Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Facciata
Corso Umberto I
Monumentale chiesa sette-ottocentesca, insieme al maestoso San Giorgio, è una delle due chiese matrici della Contea di Modica.
Collocata nel cuore della parte bassa della città, a ridosso del Castello dei Conti di Modica, che domina sull'altura lungo l'itinerario della via principale ( il Corso Umberto I), di fronte al quartiere "Cartellone" anticamente residenza degli ebrei modicani, e troneggia sulla sommità di una elegante e raffinata scalinata, contornata da palazzi e conventi.
L'origine, molto probabilmente, risale all'epoca di San Marziano, discepolo di San Pietro e primo vescovo di Siracusa. Si racconta che nella chiesa si conserva un blocco di calcare duro in forma di sedia vescovile chiamato Cattedra di San Marziano e che tale cattedra fu fatta seppellire dinanzi al fonte battesimale della chiesa. Il legame con San Marziano è confermato da un documento che si riferisce a un altare dedicato al Santo Vescovo nel 1480. La prima notizia relativa alla chiesa risale al 1308.
A causa di una accesa rivalità protrattasi per anni la Contea di Modica venne divisa in due parti dalla cosiddetta "bisettrice ", il "limite delle due matrici"confine che i devoti delle due chiese non potevano oltrepassare durante le processioni, pena lotte sanguinarie.
Distrutta parzialmente dal terremoto del 1613, lo fu quasi completamente da quello del 1693, a causa del quale andarono dispersi i documenti relativi alla storia della chiesa nel corso dei precedenti secoli.
La ricostruzione della chiesa cominciò qualche anno dopo il sisma, nel 1697, sulle stesse fondamenta della chiesa del seicento. Il progetto e la direzione dei lavori vennero affidati ai capimastri Mario Spata e Rosario Boscarino e, per la tempestività nei lavori di restauro la chiesa potè contare sulle rendite dei legati istituiti durante il secolo XVII da Donna Petra Mazzara e da Donna Agata Caggia, nonché su altri legati da parte di aristocratici dell'epoca.
I lavori di costruzione e decorazioni continuarono sino alla fine dell'Ottocento. e oltre se si considera l'ultimo intervento della chiesa: la costruzione dell'organo, sistemato sopra il portale d'ingresso.
La sistemazione della scalinata esterna a rampe rettilinee è il risultato di vari adattamenti che si concludono nel 1876.
Dell'edificio seicentesco rimane, all'interno, la Cappella dell'Immacolata, attualmente sacrestia, dove è ancora leggibile la data 1620. La cappella quadrangolare ha un'interessante copertura che rimanda a modelli costruttivi rinascimentali, analoghi a quelli della volta della cappella di San Mauro all'interno della Chiesa di Santa Maria di Betlem.
Il maestoso prospetto tardo-barocco sormonta l'ampia scalinata, scandita dalle statue dei dodici apostoli che sono rappresentati in altorilievo sui quattro lati in nicchie incorniciate da lesene con cariatidi.
Nella superficie piana della facciata resa elegante dalle lesene diamantate del primo ordine e a losanga del secondo ordine, si possono ammirare la minuta decorazione del finestrone centrale, le volute di raccordo a motivi floreali, le quattro statue sistemate sul primo ordine e nella cuspide dedicate a San Cataldo, Santa Rosalia, San Pietro e alla Madonna, la balconata che chiude elegantemente il primo ordine.
Sfarzoso e spettacolare l'interno, a tre navate, con quattordici poderose colonne che reggono capitelli corinzi, riccamente affrescato e decorato con delicati stucchi ottocenteschi, tele e statue di ottima fattura artistica.
Grandi finestre laterali rischiarono la navata centrale; l'abside è resa monumentale dalle colonne binate con una impaginazione ancora seicentesca nel disegno, dagli altari incorniciati da colonne tortili e da tutte le opere di scultura, pittura, oreficeria conservate nella chiesa.
Da ammirare il pavimento, terminato da Gianbattista Calì nel 1864, e realizzato con intarsi in marmo bianco e pece nera che rimandano ai disegni geometrici della volta.
La volta mostra vari affreschi raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, terminati nel 1870 da G.B. Ragazzi, oltre a sedici splendidi medaglioni dedicati ai Santi e ai Dottori della Chiesa. Due cappelle si affiancano alle navate minori.
La navata di destra si apre con le " Anime del Purgatorio", nei pressi del primo altare, di autore ignoto, a seguire vi è la cappella con quattro altari, abbelliti rispettivamente da una statua lignea di San Biagio, un dipinto raffigurante San Liborio e San Leonardo di Porto Maurizio, una "Madonna delle Grazie", tela del 1860 attribuita al modicano Raimondo Zaccaria, raffigurante l'antico loggiato del Santuario della Madonna delle Grazie con una copia della tavoletta di ardesia rinvenuta a Monserrato;
Nel quarto altare, è ubicata la "Madonna di Trapani, detta anche "dell'Ausilio", di scuola gaginiana,realizzata probabilmente da Giovanni Pisano, un'opera in marmo del sec. XVI: una madre che offre un frutto al Bambino che tiene in braccio, lo sguardo rivolto in avanti, il collo leggermente allungato, la bocca socchiusa e i capelli sciolti sulla veste a fiori. Opera stupenda trasportata qui quando venne chiusa al culto la chiesa di Santa Maria di Trapani, collocata a circa due chilometri da Modica.
L'urna reliquiaria in argento reca la data 1643. Anche se, per il momento, mancano le fonti, la data può essere accettata, tenendo conto dell'impianto "architettonico" e dell'iconografia dei dodici apostoli che sono rappresentati in altorilievo sui quattro lati in nicchie incorniciate da lesene con cariatidi.
Continuando lungo la navata destra, si incontra l'altare di un grandioso gruppo scultoreo, opera del palermitano Benedetto Civiletti, probabilmente il più alto esponente della tendenza veristica siciliana del XIX secolo: trattasi del famosissimo gruppo statuario ligneo di "San Pietro e il Paralitico" risalente al 1893, e considerato, assieme alla già citata Madonna di Trapani, un capolavoro di scultura ottocentesca. La navata è completata in fondo dalla splendida cappella del Santissimo Sacramento.
La navata centrale termina in fondo con l'abside che custodisce un altare maggiore marmoreo realizzato Gianbattista Calì nel 1852, alle spalle del quale è ubicata la statua dell'"Addolorata" del modicano S. Ammatuna.
Nella nicchia sull'altare maggiore si trova una scultura lignea policroma dell'Immacolata. La statua firmata e datata è resa in forme dinamiche dalle le ricche vesti. Il volto è incorniciato da un fazzoletto che lascia liberi i lunghi capelli di Maria. Tra le vesti compare in basso la testa del serpente.
Ai lati dell'Immacolata, all'interno, di due nicchie le statue di San Pietro e San Paolo. Tutte le sculture sono opera di Pietro Padula un artista di indubbia qualità, napoletano, che le eseguì tra il 1773 e il 1775. Intorno agli anno '80 del Settecento il pittore Giovan Battista Ragazzi affrescherà i riquadri della volta con scene e figure del Vecchio Testamento.
Quattro elegantissime colonne con capitelli in stile ionico abbelliscono ulteriormente l'abside.
Opposto all'altare maggiore si ammira il maestoso organo realizzato nel 1923 per la parte meccanica dal monaco Michele Polizzi e per la parte lignea dai fratelli Foti, posto in prossimità dei vetusti capitelli corinzi.
Nella navata di sinistra la prima cappella è dedicata alla nobildonna Petra Mazzara che lasciò per testamento parte del proprio patrimonio e delle rendite alla Chiesa di San Pietro. Al suo interno due interessanti tele seicentesche anonime: "Gesù che consegna le chiavi a San Pietro" e l'originale "Transito di San Giuseppe", magnifica tela di scuole siciliane del seicento (di cui due copie si trovano uno a Santa Maria della Catena e l'altra a San Giovanni Evangelista).
In alto sulla parete di fondo, lo stemma gentilizio della Famiglia Mazzara composto da stelle, da una mezzaluna e da una campana.
All'interno della chiesa è inoltre riprodotto quasi ossessivamente il simbolo della chiesa di Roma con la tiara pontificia e le chiavi di San Pietro per ribadire l'antichità di questa architettura e soprattutto il legame con uno dei primi discepoli di San Pietro, il Santo Vescovo Marziano.
Oltre ai preziosi reliquari, si narra (vox populi ) della presenza di un antico e preziosissimo tesoro custodito gelosamente e sconosciuto ai più.
La Chiesa è aperta alle visite guidate tutti i giorni, dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle 15,30 alle 20,00.