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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)


MOnumenti funebri di G.Trigona e consorte

MOnumenti funebri di G.Trigona e consorte



Collocati a sinistra e a destra dell'antiporta centrale, si trovano due monumenti funebri, uno in memoria del marchese di Cannizzaro Giuseppe Trigona, l'altro alla moglie. Furono eretti nella seconda metà del XIX secolo dal figlio Vincenzo al quale si deve anche l'erezione della Porta Reale di Noto. Il monumento di Giuseppe Trigona è concepito secondo uno schema tipicamente neoclasico: un'edicola con frontone, coperta da un timpano robusto, sostenuto da due larghe paraste.
Il rettangolo delimitato dalle paraste laterali è diviso in due parti: nella inferiore vi è l'iscrizione e nella superiore, un tondo con il mezzobusto del marchese a tutto rilievo, tra due candelabri. In temp piuttosto recenti (1970c.) il piccolo monumento è stato abbassato di circa 60 cm., compromettendone così il punto di vista prospettico, come l'aveva concepito l'artista: per gustare bene l'insieme bisogna prendere una posizione bassa. L'opera appartiene ad un artista che riecheggia le forme neoclassiche canoviane; nell'insieme ha una certa nobiltà, anche se congelate dalle linee neoclassiche. L'altro monumento eretto in memoria di Mariastella Crescimanno è concepito diversamente.
Da una larga base si erge un plinto, che ha al centro un'aquila ad ali spiegate, con una corona a cinque punte, che regge lo stemma di famiglia. Sopra il plinto, un rettangolo istemato nella parte superiore, avente al di sotto l'iscrizione e al di sopra, entro un festone circolare di fiori e frutta, il mezzobusto della Marchesa ad alto rilievo. Tutto è chiuso da un triangolo con due punte all'estremità.
Anche questo monumento è un tipico frutto del neoclassicismo riecheggiante un pò ovunque; nell'insieme ci pare inferiore al precedente e il mezzobusto a nostro avviso ha un'aria inespressiva, troppo gelida.
La Diocesi, capoluogo di provincia, ebbe la prima di una serie di visite dei reali borbonici, ricordata dalla Porta Reale edificata nel 1838. Anche la chiesa di San Francesco visse questi momenti di lustro arricchendosi di ulteriori capolavori.