Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Madre delle Grazie di Ventimiglia
Già nel 1618 i Giurati di Ciminna avevano ottenuto dal Barone Ventimiglia di impiegare un lascito del Barone della Petra per opere pie per costruire una chiesa intitolata a S. Maria della Grazia all’estremità del piano della Apurchialora, da dove Ciminna e Ventimiglia si guardano e dove inizia la via campestre che collega i due paesi. Anche Ventimiglia volle onorare la Vergine con questo titolo e Le dedicò una chiesa la cui costruzione però è legata ad un fatto di cui non si ha alcuna testimonianza scritta, ma che è stato tramandato oralmente fino a noi. Si racconta che una sera la Principessa affacciatasi al balcone del suo palazzo, vide un lumicino nella campagna circostante. Mandati alcuni uomini sul posto, trovarono, incagliata tra due grandi rocce un’immagine rappresentante la Madonna che porge il suo seno al Bambino Gesù.
La religiosissima Principessa fece allora collocare il quadro nella cappella del palazzo, oggi chiesa di S. Vito. Ma la stessa sera, affacciandosi rivide in lontananza il lumicino. Sospettando quello che poi si rivelò verità, si recò in cappella: il quadro era scomparso. Il giorno dopo dai suoi contadini fu ritrovato fra due rocce, incagliato al posto di prima. Fu riportato in paese, ma per ben due altre volte si ripeté la sparizione e il ritrovamento in campagna. Comprese la pia donna che lì la Vergine voleva la sua dimora ed allora accanto alle due rocce fece costruire una piccola chiesa meta di pellegrinaggi di fede. Quel che spinge a credere al miracolo, di cui i Ventimigliesi hanno una fede certa, sono due rocce levigate, quasi come due lastre di marmo le quali, poste a formare un dietro con lo spigolo rivolto in su, formano una specie di rifugio nel quale però non potrebbe entrare neppure un bimbo.
Guardando sulla parete interna di una di queste rocce, si vede un incavo della grandezza del quadro in questione. E’ questo il posto dove fu ritrovata l’immagine. E’ da notare infine che questa pittura della Madre delle Grazie, d’autore sconosciuto, si fa risalire dagli esperti al ‘600 e presentava diversi strati di ritocco fatti in epoche successive da ignoti.
Oggi il quadro, restaurato e riportato nell’aspetto originario, si trova custodito nella Chiesa Madre. Quanto alla venerazione che il popolo di Ventimiglia professa per Maria SS. delle Grazie (detta anche Maria SS. della Rocca) possiamo pensare che gli sia stata d’esempio e incitamento la stessa Principessa Beatrice, la quale non fece che ravvivare quel sentimento religioso insito in noi e che si è manifestato in ogni tempo e in ogni luogo della nostra Sicilia.
Quel che è certo è che tale devozione risale agli inizi del paese. Alla venerata immagine ha fatto sempre ricorso il popolo ventimigliese in caso di pubblica calamità ed ha sempre sperimentato la speciale e materna assistenza di Maria. Altra testimonianza di devozione è il gran concorso di popolo - anche dai centri vicini - in occasione della quindicina che precede la festa che si celebra con viva devozione il 15 agosto: prima ancora del sorgere del sole la gente si reca alla chiesetta campestre a gruppi, talvolta a piedi scalzi, in pio pellegrinaggio recitando il Rosario.
Una volta giunti alla cappella si comincia a recitare il Rosario in dialetto arricchito con la Salve Regina ed altre preghiere che, sempre in dialetto, testimoniano la forte fede dei pellegrini. Per tutti i quindici giorni della quindicina si recitano i Misteri Gloriosi, ma nella nostra tradizione sono anche recitati in altre occasioni gli altri Misteri.