Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
I faraglioni
Aci Trezza (Trizza in siciliano) è una frazione del comune di Aci Castello in provincia di Catania, centro peschereccio di antica e notevole tradizione e famoso per il suo paesaggio.
Il panorama di Aci Trezza è dominato dai faraglioni dei Ciclopi: otto pittoreschi scogli basaltici che, secondo la leggenda, furono lanciati da Polifemo ad Ulisse durante la sua fuga.
Poco distante dalla costa (a circa 400 m. di distanza), è presente l'Isola Lachea, identificata con l'omerica Isola delle Capre e che attualmente ospita la sede di una stazione di studi di biologia dell'Università di Catania.
STORIA
L'isola e i faraglioni di Acitrezza assieme allo spuntone roccioso sul quale è costruito il castello di Aci, sono la più antica testimonianza di quell'attività vulcanica che è ora incentrata nell'Etna.
Circa 500 mila anni fa, quando ancora il vulcano non esisteva, nella zona compresa tra gli attuali Capomulini e Augusta si apriva un grandissimo golfo che rientrava verso l'interno dell'isola inoltrandosi fino alle colline sulle quali sorge ora il paese di Adrano (dove difatti sono stati trovati recentemente fossili marini).
Circa 500 mila anni fa,appunto, avvenne nel golfo una grande eruzione che innalzò lava fin sopra il livello del mare: l'isola e gli isolotti, assieme alla rocca di Acicastello, sono appunto i resti di quella prima fase eruttiva del vulcano sommerso.
Successivamente il vulcano spostò la propria attività verso nord creando un monte, indicato dagli studiosi con il nome di Trifoglietto, che poi collassò sprofondando e lasciando come traccia la grande depressione ora conosciuta come Valle del Bove.
Dopo questi due grandi episodi l'attività vulcanica, spostando stavolta la propria direzione verso ovest, diede vita con eruzioni successive all'attuale massiccio dell'Etna che ha incorporato i resti dell'antico Trifoglietto.
Dopo aver sottoposto ad accurati studi la natura particolare delle lave che caratterizzano la rocca di Acicastello, l'isola Lachea e i faraglioni,
i vulcanologi sono pervenuti alla certezza che il golfo di Acitrezza-Acicastello costituì sostanzialmente la prima culla dell'attuale vulcano Etna.
Infatti La forma colonnare che si riscontrano sotto il castello di Aci e negli isolotti indicano che l'eruzione di queste lave avvenne sotto il livello del mare.
E, inoltre, le argille biancastre del fondo marino, innalzate dalla lava durante quell'eruzione preistorica, sono ancora visibili a "cappello" sull'isola Lachea e sul più grande dei faraglioni
LA LEGGENDA DI ULISSE E POLIFEMO
Ulisse, dopo l'assedio di Troia, nel suo pellegrinaggio lungo il Mediterraneo per tornare nell'isola di Itaca approda in un'isola, la "Terra dei Ciclopi", dove chiede ospitalità al gigantesco e selvaggio Polifemo, ministro di Efesto, il dio del fuoco . Il gigante Polifemo, signore del luogo , lavorava con gli altri ciclopi nella sua fucina, all'interno dell'Etna, dove venivano fabbricati i fulmini per Zeus e si creavano opere mirabili come l'armatura di Achille.
Il ciclope, uccide alcuni compagni di Ulisse e li divora. Per salvarsi, Ulisse fa ubriacare di vino il rozzo gigante, gli acceca l'unico occhio e così può tornare ad imbarcarsi.
Il ciclope accecato tenterà di colpirlo lanciandogli come massi le cime di alcuni monti identificate dalla leggenda nei "Faraglioni di Acitrezza".
Omero,autore della "Odissea" aveva scritto che la "Terra dei Ciclopi" era un'isola del Mediterraneo.
Fu Euripide, poeta del quinto secolo avanti Cristo, nel dramma satiresco "Ciclope", a localizzare la "Terra dei Ciclopi" nella fascia costiera che separa l'Etna dal mare.
La leggenda venne ripresa successivamente da Virgilio che nel libro III della "Eneide" immaginò una sosta di Enea in Sicilia durante il viaggio da Troia verso il Lazio.
L'esule troiano approdò , secondo Virgilio, vicino all'Etna e qui incontrò un ex compagno di Ulisse, Achemenide, il quale gli raccontò il modo in cui Ulisse aveva sconfitto Polifemo.
LA LEGGENDA DI ACI E GALATEA
Un'altra leggenda racconta, invece, la vicenda passionale della bella ninfa Galatea, figlia del dio marino Nereo, e del suo innamorato, il mite pastorello Aci, figlio del dio Pan, protettore dei monti e dei boschi.
Secondo l'antico racconto, la ninfa ogni giorno, quando il disco solare cominciava a scendere verso occidente, lasciava la spiaggia dove erano le proprie sorelle e si dirigeva verso la scogliera dove stava ad attenderla Aci.
I due amanti stretti nel loro amore attendevano le prime ombre della sera, che pian piano scendevano dalle colline fino al mare e,che segnavano il loro quotidiano distacco.
Un giorno, Polifemo, che si era invaghito della ninfa, inviò un messaggero a Galatea con l'intenzione di prenderla in sposa.
Al rifiuto della sua proposta e colmo di rabbia, il gigante cominciò a battere con i pugni sulle pareti della grotta facendo tremare tutta la montagna, e alla vista di Aci schiacciò il rivale sotto un macigno.
Il pianto senza fine di Galatea destò la compassione degli Dei che vollero attenuare il suo tormento trasformando il sangue del pastorello in un bellissimo fiume che scende dall'Etna e trova pace nel mare dove l'attende l'abbraccio affettuoso dell'innamorata.
La fantasia ha così personalizzato, ammantandoli di poesia, l'infuriare periodico dell'Etna (interpretato dalla violenza del ciclope Polifemo), la spuma del mare (il candore della pelle della ninfa Galatea) e il fiume Aci, che scorreva nei pressi di Capomulini (il pastorello innamorato).
RISTORAZIONE
Dotata di numerosi ristoranti di ottimo livello,è possibile avere, gustose specialità particolarmente a base di pesce.
Ancora più numerose sono le pizzerie, che di sera sono affollate, soprattutto in estate, di comitive e gruppi familiari in massima parte provenienti appositamente dalla vicina Catania.