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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello Forza di Agr

Castello Forza di Agr




Il castello di Forza d'Agrò è una fortificazione di Forza d'Agrò nella provincia di Messina. Venne edificato, sulle rovine di una preesistente fortezza nel sec. XI dai Normanni e precisamente dal Conte Ruggero I d'Altavilla ad oltre 420 metri sul livello del mare e nel posto più alto e più inaccessibile della Valle di Agrò. In realtà il borgo era difeso da un'appendice del castello, che si identifica con una torre o "guardiola" costruita su di uno sperone di roccia calcarea. Essa ha pianta poligonale irregolare e su ogni parete si aprono saettiere, attraverso le quali il piccolo ambiente risulta sufficientemente illuminato.
Da queste altezze lo sguardo può ruotare di 360 gradi, rimanendo affascinato dalle bellezze artistiche e naturali.
Al castello si accede tramite una lunga e ripida scalinata in pietra che s'inerpica stretta e sinuosa a ridosso dell'asprissima rupe e conduce all' ingresso principale. Il portone d'ingresso al forte è costituito da grandi blocchi di pietra bianca locale soverchiati dal tipico ballatoio per i buttapietre. Sull'architrave una scritta ricorda la ristrutturazione del Castello, avvenuta nel 1595 dai giurati e dai deputati del paese.
borgo Varcato il cancello si accede alla cerchia muraria esterna, solo in parte recentemente restaurata. Subito è possibile notare un congruo numero di deposizioni tombali che aumenta man mano che si procede in direzione del secondo ingresso, attraverso il quale si accede alla parte centrale del castello. Dopo una breve scalinata si giunge ad un ampio spiazzo invaso da sepolcri databili a partire dal XIX secolo.
Il recinto murario è vasto , la muratura spessa e consistente è provvista di strette feritoie. Ancora una volta la maestria degli artigiani ha permesso di adattare l'intero complesso alle asperità della roccia.
Purtroppo è ormai impossibile ricostruire i corpi di fabbrica compresi all'interno dei circuiti murari.
I ruderi superstiti fanno quasi interamente capo alla bella chiesa del S.S.Crocifisso. ai magazzini delle granaglie, agli alloggiamenti dei soldati e ai resti della Torre campanaria che, in continuo rischio di crollo, presenta sulla sommità quattro aperture con archi, delle quali se ne conservano tre.
borgo La parte occidentale della chiesa è completamente obliterata da un edificio sacro di epoca più recente ad unica navata, che possiede una copertura lignea, rivestita all'esterno da coppi in laterizio. La fronte della chiesa del Crocifisso possiede un portale d'ingresso con sovrastante finestra quadrangolare. Ancora numerose sono le cisterne, fondamentali per l'approvvigionamento idrico della guarnigione militare, un tempo di stanza nella fortezza. In ultimo nei pressi della parte sommitale del castello, è possibile distinguere,
per la forma simile ad una grotta, quella che la tradizione vuole che un tempo fosse la polveriera dell'intero complesso fortificato. Non esiste prova, però, che ne confermi la tradizione.
La tradizione popolare vuole anche che nel castello fosse stato realizzato anche un passaggio segreto. Certo è che alcune grotte sono presenti ai fianchi della rupe, particolarmente nel lato Sud al di sotto della cinta muraria, forse rifugio un tempo per eremiti.
Nel 1676, durante la Rivolta di Messina, il castello rimase fedele alla Spagna, per questo venne assediato e conquistato dai francesi; questi lo misero sotto la giurisdizione militare di Savoca che poco prima aveva capitolato un vantaggioso armistizio con gli stessi francesi.
Proprio durante quel periodo travagliato, si consumò nel castello un feroce massacro, ordito da don Antonio de Hox, nobile francese e capitano del castello, fermamente intenzionato a diventare signore di Forza d'Agrò. Lo stesso don Antonio, dovendo consegnare al fratello Giacomo il comando del castello, lo attirò dentro il maniero con la scusa di una cena di benvenuto, in occasione della quale ci sarebbe stato il passaggio delle consegne. Giacomo, non sospettando nulla, vi si recò con i suoi famigliari; dopo una succulenta cena, don Giacomo De Hox ed i suoi famigliari vennero uccisi e fatti a pezzi dagli sgherri di don Antonio.
Era la notte del 24 luglio 1676. Per non attirare sospetti sulla sua persona, Antonio De Hox fece spargere la voce che il fratello aveva deciso di lasciare nottetempo il castello. I cadaveri delle vittime, a quanto sembra, non vennero più ritrovati. Ai primi dell'Ottocento(1810), il castello venne occupato dalle truppe inglesi, le quali vi apportarono alcune modifiche architettoniche. Dal 1876, per circa 100 anni è stato adibito a cimitero comunale.
Nel nuovo sito, le tombe, caratteristiche perchè tutte disuguali, alcune alte, altre basse, disposte in tutte le direzioni non seguendo alcun senso geometrico, hanno fatto di questa fortezza una "città morta".



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