Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Madonna di Cammarana -Vittoria
La festa della Madonna di Cammarana è una tradizione anteriore alla fondazione di Vittoria. Di essa esiste traccia dal 1554 ma risale probabilmente al XIV secolo quando fu riportato in vita il caricatore di Cammarana con la costruzione di una torre di guardia i cui ruderi precipitati in mare nel 1915 erano conosciuti come "u papallossu" di Cammarana. Nel cinquecento vi è testimoniata una fiera e una grande partecipazione popolare perfino da Malta. La chiesetta costruita a ridosso dei ruderi del tempio di Atena conteneva un grande quadro raffigurante la morte della Vergine. Prima della distruzione della chiesa, forse per un incendio nel 1834 la festa era arricchita di un palio. A Cammarana confluiscono due nuclei storici che hanno generato una serie di leggende. Il primo filone è quello religioso testimoniato da leggende su guarigioni miracolose attribuibili alla Madonna Assunta, il secondo è quello relativo alle leggende di "travatura" cioè favole di tesori nascosti custoditi dal leggendario Re Cucco in una caverna sotto il promontorio. Tale leggenda è stata generata dal ritrovamento di monete dell'antica Camarina recanti la civetta ("cuccu" in dialetto), animale sacro ad Atena divinità principale di Camarina.
Origini
Secondo alcuni studiosi la festa della Madonna di Cammarana pare che risalga al V secolo a.C. e cioè alla fondazione presso la foce del fiume Ippari di Kamarina, l’antica città greca sorta nel 598 a.C. e vitale fino al I secolo d.C., i cui fondali marini conservano un’inesauribile miniera di reperti archeologici. Dopo averla fondata, i greci di Siracusa posero la cittadina sotto la protezione della dea Minerva, detta pure la Parthenos, cioè la Vergine, festeggiandola ogni anno con giochi e processioni per propiziarsi la protezione degli dei. In seguito alla cristianizzazione della Sicilia, anche Kamarina divenne cristiana e subito dopo l’editto di Costantino nel 313 d.C., che dava libertà di culto ai cristiani di tutto l’Impero, la festa della Vergine Minerva divenne man mano la festa della Vergine Maria Assunta in cielo così pure il tempio dedicato alla dea fu trasformato in santuario dedicato a Maria. La festa della Madonna di Cammarana veniva celebrata annualmente dal 13 al 15 agosto (festa dell’Assunzione), continuando le tradizioni pagane sorte attorno la festa della dea Minerva, come la processione ed i vari giochi a mare: gare di barche, di nuoto e la più famosa l’Antinna a mare. Durante il periodo greco di Kamarina, la zona di Scoglitti era abitata da alcuni indigeni i quali si erano stabiliti presso le antiche grotte del “Palummaru” (dette così per la presenza di molti gabbiani), un luogo che in seguito divenne posto di guardia per il porto di Kamarina che si trovava sull’attuale “Maccuni re” (insabbiatosi verso la fine del 1400). La mappa vaticana designava la zona di Scoglitti detta “Sculipulis”, cioè piccoli scogli ed i suoi pochi abitanti “Sculipulicienses”, anche se Scoglitti sorse come piccolo centro abitato e come porticciolo in seguito alla contesa creatasi tra Modica e Chiaramonte, che voleva uno sbocco a mare per commerciare i suoi prodotti nel 1500. In seguito alla fondazione di Vittoria da parte di Vittoria Colonna, Scoglitti venne aggregata al territorio di Vittoria che tramite il porticciolo poteva esportare i suoi vini. E anche quando Kamarina si estingueva, la festa della Madonna di Cammarana continuava ad essere celebrata, sulla collinetta tra gli antichi ruderi, ogni anno il 15 agosto da gente proveniente da tutta la zona circostante e la città ormai deserta si risvegliava come d’incanto grazie a questa manifestazione religiosa. Nel cinquecento vi è testimonianza di una fiera e di una grande partecipazione popolare, persino da Malta. La chiesetta, costruita addossata ai ruderi del tempio di Atena, conteneva un grande quadro raffigurate la morte della Vergine e col tempo, sviluppatisi gli aspetti di protezione dai pericoli del mare, divenne piena di ex voto per grazia ricevuta come testimonia l’ufficiale Smith nel 1816. La festa inoltre era arricchita da un palio, ossia da una corsa di cavalli. Nel 1834 il santuario dedicato alla Madonna di Cammarana venne distrutto da un incendio. Approfittando della situazione creatasi, alcuni abitanti di Palazzolo Acreide si impossessarono della statua portandola nella loro città; ma i pescatori scoglittiesi, molto legati a questa Madonna, con forza riuscirono a riportarla sul luogo originario e quindi a Scoglitti nella chiesetta del Marchese Ferrera di Comiso già a Lei dedicata, collocandola in una nicchia dell’altare centrale, e dove puntualmente ne celebrarono la festa la penultima domenica di agosto, con tutte le manifestazioni che prima si svolgevano sulla collinetta di Cammarana. Qualche leggenda nel frattempo fiorì attorno a questi avvenimenti: secondo quanto raccontato dagli anziani della cittadina nonchè dallo stesso Giuseppe Pitrè, studioso del folklore siciliano, ogni anno, nella mezzanotte tra il 14 ed il 15 agosto presso il luogo del santuario distrutto si sente suonare una campana che forse i Turchi avrebbero gettato nel mare antistante la collinetta e che aveva sempre suonato a festa il giorno di ferragosto. Memore quindi di quella festa, la campana risuona ancor oggi, sul luogo originario, gli antichi tocchi! Dopo che i scoglittiesi riportarono la Madonna da Palazzolo nella loro città, per sentirla ancora più propria, le misero ai piedi una barchetta con tre personaggi: un pescatore e due divinità del mare, ma non solo, le cambiarono il titolo da Madonna di Cammarana in Madonna di Portosalvo portandola ogni anno in processione in barca presso il luogo originario. Un’antica festa dunque che si ripete ogni anno, sempre con la stessa devozione e che ancor oggi conserva antichi riti pagani come i giochi in acqua, come l’Antinna a mare, che si svolge il giorno prima della festa esterna e che vede impegnati una quindicina di partecipanti i quali si sfidano camminando su un albero veliero cosparso di grasso e legato orizzontalmente alla prua di una imbarcazione ad una estremità, mentre all’altra, protesa sulle acque del porto, vi è una bandiera che i concorrenti, sfoderando la propria bravura e con una certa dose di fortuna devono prendere. Inevitabile la caduta in acqua. Vince comunque chi, tra tanti tentativi, riesce ad acciuffare la bandiera. Dunque una festa dalla origini lontane, la più antica di tutta la diocesi di Ragusa, che oltre la devozione verso la propria Patrona che ha guidato per 18 secoli la fede dello scoglittiese, conserva ancora intatti i riti lasciatici dai greci.
Si ringrazia lo storico Pietro Mario Vitalunga