Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Oltre la crociera, la navata centrale termina con una profonda abside normanna, coperta con volta a botte ogivale e terminante con una parete semicircolare. Mentre esternamente essa presenta ancora l'antico paramento murario in pietra lavica dell'Etna, all'interno è decorata da un ciclo di affreschi opera del pittore romano Giovanni Battista Corradini commissionati da Innocenzo Massimo e risalenti al 1628; l'opera è incentrata sui santi patroni della città di Catania. Innocenzo Massimo guidò la diocesi dal 1623 al 1633. Secondo un’antica tradizione ispirata dalla concezione cosmica della salvezza che “viene a visitarci dall’Alto”… l’abside, rivolto verso Oriente, da dove sorge il sole viene spesso decorato con raffigurazioni centrate sul ritorno nella Gloria del Cristo risorto, proprio da dove egli è asceso al cielo. Si giustifica così la rappresentazione dell' opera del Corradini che decorò il catino absidale con l' "Incoronazione" di Sant'Agata al centro e alle pareti dell'abside, in riquadri, rappresentò alcuni santi della Chiesa di Catania, che hanno subito il martirio per mantenersi fedeli alla fede in Gesù Cristo, tra i quali S.Euplio, compatrono della città e S.Stefano protomartire. L'opera è completata dalle scene, rappresentanti il martirio della Santa, in bassorilievo sugli stalli del coro ligneo sottostante.La decorazione degli affreschi è ultimata dalla celebre intestazione in onore di Sant’Agata.Tutti gli affreschi insieme all'abside si salvarono miracolosamente dal terremoto del 1693 che distrusse la Cattedrale. Il Santo Martire Euplio venne raffigurato dall'artista romano con il Vangelo in mano e le palme del martirio.
Testimonianze dell'epoca normanna sono le due imponenti colonne che rappresentano ad oggi l’unica testimonianza dell’antica cattedrale romanica e sorreggono l'arco absidale e la monofora ogivale, chiusa da una vetrata moderna e posta in posizione centrale.
All'interno dell'abside trova luogo il presbiterio, ossia la parte della chiesa riservata al clero officiante, preceduto da una rampa di scale che lo delimita sulla parte anteriore; esso ospita, in posizione avanzata, i moderni altare maggiore e ambone, realizzati nel 2000 anno in cui si preferì sistemare lo spazio presbiteriale secondo i dettami del Concilio Vaticano II sostituendo l'antico altare,oggi custodito nella Cappella della Madonna, con quello attuale in bronzo commissionato dal vescovo Bommarito allo scultore Dino Cunsolo insieme all'ambiente e al porta cero pasquale. L'antico altare neoclassico in marmi policromi si trova nella Cappella della Madonna del Rosario con accesso nel transetto di destra. Lungo le pareti dell'abside, invece, si trova il pregevole coro ligneo barocco, realizzato dallo scultore napoletano Scipione di Guido alla fine del XVI secolo, comprendente anche la cattedra all'estremità destra, il cui ordine superiore è costituito da 34 stalli. Negli stalli in bassorilievo sono riprodotte scene raffiguranti la vita, il martirio di Sant'Agata e i momenti della traslazione delle reliquie da Costantinopoli a Catania. Opera commissionata dal vescovo Giovanni Corrionero e perfezionata da Giandomenico Rebiba.
L'attuale altare in bronzo "versus populum" commissionato dal vescovo Luigi Bommarito allo scultore Dino Cunsolo insieme all'ambone e al porta cero pasquale, sostituisce il primitivo altare collocato attualmente nella "Cappella della Vergine" del transetto destro.
Al centro dell'abside realizzata in pietra lavica dell'Etna e risalente alla prima edificazione della chiesa, è inserita una grande finestra monofora del XII secolo con una vetrata moderna. L'altare è in marmo policromo e sulla sommità è presente una base in argento atta ad ospitare il busto reliquiario di sant'Agata nel corso dei festeggiamenti in suo onore.
"A Catania,Sant'Euplo, martire:secondo la tradizione, durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano, fu gettato in carcere dal governatore Calvisano perché trovato con il libro dei Vangeli tra le mani;interrogato più volte, fu battuto a morte per aver risposto di serbare con vanto il Vangelo nel suo cuore" (dagli Atti del martirologio romano)
I bassorilievi del Coro
Il pregevole coro ligneo barocco venne realizzato dallo scultore napoletano Scipione di Guido alla fine del XVI secolo, e comprende anche la cattedra all'estremità destra, il cui ordine superiore è costituito da 34 stalli. L' opera venne commissionata dal vescovo Giovanni Corrionero e perfezionata da Giandomenico Rebiba.Nella prima metà dei 34 scomparti che lo compongono è sceneggiata la vita ed il supplizio della vergine, la seconda illustra la storia della sua spoglia terrena: il trasporto a Costantinopoli ordinato nel 1040 dal generale bizantino Giorgio Maniace e compito a dispetto della tempesta scatenatasi il giorno della partenza; l'apparizione in sogno della santa, una notte dell'aprile 1126, al francese Gisliberto o Giliberto, comandante delle guardie dell'imperatore Giovanni Comneno, per manifestargli la volontà di essere restituita alla patria; l'accordo del soldato francese col compagno calabrese Goscelmo o Goselino; le loro titubanze e i loro nuovi sogni più chiari; la discesa da entrambi operata in S. Sofia, durante la notte del 20 maggio; lo scoprimento del sarcofago e il trafugamento della salma ridotta a pezzi e nascosta nelle faretre per eludere la vigilanza delle guardie alle porte; il successivo imbarco, l'approdo e l'indugio a Smirne ed a Corinto; il nuovo sogno e la nuova apparizione di Agata dolente della loro lentezza; l'arrivo in terra italiana a Taranto e la perdita, nel trarre dalle faretre e nel ricomporvi le reliquie, di una mammella; il miracolo del latte che questa diede a una bimba che la ritrovò e la portò alle labbra; l'ultimo sbarco finalmente a Messina; l'incontro col vescovo Maurizio al castello di Aci e il trionfale ingresso in Catania, il 17 agosto.
Le sculture del Coro furono scoperte... da Alessandro Dumas, nel 1835. La Speronare, come tanti altri libri di viaggio del romanziere di Montecristo, è uno dei più curiosi libri che si possano leggere: formicolante di errori, zeppo di fiabe da far dormire in piedi, rivela nondimeno il nativo senso artistico dello straordinario scrittore. Così, dei bassorilievi del Coro catanese egli ha ragione di dire che «nessuno vi fa attenzione, nessun libro ne parla, nessun cicerone pensa a mostrarli, mentre sono una delle cose più notevoli di quella chiesa». Certo, come osserva il di Marzo, la forma non ne è esente da qualche libertà, e l'esecuzione ne è qua e là trascurata, ma nell'insieme riescono charmans de naïveté, come dice il Dumas; il quale però, passando a descriverli, inciampa negli svarioni. Il lavoro della fine del Cinquecento è attribuito al secolo precedente; il proconsole Quinziano diventa Quintiliano, Goselino e Giliberto si riducono ad un solo, Guiberto; nè il romanziere si cura di ricercare se proprio tutti i libri tacciono di questi bassorilievi, se l'autore ne è addirittura ignoto.
Poca fatica sarebbe occorsa a conoscerne il nome: bastava cercarlo nelle Osservazioni sulla storia di Catania del Cordaro, dove, con lo stile tutto suo, questo scrittore mette in evidenza il pregio del lavoro. «Il vescovo Corionero che la chiesa catanese governò dal 1589 al 1595, i sedili di legno allestì nel coro della cattedrale ove è il martirio di S. Agata inciso, lavoro del napolitano Scipione Guido» - più precisamente, di Guido: - «a quale opera tuttora dagli stranieri per la sua perfezione si ammira».
Tratto da "Catania" di Federico De Roberto - ISTITUTO ITALIANO D'ARTI GRAFICHE 1907