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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa Madre di Ventimiglia di Sicilia

Chiesa Madre di Ventimiglia di Sicilia




La Chiesa Madre fu edificata per volontà della Principessa che la volle intitolare all’Immacolata Concezione e che fu ultimata in dodici mesi esatti. L’atto di fondazione della Parrocchia infatti reca la data del 16 Settembre 1628.
La Principessa, avutane facoltà dal Cardinale Arcivescovo, presentò come primo Parroco ed Arciprete di Ventimiglia il Rev.mo D. Porfirio Sammarco, il quale, presente all’atto, accettò la nomina che venne confermata dallo stesso Card. Doria.
Il parroco ricevette in dono, dalla Principessa, il paramento ancora oggi utilizzato dal parroco durante la festa di Maria SS del Rosario, Patrona del paese e per le solennità più importanti. Il paramento ancora oggi viene chiamato “Paramento di S. Anna”.
Appena due settimane dopo, precisamente il primo di Ottobre 1628, fu amministrato il primo battesimo ad un bambino nato lo stesso giorno e al quale fu dato il nome di Domenico.
La Matrice fu oggetto di radicali interventi sotto la Signoria di Girolamo III del Carretto, nipote della Principessa Beatrice del Carretto e l’Arcipretura di don Andrea Guarneri. Fu ordinato l’allargamento della Chiesa su progetto dell’Arch. Paolo Amato, famoso architetto del Senato palermitano. Con l’atto del 9 ottobre 1684 si affidò l’esecuzione dei lavori per l’allargamento, al capo fabbro Vincenzo Jannolino da Ventimiglia e secondo l’operazione finanziaria, al signore feudale spettò l’onere delle strutture della nave mediana mentre ai concessionari delle cappelle quello della realizzazione delle navatelle e delle fiancate. Successivamente vennero aggiunte le absidi minori del Santissimo Sacramento e della Madonna del Rosario, realizzate probabilmente nel 1696 quando la Vergine fu eletta Patrona di Ventimiglia.
Entrando all’interno della Chiesa, partendo a destra dall’ingresso si incontra il Fonte Battesimale che ha preso il posto della Cappella di S. Elia. Il Fonte è in pietra e, come si legge in basso, è stato voluto e realizzato grazie alla generosità del Parroco Andrea Guarneri da Ciminna, nel 1681. Nella parete una scultura in legno, assai recente, opera dell’ artigiano Mooroder di Ortisei (Bolzano), ci presenta - come vuole la disposizione liturgica - il Battesimo del Signore.
Nell’abside centrale c’è l’Immacolata, a cui è stata intitolata la Parrocchia della Principessa fondatrice.
Si tratta di una statua di legno, con le mani raccolte al seno e gli occhi quasi fissi al Tabernacolo. A destra e a sinistra un quadro di S. Agostino con cornice settecentesca di buon pregio trovato nella Chiesa distrutta dei “monaci” in campagna e una tela rappresentante la Pietà, dono del Gen. Medico Franco Maiorca. Sono presenti, fatti restaurare, i tre pezzi del polittico d’altare, a suo tempo ritrovati nella predetta Chiesa dei “monaci”: si tratta del Risorto tra gli Apostoli, che invita Tommaso ad avvicinare la sua mano al costato (pittura sul legno, del sec. XVI, della scuola di Antonello da Messina).
Successivamente vennero aggiunte le absidi minori del Santissimo Sacramento
Cara soprattutto alle giovani madri e alle nonne è la Cappella di S. Anna: la tela, classicheggiante, di autore ignoto, è di discreta fattura. Nella tradizione si dice che durante un parto difficile veniva illuminato a festa l’altare di S. Anna affinché la partoriente potesse al più presto partorire senza gravi problemi né per sé né per il nascituro. Il culto a questa Santa era molto forte nella Famiglia dei principi Ventimiglia i quali avevano trasferito dal castello di Geraci al castello di Castelbuono tra il 1454 e il 1456 la reliquia che la tradizione popolare venera come il teschio della Santa, ancora oggi custodita nella bellissima Cappella del castello. Anche la Principessa Beatrice del Carretto, forte di questa tradizione familiare, devota alla Santa, fece fare e donò al primo parroco di Ventimiglia il primo, prezioso paramento.
Va precisato che la Chiesa parrocchiale fatta sorgere dalla Principessa era priva della torre campanaria che fu assai più tardi realizzata e dotata di ben cinque campane. Si spiega così che appariva un corpo a sé stante e difforme dal prospetto della Chiesa.E’ stato l’Arciprete Mons. Giuseppe Lo Cascio a fare approntare dall’Architetto Spratisano un progetto che unificasse le linee architettoniche della chiesa con quelle della torre campanaria: il tutto fu realizzato tra il 1955 e il 1956, anche con l’aiuto e l’incoraggiamento dell’Arcivescovo Card. Ernesto Ruffini.
Mons. G. Lo Cascio non è ricordato solo per questo, egli è stato sacerdote ed uomo di alta cultura, che in un periodo storicamente molto difficile, seppe accettare la realtà con quella dignità e quella forza che solo i grandi riescono ad avere. Per Ventimiglia fu una luce che improntò di sé un lungo periodo.



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