle quattro fontane con le statue delle Quattro Stagioni, anch'esse previste in bronzo e poi realizzate in marmo: la Primavera e l'Estate furono realizzate da Gregorio Tedeschi; l'Autunno e l'Inverno da Nunzio La Mattina. Le attuali conche inferiori delle quattro fontane sono ottocentesche e furono realizzate per poter nascondere quelle originarie col piano di calpestio della piazza che era stato ribassato.




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