Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Castello di S. Stefano - Taormina
Diverse sono le ipotesi sulle origini di tale piccolo e prezioso castello: per il Calandra è un' opera del 1412, mentre per il Dillon risalirebbe all'ultimo periodo dei normanni, nel tempo di re Tancredi quando «Taormina divenne soggiorno di quei principi e luogo di convegno di sovrani e viaggio per l'oriente».
Anche il Maganuco (citato dal Dillon), a seguito di particolari osservazioni e ricerche, afferma che le sue origini sono certamente anteriori al 1400. la classica forma di «torre elevata» e cioè torre e palazzo insieme, è comune ai castelli di tale epoca.
Da molti secoli il castello è proprietà della nobile famiglia di origine spagnola De Spuches, Duchi di Santo Stefano e Principi di Galati - due centri del messinese . Non si conoscono di esso altri antichi signori ne si ha notizia di alcun episodio della sua lunga vita, nella storia o nella leggenda.
ll castello, incorporato all'interno delle antiche mura difensive cittadine, nella parte recentemente ristrutturata esso offre un raro esempio di singolare contrasto nel presentare i due lati che guardano all'esterno delle citate mura con aspetto di fortezza inaccessibile mentre gli altri due sono più pittoreschi e aggraziati da notevolissimi ornati in pietra bianca e mera, da una bella fascia di coronamento e deliziose finestre bifore impreziosite da rosoni.
La sua massiccia e forte struttura, nonostante le dimensioni non eccessive appena menzionate, le danno l'aspetto della fortezza che incute rispetto in chi la guarda ed essa presenta una mescolanza di elementi gotici, arabi e normanni.
Arabe, ad esempio,sono le decorazioni presenti all'apice della costruzione, la fascia decorativa rappresentata dall'alternata presenza di pietra lavica bianca e nera proveniente da Siracusa ed elemento strutturale che va a ricreare delle belle figure geometriche. Le reminescenze arabe sono determinate anche dall'utilizzo delle maestranze arabe che furono utilizzate per la costruzione dell'edificio.
Gli elementi normanni sono costituiti, ad esempio, dalle merlature a coda di rondine presenti nella costruzione.
Tra gli altri elementi caratteristici della facciata dell'edificio ricordiamo anche la presenza di archi tribolati e fregi bicromi.
Dell'originaria struttura che prevedeva tre grandi sale sovrapposte, si conserva soltanto quella al piano terra con intatto il suo bel soffitto formante quattro piccole volte a crociera che poggiano su arcate, prima sostenute da una bellissima colonna centrale di granito ed oggi da un semplice pilastro.
Il Palazzo è situato esattamente vicino la Porta Catania e va ricordato anche per un bel giardino posto nelle sue vicinanze e che prevede la presenza di un pozzo per raccogliere l'acqua piovana utilizzata per i bisogni dei residenti dell'edificio.
Intorno agli anni sessanta il Municipio ha ottenuto il possesso della nobile costruzione acquistandolo da Antonio de Spuches, principe di Galati, duca di Caccamo e di S. Stefano, un appartenente alla nobile famiglia.