Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Eremo di S.Corrado - Noto
Contrada Lenza Vacche
Lungo la strada che conduce al luogo ove sorgeva città vecchia, un'indicazione segnala l'Eremo di S. Corrado fuori le Mura, immerso nel verde.
Vicino al santuario, settecentesco, si può visitare la grotta ove, nel XIV sec. visse il santo.
La vita di SAN CORRADO CONFALONIERI da Piacenza
San Corrado nasce a Calendasco in provincia di Piacenza nel 1290 dalla nobile casata dei Gonfalonieri.
Nei dintorni del paese, in una zona fitta di boscaglie, Corrado, già sposato, si trova a caccia con una compagnia di amici e familiari. Quel giorno la caccia non dà buon esito e Corrado ordina di appiccare il fuoco alle sterpaglie per stanare la cacciagione ma, complice il forte vento, il fuoco in un attimo brucia tutto ciò che incontra, tra cui boschi, case e capanne. Spaventati ed impotenti di fronte a questo evento, Corrado e i suoi scappano verso casa, decisi a non far trapelare la verità.
Non appena la notizia si propaga in città, subito si scatena la caccia al responsabile, che viene individuato in un povero contadino, accusato di incendio doloso (si credeva infatti che l'incendio fosse stato appiccato dai Guelfi per colpire l'attuale governanza Ghibellina).
La notizia della condanna colpisce l'animo di Corrado, che non riesce a darsi pace per quello che è successo a causa sua. Non esita quindi ad interrompere il corteo punitivo ed a chiedere udienza al Signore di Piacenza, dove dichiarerà la propria colpevolezza, e subendo la pesantissima pena della confisca di tutti i terreni per risarcire il danno fatto (essendo di nobile famiglia, evita punizioni corporali). Ma questo fatto sarà decisivo per gli atti successivi della sua trasformazione da uomo nobile del mondo a convertito e penitente.
Questo evento segna profondamente la vita di Corrado, che negli anni successivi si avvicina sempre più alla fede, infatti vestirà l'abito penitenziale francescano ritirandosi nell'eremo nei pressi di Calendasco, e guidato da frate Aristide.
Tra i "penitenti", gli eremiti e gli ospedalieri erano quelli maggiormente impegnati, essi erano uomini per lo più di età matura provenienti da ogni classe sociale: vedovi, sposati, nobili ed intellettuali ma anche semplici servi, contadini o ortolani.
La caratteristica generale di questi ordini è la totale mancanza di proprietà sia individuale che collettiva da parte dei frati, i quali gestiscono totalmente in comune i beni presenti nel convento.
Sarà così che Corrado, in accordo con la moglie Giovannina, decidono entrambi di donarsi alla religione: lui quale francescano terziario, lei quale clarissa, questo era infatti quanto prescriveva la regola dei Terziari e cioè che quando il coniuge voleva dedicarsi completamente alla vita religiosa vestendo l'abito terziario in una fraternità, anche la moglie facesse lo stesso dando il proprio assenso. Nel progredire nel suo stato religioso ha modo di riflettere sulla sua scelta fino a prendere la decisione di lasciare Piacenza e tutte le cose materiali per dedicarsi alla propria anima ed alle cose eterne, così che, intorno al 1335, Corrado lascia la città.
Corrado mostra una conversione francescana, vestendo l'abito Terziario, ma come gli atti concreti della sua vita mostreranno, ha una vocazione da eremita o anacoreta (l'anacoresi infatti è la separazione dal mondo, con l'impegno ad opporsi alla materia nel rinnegare la natura allo scopo di ottenere ciò che supera tutto il materiale per il solo bene dello spirito).
Nel suo lungo peregrinare, eremita itinerante secondo la tradizione francescana, Corrado attraverserà l'Italia verso sud, pregando sulle tombe degli Apostoli a Roma, finché non giungerà nella sua meta definitiva, Noto, in Sicilia, intorno al 1340.
Qui lega una stretta amicizia con Guglielmo Buccheri, un antico scudiero di Federico II d'Aragona che le vicende della vita portarono a fare una scelta d'eremitaggio simile a Corrado. Buccheri ospiterà Corrado nelle cosidette Celle, un quartiere isolato nei pressi della Chiesa del Crocifisso, dove vi rimarrà per circa due anni, fino al ricominciare delle sue peregrinazioni quando il suo eremitaggio è compromesso dalle sempre più numerose genti che chiedono a lui preghiere e consigli.
Corrado soffre tutte queste attenzioni e si trasferisce in zone remote e desertiche, il suo unico pensiero è avvicinarsi a Dio, non sente infatti il bisogno di alcunché di materiale. La sua è una vita ascetica al pari dei grandi Padri del deserto: infatti egli diventa xeniteta, cioè lascia la propria patria natia, Piacenza, dimentico di tutti gli affetti: insegnano infatti i Padri che per essere maggiormente liberi dagli affanni del mondo bisogno liberarsi di tutte le passioni e pratiche del mondo materiale, non ultima quella verso i propri parenti più prossimi.
Trovatosi in una zona assai inospitale, Corrado decide di sistemarsi in una grotta, detta appunto Grotta dei Pizzoni, dove finalmente può ritirarsi in una vita meditativa, anche se la gente, ormai affezionata al buon pellegrino, non smetterà mai di andarlo a trovare.
Durante una delle sue visite a Noto, Corrado incontra un suo vecchio conoscente, tal Antonio Sessa, il quale soffriva da tempo di ernia, alla vista dell'amico dolorante, Corrado ne ha compassione e dopo aver pregato per lui questi immediatamente guarisce per sempre dai suoi dolori.
Un altro avvenimento miracoloso, è stata la guarigione del figlioletto di un altro amico sarto, che soffriva di un'ernia assai sviluppata.
Questi sono solo due esempi dei miracoli fatti da Corrado in quel periodo, i doni di Dio frutto di una profonda vita spirituale.
Il più famoso, e legato alla figura di Corrado, rimane il miracolo dei Pani, che Corrado compì durante la terribile carestia che colpì la Sicilia negli anni 1348-1349, causata dalla peste nera che imperversava. In quel periodo, chiunque si rivolgesse con fiducia a Corrado, non tornava a casa senza un pane caldo, impastato dalle mani degli Angeli.
Corrado muore nella sua grotta il 19 febbraio 1351 con al suo fianco il confessore, mentre si trova in ginocchio in preghiera con gli occhi al cielo. Rimane in questa posizione anche dopo il trapasso, mentre una luce avvolge la Grotta dei Pizzoni. Verrà seppellito nella Chiesa di San Nicolò a Noto Antica, secondo le sue volontà. In seguito il corpo è traslato nella bellissima Cattedrale di Noto ove è venerato da parecchi secoli.