Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Castello Chiaramontano - Racalmuto
Racalmuto si sviluppa a 445 metri sul livello del mare nei pressi di un altopiano interno. Il centro feudale di origine saracena (Rahalmut, nome di origine araba, significa casale diruto) si sviluppò come borgo in un luogo diverso dell'attuale fino al 1300 finché non venne abbandonato a seguito di una violenta pestilenza e ricostruito più tardi intorno al castello che fin dai primi tempi della conquista normanna i nuovi signori di Racalmuto avevano edificato nella pianura di S. Giuseppe.
La costruzione della fortezza risale al tempo della baronia di Roberto Malcovenant, un francese venuto al seguito di re Ruggero d'Altavilla, padre di Guglielmo, Gran Giustiziere del regno. Caduti i Malcovenant in disgrazia a corte, la baronia e il castello di Racalmuto furono affidati al nobile Abbo Barresi da Ruggero II. Questi possessi furono confermati dopo il 1222 da Federico II di Svevia ad un altro Abbo Barresi, figlio di Giovanni.
Successivamente, sotto il regno di Federico d'Aragona la famiglia Barresi si macchiò del reato di fellonia per essersi fatta fautrice di Carlo d'Angiò dopo i fatti del Vespro e pertanto venne privata della baronia di Racalmuto. Questa passò a Federico II Chiaramonte, terzogenito di Federico e Marchisia Prefolio.
I nuovi signori rimaneggiarono la modesta abitazione feudale, la cui costruzione era stata iniziata dai Malcovenant a partire dalla seconda metà del XIII secolo, rendendola più maestosa e poderosa nello stesso tempo.
Dopo la morte di Federico II Chiaramonte (1311), la baronia e il castello di Racalmuto passarono, attraverso il matrimonio della figlia Costanza con il marchese di Savona e di Finale (Antonio) alla famiglia del Carretto, sotto il cui possesso nel 1576 la baronia venne innalzata da Filippo II a contea.
Alla metà del 1500 risale la grandiosa ristrutturazione, come si evince dal testamento del barone Giovanni III del Carretto, che interessò le facciate, l'ala nord e comportò la costituzione sul lato sud-ovest, di un corpo di fabbrica avanzato rispetto alla giacitura delle cortine murarie più antiche.
Dopo il 1700, estintasi la famiglia del Carretto nel ramo maschile, i domini di Racalmuto passarono a Brigida Schittini Galletti che prese investitura il 10 luglio 1716, per la morte del suocero, Girolamo del Carretto, primo conte. Dopo di lei la contea, il feudo e il castello passarono a Giuseppe Antonio Requesenz di Napoli, principe di Pantelleria, che si investì il 28 gennaio 1771.
L'ultimo conte di Racalmuto fu Francesco D'Ayala Valva Grifeo, riconosciuto per rinnovazione con R. D. del 1900.
L'ultima notizia riguardante il castello risale al 1930, quando il proprietario, un certo sacerdote Cipolla, iniziò alcuni lavori di trasformazione degli ambienti.
All'inizio di questo secolo il castello fu dichiarato monumento nazionale. Attualmente è proprietà del Comune.
DESCRIZIONE
Ubicato nel cuore del centro storico di Racalmuto, il castello ha una forma di pentagono irregolare che si articola su tre elevazioni fuori terra e ripete in tutti e tre piani il medesimo schema distributivo, consistente nella successione di vani intercomunicanti che delimitano una corte interna. La pianta trapezoidale, i torrioni a base circolare, la disposizione del portale e degli ingressi secondari, ne fanno una struttura tipica dell'architettura militare del periodo svevo.
La struttura versa in condizioni non ottimali e il suo aspetto non è quello originario: nella seconda metà del XX secolo una parte del castello venne acquistata da diversi privati che lo trasformarono in struttura residenziale, stravolgendone il carattere monumentale.
Il prospetto principale del fortilizio, che servì come dimora feudale e come fortezza, si ergeva solidamente sul piano di roccia che comunemente viene detto "piano castello".
Le sue mura hanno tuttora uno spessore medio di circa m. 2. L'antico parametro murario si conserva solo ad oriente, chiuso nella parte meridionale da due grandi e massicce torri a pianta circolare.
Il lato meridionale è stato completamente manomesso dall'aggiunta di un prospetto. Fa quasi interamente parte della zona ancora appartenente ai privati ed è deturpato da una serie di porte con arcate a pieno centro, al piano terra, da una linea di balconi al piano nobile e da una serie disordinata di finestre su tutta la facciata.
La torre di sinistra è mezzana e cadente, mentre l'altra è stata restaurata e destinata a belvedere.
La facciata a nord-ovest, fortemente trasformata dalla presenza di abitazioni private, conserva ancora, in parte inglobati nelle murature, i resti di un muro a scarpa. Un muro di cinta a sud racchiude un grande giardino con alberi da frutto.
Nella facciata a sud-est, le due torri angolari incorniciano un balcone cinquecentesco sorretto da cinque mensoloni decorati a bassorilievo da cui , secondo la leggenda precipitò dopo l'uccisione il conte del Carretto.
Nelle murature si riconoscono ancora i resti delle cornici di antiche aperture e alcune paraste cinquecentesche.
Il recente restauro, verso gli anni Ottanta del secolo XX e riguardante soltanto la parte di proprietà comunale, è riuscito a riportare alla vista quei caratteri architettonici che erano stati quasi del tutto occultati da interventi susseguitesi nel tempo atti ad adattare gli interni a diverse destinazioni d'uso, ultima quella come istituto scolastico. Nel prospetto che mantiene l'originaria muratura si aprono a piano terra tre vani d'accesso. Il portale più grande presenta una cornice realizzata con conci squadrati e, all'altezza della chiave dell'arco, i resti di un arcone molto più grande. L'altro ingresso ad arco acuto, che segue un'edicola votiva, presenta una decorazione bicroma, data dall'alternanza di pietre di diverso colore, ai cui lati sono disposte due nicchie con lo stesso motivo decorativo.
Al castello vi si accede dalla piazza Umberto I attraverso un lungo fornice (1), oltrepassato il quale si raggiunge la corte interna (2) dove solo il prospetto di fronte all'ingresso è originario mentre gli altri tre lati risultano deturpati da abitazioni di recente costruzione.
Dal portale principale si accede al pianoterra, dove superato un vano d'ingresso, si prosegue per tre ambienti intercomunicanti con copertura a botte. I primi due vani (3,4) sono divisi da un arcone a tutto sesto riconducibile alla ristrutturazione cinquecentesca.
Sulla parete rivolta verso la corte interna si notano i resti di due aperture. Attraverso una porta si accede al terzo vano del pianoterra (5), al cui interno vi troviamo un arco trasversale a tutto sesto e i resti di una antica finestra strombata.
Salendo le scale (6) si arriva al primo piano dove , nelle sale (7 e 8) si possono ammirare le due bifore parzialmente ricostruite e alcuni conci, decorati con motivi fitoformi, che erano stati utilizzati per il tompagnamento delle due finestre, e sono stati recuperati durante i lavori di restauro. Da quest'ultima sala si accede ad un ambiente (9) che immette in un ulteriore vano (10), contiguo alla torre di nord-est (11) che presenta delle feritoie strombate. Dal vano (9) si accede attraverso un arco a tutto sesto all'ambiente (12), oggi adibito a sala convegni, che presenta due aperture esterne: il balcone cinquecentesco e una terrazza (13) che da sulla piazza Umberto I .
La parte più antica è, però, in gran parte priva di copertura e di grondaie di scolo, dando possibilità alla pioggia di provocare profonde fessurazioni che minacciano il crollo delle fabbriche. Delle strutture originarie del secondo piano, infatti, rimane ben poco: resti dell'alloggiamento del'antica copertura lignea negli ambienti intercomunicanti e la finestra ogivale rivolta verso la torre di nord-est dell'ultima sala che presenta una recente copertura lignea a guisa dell'originaria.
Il castello all'inizio del Novecento è stato dichiarato monumento nazionale ed è spesso sede di mostre e iniziative culturali.
Visite turistiche: Dal Martedì alla Domenica 9,00 - 13,00 / 16,00 - 20,00
Ticket: euro 1,00.
Castello Chiaramontano di Racalmuto, piazza Umberto I
Sito web: www.comune.racalmuto.ag.it
Mail: baiamonte@comune.racalmuto.ag.it
Direzione artistica: Baiamonte Piero
Responsabile: Sig.ra Campanella Piera
Telefono: 0039 0922 948820
Fax: 0039 0922 948054
Come arrivarci: da Agrigento, con la strada statale 640; seguire le indicazioni