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Palazzo del Toscano - Catania
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Palazzo del Toscano - Catania

Palazzo del Toscano - Catania

Piazza Stesicoro, 38



Si erge sulla centrale Via Etnea nel punto in cui essa incrocia piazza Stesicoro ed è pertanto al centro di itinerari obbligati per una esauriente conoscenza della città.
Il Palazzo fu inizialmente costruito, nel primo settecento, su progetto dell'insigne architetto   Vaccarini, ma la sua edificazione si fermò al primo piano soprastante gli ampi locali di servizio sulla strada, scanditi dagli archi in pietra bianca e nera tipici di altri monumenti del barocco catanese. Un tempo dimora unica dell'aristocratica famiglia, Famiglia Tedeschi Bonadies baroni di Villermosa,l'edificio è oggi frazionato in diversi e autonomi appartamenti e tuttavia la parte destinata per tradizione al primogenito della casata è rimasta quasi del tutto integra: di essa si possono ammirare e prendere in affitto gli ambienti di rappresentanza che mantengono parte degli arredi d'epoca.
Nel 1858 fu destinato dall'ultimo discendente della casata Tedeschi Bonadies al nipote Antonino Paternò del Toscano, che di lì a poco sarebbe divenuto primo sindaco di Catania, malgrado le precedenti affermazioni di fede borbonica.
Il marchese del Toscano, a sostegno dell'ascesa del casato nell'Italia Unita, decise di continuare la costruzione del palazzo, rimaneggiandone però l'architettura complessiva. Dopo un primo incarico al torinese Poletti, più rispettoso del primitivo impianto del Vaccarini, il marchese si affidò all'architetto Errico Alvino che realizzò un'architettura compatta e severa, ma chiaramente influenzata dall'eclettismo artistico dell'ottocento e, insieme, dal gusto per gli ambienti "a tema" proprio dei palazzi napoletani.
Il suo progetto fu poi copiato nella edificazione di altri palazzi catanesi come il vicino Palazzo Beneventano della Corte, ma con minore maestosità.
I decori e l'arredamento della Sale di Rappresentanza, nonch é i rivestimenti marmorei e gli affreschi del grandioso scalone d'onore, furono cura dell'erede primogenito Giovanbattista Paternò, 2° Marchese del Toscano, sposato a una Caracciolo di Napoli e anch'egli sindaco di Catania in periodi alterni, tra cui quello coincidente con il completamento e l'inaugurazione del Teatro Massimo Bellini. Gran signore, attento sia alla tradizione siciliana dei maestri decoratori e affrescatori sia al gusto umbertino dei salotti della Capitale sia all'incipiente Liberty, completò la sua opera, con notevole mole di capitali e sacrificando due feudi, intorno al 1910. Per i decori furono chiamati i migliori artisti disponibili in quel momento sulla piazza catanese, da Alessandro Abate a Giuseppe Sciuti. Molte descrizioni d'ambiente del romanzo "I Vicerè" di F. De Roberto sembrano sovrapponibili alle architetture del palazzo e alle sue modalità di fruizione fino ai primi decenni del novecento.



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