Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La festa di S. Giovanni Battista
Il culto di S. Giovanni Battista a Collesano trova riferimento nella chiesa dedicatagli che fino al 1932 chiudeva il rettangolo dell'attuale Piazza Rosario Gallo. Termine ante quem per la costruzione dell'edificio è da ritenersi il 1472 quando il giovane conte Pietro Cardona, secondo di questo nome, la rinnovò e l'accrebbe. La tavola raffigurante il Santo titolare era inizialmente nell'altare maggiore dove fu poi sostituita da una statua lignea (essa potrebbe essere quella collocata nella Basilica di S. Pietro a Collesano: banchetto di Erode e decollazione di Giovanni di ignoto quattrocentesco).
Il culto del Santo veniva rinforzato dalla tradizione locale, raccolta nel manoscritto del Gallo nel 1736, che poneva tra le reliquie custodite nella chiesa "un pezzo dell'indice di detto glorioso S. Giovanni Battista".
La festa veniva solennizzata il 24 giugno, quando, nel giorno della sua decollazione, veniva portato in processione "una testa consimile della naturale di detto Santo fatta di legno...in un bacile d'argento a questo effetto fatto di valuta di onze 30". Era giorno di gran festa con fiera franca, limitata al piano di S. Giovanni, per 4 giorni prima e 4 giorni dopo. E tutti i sacerdoti della comunità celebravano messe per le anime dei benefattori della chiesa che vantava parecchi legati.
Fin qui abbiamo riassunto dal manoscritto di R. Gallo (Collesano in oblio...), ma a dar maggior corposità alla nostra esposizione ci vengono in sostegno i libri dei conti della chiesa di S. Giovanni retta dalla confraternita omonima, in vita sino ai primi del settecento, perfettamente custoditi nell'archivio parrocchiale di Collesano. Nell'amministrazione della chiesa i rettori risultano sostituiti da un procuratore eletto dal Vescovo di Cefalù soltanto ai primi decenni del settecento.
Ma andiamo alla festa. innanzitutto non mancavano mai i giochi d'artificio: già nella contabilità del 1603/4 (cronologia indizionale da settembre ad agosto) viene registrata la somma di onze 1.5 (pari a 7 giorni di lavoro di un buon artigiano) per "rotula dechi per polvere per festività...e ottava".
Rilievo veniva pure dato alla musica se nell'anno successivo troviamo "esito di tarì 15 a Gio Gioffrei musico per avere celebrato la festività con due chori di musica". siamo di fronte alla strana presenza di un francese che mise casa a Collesano: tra i battezzati del 1604 troviamo, infatti, "Francesco figlio di Jonni et Francesca Joffroy francese, musico...". Il pezzo forte della festa però, nei suoi aspetti profani, era dato della corsa dei cavalli. Riportiamo le spese dell'anno 1608/9 non solo per evidenziare la consistenza e la varietà dei premi ai vincitori delle corse, ama anche per abbozzare un discorso sui prezzi a Collesano nel '600.
"Spesa per la festa per i pali: uno sparo di spiruni tarì 5, per una spata e un pugnali tarì 18, palmi sette terzanello russu tarì 28, palmi sette terzanello giallo tarì 28, palmi sette di rasetto tarì 1.22, palmi sette di damasco turchino tarì 1.22, per sette palmi di velluto onze 2.18".
Naturalmente tutto veniva comprato fuori e così abbiamo "per una cavalcatura per andare a Palermo per comprare la roba tarì 6". L'uso di dare in premio ai vincitori oltre a vari tessuti (costosissimo il velluto), speroni, spada e pugnale non appaia singolare: lo stesso avveniva, per esempio, a Marsala dove nella giornata di San Giovanni Battista, Santo Patrono, "tra gli uomini corridori, chi vinceva guadagnava un berretto e una spada" (G.Pitrè - Feste Patronali di Sicilia). Le spese del '10 dimostrano che a correre (ma in questo caso forse soltanto sfilare) c'erano cavalli, giumenti, muli e asini. Infatti tra le altre spese risultano: "...oro falso per li giumenti maculi ...damasco per le giumette femmine ...tarzanello per li muli ...tarzanelli per li someri".
Pochi anni dopo la festa si arricchisce di una sacra rappresentata dal vero. I buoni rettori per ottenere il permesso delle superiori autorità annotano: "esito di tarì 3 per galluzzi e vino per mandarli in Cefalù per ottenere licenza di spisa di la dimostrazione di Erodiade". Subito dopo sono segnati tarì 6.10 per una pecora "per farsi l'atto della decollazione" che quindi non mancava di un minimo di realismo. Le spese generali aumentano e nel 1622 i rettori, per reperire nuovi fondi, sono costretti a rivolgersi al Vescovo diocesano con la lettera che di seguito riportiamo, traendola dagli stessi libri dei conti, perché ci appare uno spaccato vivo di cronaca sulla festa stessa.
"Illustrissimo et reverendissimo Monsignore, mastro Cesare Traina, mastro Santo Seminara e mastro Gregorio Traina di la terra di Collesano exponino alla S. V. III. Che di poco anni qua si ha trasferito la festa di S. Giovanni Battista lasciando la natività nel mese di giugno e solennizzando nel mese di agosto della decollazione per essere più onorata e riverita detta festività con farsi curso di palii per esserci più concurso alla venerazione di detto glorioso santo e farci anche lo stesso atto della decollazione con le persone necessarie....luminarii e artificio di foco che prima non si faciano il che ha piaciuto et dilettato non solo al popolo di Collesano ma anche al concursu di forestieri per la quale solennità vi è spesa più dell'ordinario e talchè spesa si vada sempre migliorando ne...hanno avuto ricorso li esponenti come rettori della confraternita di Santo Joanne Baptista a V. S. III. Che si degni restar servita ordinare che nella predetta spesa extraordinaria di palii et altri come di sopra debbia la detta ecclesia contribuire alla detta spesa... ".
La risposta del 18 agosto 1622 della Curia Vescovile di Cefalù è favorevole: si concede di spendere, sulle rendite della chiesa, 2 onze in più dell'ordinario.
Nel secondo decennio del seicento la festa di San Giovanni Battista raggiunse il culmine dal punto di vista dello spettacolo e dell'organizzazione. Oltre alla rappresentazione della decollazione di San Giovanni e alle corse dei cavalli, nel 1622 troviamo registrato nei conti della chiesa che "per fari lo jocu dellu focu a uno clerico di Petralia si danno tarì 4" mentre è segnato un esito di grana 12 per "xiacculi per la luminaria". Come per la festa di S. Giacomo, S. Maria Assunta, S. Pietro ed altre sulle quali ritorneremo specificatamente, anche per S. Giovanni Battista a Collesano vi era la tradizione della "luminaria" oggi ancor viva solo per la notte di Natale.
Dalle precisazioni dei conti del 1649/50 risulta che per S. Giovanni la "luminaria" veniva fatta pure nella vigilia e non solo con "Xiacculi" ma anche con la legna che in quell'anno costarono 6 tarì.
Un decennio dopo pare addirittura che essa venisse fatta per l'ottava e nei conti del 1663/64 troviamo pure la quantità di legna comprata: "a Gaspare Di Laura, per salme 6 di ligna per fare la luminaria nell'ottava e nella vigilia di detto santo tarì 6". Ma non sempre veniva impiegata legna: nel 1667/68 si compra "frasca" per tarì 4.
Purtroppo non tutto andava sempre liscio: la corsa dei cavalli del 1629 viene funestata da un grave incidente: Nicolò ragazzo palermitano di 14 anni di cui non si riuscì ad appurare il cognome, cadde gravemente da cavallo correndo il palio di S. Giovanni (odierna piazza R. Gallo), venne subito ricoverato nell'ospedale retto dal Monte di Pietà, ma pochi giorni dopo morì e fu sepolto nell'attigua chiesa di S. Maria della Misericordia (piazza Plebiscito). Così abbiamo riscontrato in un atto di morte registrato in data 8 luglio nel "Liber II pro defunctis" dell'archivio parrocchiale: "Nicolaus cuius cognomen nescitur civit. Panhormi adolescens etatis annorum quattordecim qui in correndo...? ...in die S. Jo Baptista...?...equum cecidit et fuit confessus...; in domo xenodochii et fuit sepultus in ecclesia xenodochii d. hospitalis seu Montis Pietatis".
Pur in presenza di difficoltà derivanti dalla necessità di riparare la chiesa che nel 1660 era tutta "sfracassata e distrutta", i confrati non tralasciarono di migliorare il livello della festa anche pagando suonatori di vari strumenti musicali: "alli jolonani seu pifferi tarì 24...per solennizzare detta festa". la spesa aumenta a onze 1.6 nel 1666 mentre nell'81 Francesco e Antonio Mondillo ricevevano 2 tarì per suonare "chitarra e ribicchina" e, già da tempo vengono erogati 4 tarì ai tamburinari che precedono la processione serale rischiarata dalla luce di 24 torce all'uopo affittate nel giorno della natività del Santo.
Sul cadere del secolo la festa va già decadendo e nell'ultimo conto esaminato, quello del 1701/2, presentato dai rettori maestro Santo Liberti, maestro Domenico Cellino, maestro Angelo Capizzi e Giovanni Valenti, troviamo registrate spese inerenti soltanto il tamborinaro, polvere da sparo, fiaccole e frasca, musici e rinfresco e "apparata" per ornare la chiesa.
Ormai da anni sono tramontate le corse dei cavalli e la rappresentazione della "decollazione si S. Giovanni". Dall'altra parte il nuovo secolo doveva aprirsi a Collesano con segni di notevole difficoltà economiche e sociali di cui la caduta del bilancio della chiesa di S. Giovanni (dalle 122 onze di introito annuale del 1600 alle quasi 24 del 1701) è solo un segno. Di li a pochi anni la confraternita di S. Giovanni che "ab antiquo...governava e manteneva detta chiesa e tutte le rendite e contratti..." (R.Gallo) si sarebbe estinta e l'amministrazione della chiesa sarebbe passata a un procuratore eletto dal Vescovo diocesano.
Due secoli dopo la chiesa crollava totalmente e si potevano salvare soltanto il "Cristo nell'urna" (oggi nella chiesa di S. Bastiano), la tavola del "Banchetto di Erode e decollazione di Giovanni" e l'altra dell'"Adorazione dei Magi" oggi nella chiesa madre di S. Pietro.