Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Via V. Emanuele
Per storia, posizione, tracciato e architettura, si tratta di una delle strade più importanti della Catania settecentesca.
Questa arteria, ideata dal duca di Camastra, si chiamava in origine strada del Corso perchè, durante i festeggiamenti agatini e anche in altre occasioni, vi si svolgevano le corse dei cavalli, con o senza fantino.
Nella seconda metà dell'Ottocento, venne intitolata al re Vittorio Emanuele II.
Percorrendola da ponente a levante, dall'incrocio con via Plebiscito fino a piazza dei Martiri si possono ammirare alcune tra le opere più significative del geniale architetto Giovambattista Vaccarini.
Qui, infatti, egli realizzò opere destinate a restare come l'esempio più rimarchevole del barocchetto catanese: il monastero e la chiesa di Sant'Agata, di cui abbiamo parlato, i palazzi Valle e Serravalle, l'atrio del collegio Cutelli, il palazzo Reburdone e, poco distante, la sua stessa casa.
La Catania settecentesca, si mostra in architettura attraverso il barocco delle chiese e dei palazzi; con lo sfoggio dei bugnati, dei frontali ricchi di frastagli, di volute, di mascheroni; con le grate panciute dei balconi; insomma, con un'architettura sfarzosa e, per molti aspetti, singolare. Il barocco catanese non arriva agli accessi artificiosi e ampollosi.
Resta entro i limiti della misura, tanto che alcuni autorevoli studiosi lo hanno definito « classico fiammeggiante ». Il barocco del Vaccarini, in particolare, sobrio e fastoso al tempo stesso, ricco di slanci ma privo di complicate strutture, pulito, leggero come non se ne vede altrove, ha tutti i requisiti per rappresentare il «barocchetto catanese».
Via Vittorio Emanuele sfoggia questa splendida cornice, soprattutto nella parte bassa, da piazza Duomo al piano della Statua (poi ribattezzato piazza dei Martiri, perché nel 1837 vi furono fucilati - ad opera dei Borboni, alla cui tirannide si erano ribellati - otto patrioti catanesi). Nel Settecento, la parola "piano" veniva usata per indicare una piazza. Quindi "Piano della statua" indica la "Piazza della statua" proprio perchè al centro sorge la statua di Sant'Agata.