Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Torre Santa Maria - Ustica
La Torre di Santa Maria è una torre di difesa costiera che faceva parte del sistema di Torri costiere della Sicilia, e si erge sulla collinetta poco al di sopra del porto di Cala Santa Maria ricadendo nel territorio comunale di Ustica.
Fu costruita a partire dal 1759 su ordine del re Carlo III di Borbone su disegno dell’allor giovane venticinquenne ingegnere militare, il siracusano tenente colonnello Andrea Pigonati, che trovò necessario che fosse costruita anche la Torre dello Spalmatore presso l’omonima cala.
L’ingegnere militare brigadiere Giuseppe Valenzuola nel corso della sua ricognizione per predisporre la prima carta topografica dell’isola, e per valutare quale fossero le località soggette al rischio di sbarchi, convenne con tale valutazione raccomandando una corrispondenza con il vecchio Forte della Falconiera. Nel 1762 I lavori non erano neppure iniziati, allorquando la popolazione che da poco si era insediata venne rapita dai corsari barbareschi provenienti da Algeri, e colà condotta in cattività.
Nel 1763 ad opera di un certo, non meglio identificato, ingegnere Sgarbi la torre fu edificata con pietre informi, ma con i cantoni in dura pietra lavica, l’impianto era quadrato di circa metri 16 di lato, ed alto quasi metri 15 a forma piramidale tronca. Il Valenzuola ebbe comunque modo di controllarne i lavori visto che nel 1765 progettò urbanisticamente il nuovo centro abitato di Ustica. Nel 1771 un documento a firma dell’architetto regio del senato di Palermo, Nicolò Palma, attesta che le torri di Ustica erano tutte munite di campane quale mezzo d’avviso, e che una di esse si trovava presso la dimora del governatore dell’isola, una alla marina, ed una altra ancora al Forte della Falconara, per un totale di cinque.
Quando i pirati, scoraggiati dalla difesa esistente, abbandonarono le incursioni e la torre smantellò i suoi armamenti, ospitò famiglie di autorità e, al momento del bisogno, diventò carcere. Cessato anche il bisogno di un carcere in Ustica (1965) rimase abbandonata.
Nel 1972 è stata restaurata e destinata ad ospitare il museo archeologico e la pinacoteca locale. è contemporanea a quella dello Spalmatore, ambedue di costruzione solida piramidale tronca, con diversi ambienti e cisterna. La porta di ingresso si trova all’altezza del primo piano ed era raggiungibile con un arco in muratura, oggi non più esistente. Ambedue le torri, infatti, avevano il ponte levatoio che venne sostituito, in questa di Santa Maria, da due rampe in muratura con ringhiera in ferro. Restano residuali i due piastrini aggettanti che sorreggevano il ponticello levatoio.
Sul lato nord-ovest si aprivano quattro finestre, mentre su quello sud-est solo tre. Gli spazi interne erano, e sono, articolati da un corridoio centrale a piano terra, lungo circa metri 12 da cui si diramano quattro ambienti di varia grandezza con volta a botte. Il primo piano ripropone la stessa planimetria del piano terra e al secondo piano si erge una superfetazione di modesta fattura, forse destinata ad usi carcerari.
Il secondo piano non visitabile e adibito a magazzino per il museo, è raggiungibile con una scaletta in ferro.
Nel 1939 vi è stata collocata una croce che guarda il paese e ricorda il lavoro apostolico dei Cappuccini all’inizio della colonizzazione ed alla nuova ripresa, voluta dai superiori della Diocesi.
Oggi, sede del Museo Archeologico, ospita i reperti rinvenuti al villaggio preistorico presso i Faraglioni e nelle tombe di età ellenistico-romana di Capo Falconiera, così come tantissimi reperti di archeologia marina trovati nell’isola.