Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Demolita dai Normanni la torre bizantina di San Giorgio (primo protettore di Catania) nel vecchio abside del Duomo, di fianco la cappella di S. Agata e sul transetto fu eretta la Cappella della Vergine o della Madonna del Rosario. Al suo interno è sepolta la maggior parte dei reali "Aragonesi di Sicilia", protagonisti della vita politica della Sicilia e del Mediterraneo nel Medioevo. L'ingresso è delimitato da un portale marmoreo realizzato nel 1545 dallo scultore Giovan Battista Mazzolo altrimenti denominata Porta della Candelora.Lo scultore carrarese esponente del rinascimento siciliano è presente col figlio Giandomenico Mazzolo o Mazzola con tre portali di cui uno esterno. Nel portale sono presenti scena di vita della Vergine, la lunetta sull'architrave raffigura l' Incoronazione della Vergine pertanto la Cappella della Madonna del Rosario è altrimenti citata come Cappella della Vergine dell'Incoronazione. Entrando, possiamo notare al centro il grande sarcofago in legno che custodì le spoglie del Beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet. Alle pareti in alto antiche feritoie ed elementi lavici normanni che fanno parte delle originarie forme della cattedrale. La sopraelevazione dell'altare illuminata da un'elegante monofora interna realizzata in pietra lavica, è costituita da un arco normanno sorretto da colonne con capitelli corinzi, custodisce la scultura marmorea della Vergine dell'Incoronazione.Il basamento dell'altare presente è stato trasferito nel 2000 dal presbiterio dell'abside maggiore. Nella parte superiore sono incastonate le figure degli Apostoli e scene sacre, nel prezioso paliotto marmoreo in altorilievo è raffigurata Sant'Agata contornata da putti aleggianti su nuvole. L'opera fu commissionata da Corrado Maria Deodato Moncada nel 1805, realizzata su progetto dell'architetto Stefano Ittar e portata a compimento sotto l'episcopato del Cardinale Giuseppe Francica-Nava de Bontifè nel 1915.
Dopo gli Arabi le dinastie del regno di Sicilia seguono una linea di continuità attraverso i Normanni, Svevi, Aragonesi rappresentati attraverso le casate degli Altavilla, Hohenstaufen, Aragona, eccetto la parentesi Angioina. Il filo logico strettamente parentale che lega le varie famiglie nobiliari sono le figure del Gran Conte Ruggero, Federico II di Svevia e Federico III di Sicilia, rispettivamente il primo è bisnonno del secondo e questi, a sua volta, bisnonno del terzo.
Già nel 1597, i lavori per il nuovo assetto del presbiterio avevano provocato un primo spostamento dei sarcofagi al di sopra del nuovo coro ligneo. La posizione originale delle tombe reali era sempre stata nell'abside centrale, quasi sicuramente ad altezza d'uomo. Nel 1628 si compì lo scempio danneggiando irrimediabilmente i sarcofagi reali con stucchi di ogni genere. Nel 1952 furono compiuti gli scavi per riportare alla luce l'originario piano di calpestio della Basilica normanna e la Soprintendenza si rese conto che nelle pareti interne dell'abside maggiore centrale del Duomo erano celate maldestramente le due importanti opere d'arte antica: a sinistra quello della regina Costanza d'Aragona e a destra quello degli altri componenti la famiglia reale di Sicilia. Nell'abside centrale restano ancora visibili, sopra il coro ligneo, i danni provocati agli affreschi per estrarli.I sarcofagi, pertanto, costituiscono rispettivamente i monumenti funerari di:
◊ Costanza d'Aragona († 1363),figlia di Pietro IV re d'Aragano e sorella di Martino I di Aragona e Catalogna e moglie di Federico IV il semplice, re di Sicilia. Dal viso della statua riprodotta sul coperchio circa 10 anni dopo la scomparsa della sovrana morta di parto nel 1363, dopo aver dato alla luce la figlia Maria, è stata tratta l'impronta per forgiare il volto del busto - reliquiario di Sant'Agata. Sepolta all'età di 20 anni, i resti riposano nel sarcofago più piccolo posto nella parete di fronte all'entrata della cappella, realizzato in marmo proveniente dall'Asia minore, risalente alla fine del 1300. Il sarcofago venne scalpellato (tranne il volto e il cuscino) per far meglio aderire gli stucchi che avrebbero coperto la tomba. E' decorato sui due lati e sul coperchio su cui è scolpita la figura intera della regina adagiata sul letto di morte con ai piedi la corona e il suo cane accovacciato. Sul sarcofago è raffigurato uno scorcio del piano antistante la cattedrale e la Loggia dei Giurati con al centro della scena la regina che prega ai piedi della Madonna.
◊ Reali d'Aragona ovvero il ramo dei Sovrani siciliani del Casato degli Aragona. Ne custodisce i resti mortali il grande sarcofago di tipo "Sidamara" di età romana (III sec. d.C.), il cui coperchio non appartiene al sottostante manufatto. In particolare sono sepolti:
- Federico III di Sicilia o "Federico II d'Aragona" o "Federico di Trinacria" († 1337).Figlio terzogenito di Pietro III re d'Aragona e Catalogna e dell'ultima discendente della dinastia Sveva. Deceduto a 47 anni
- Giovanni d'Aragona († 1348) o di Randazzo, duca di Atene e di Neopatria, figlio di Federico III di Sicilia e fratello minore di Pietro II.
Deceduto a 31 anni
- Ludovico di Sicilia o "Ludovico di Trinacria" († 1355), detto pure Luigi I di Sicilia, figlio di Pietro II di Sicilia e nipote di Federico III di Sicilia.
Deceduto a 19 anni
- Maria d'Aragona di Sicilia († 1401), figlia di Costanza d'Aragona e Federico IV di Sicilia, nipote di Pietro II di Sicilia e pronipote di Federico III di Sicilia. Deceduta a 39 anni
- Pietro di Sicilia († 1400), Federico poi detto Pietro, figlio unico di Maria di Sicilia e di Martino il Giovane o "Martino I di Sicilia", nipote di Costanza d'Aragona.Deceduto a 19 anni. Deceduto a 2 anni
- Martino d'Aragona († agosto 1407), figlio di Bianca di Navarra e di Martino il Giovane o "Martino I di Sicilia".
Sidamara è una antica città dell'Asia minore dalla quale prende il nome una tipologia di sarcofagi nella quale le figure scolpite sono separate da colonne e inserite in piccole edicole raffigurate sullo sfondo e coronate da frontoni o da archi spesso coperte all'interno da soffitti a semicupola decorati a conchiglia.Nell'antichità il sarcofago venne coperto di stucchi senza però prima avere traslato al suo interno i resti degli altri suoi eredi presenti in Cattedrale compresi quelli della regina Maria che erano nella cappella di Sant'Agata accanto all'altare.
La dinastia aragonese in Sicilia iniziò formalmente il 26 settembre 1282, quando Carlo I d'Angiò, sconfitto dai siciliani e dall'esercito di Pietro III d'Aragona nei Vespri siciliani, lasciò l'isola per rifugiarsi a Napoli. Nel 1412 il regno passò alla casata castigliana Trastámara.
Visite alla cappella della Madonna (tombe reali aragonesi) e alla sacrestia (affresco dell'eruzione del 1669)
dal Martedì (primo turno ore 16.15 - secondo turno ore 17.00) al Venerdì - Sabato solo mattina - Info: 339/4859942
Costanza d'Aragona (Poblet, 1343-Catania, 18 luglio 1363)
Nel 1347, l'anno in cui rimase orfana di madre, Costanza, dato che l'unico fratello maschio, Pietro, era morto dopo poche ore di vita, fu proclamata erede al trono dal padre Pietro IV; tale nomina però non fu gradita dalla nobiltà e si ebbero delle sommosse, soprattutto nel regno di Aragona, che Pietro dovette soffocare.
Nel 1350, Costanza non fu più l'erede al trono, essendo nato, in dicembre, il suo fratellastro Giovanni, che poi, alla morte di Pietro IV, salì al trono col nome di Giovanni I il Cacciatore.
Nel 1351, Costanza, l'8 febbraio, a Perpignano, fu fidanzata con il conte d'Angiò, Luigi I (1339-1384), figlio secondogenito del re di Francia Giovanni II, detto il Buono, e della di lui moglie Bona di Lussemburgo, sorella dell'imperatore Carlo IV del Sacro Romano Impero.
Nel 1356, nacque un secondo fratellastro, Martino, che poi, alla morte di Giovanni I il Cacciatore, salirà al trono, col nome di Martino I il Vecchio o l'Umanista.
L'8 febbraio 1361 vennero celebrate a Mineo dal vescovo Marziale (1357-1375) le nozze tra la regina Costanza d' Aragona e Federico IVil Semplice (1341-1377), figlio di Pietro II di Sicilia e di Elisabetta di Carinzia. Costanza era sbarcata a Trapani e scortata da Artale Alagona fino a Catania, dove venne raggiunta dal re. La Sicilia da quel momento poteva vantarsi per esser governata da una giovane regina vaga d'aspetto e gentile nell'animo, con un aspetto perfetto, naso aquilino, grandi occhi, una bella bocca disposta al sorriso.
L'11 aprile dello stesso anno le nozze vennero celebrate nel duomo di Catania in forma solenne. Furono invitati tutti i baroni del regno e per otto giorni Catania fu in festa. La regina grata delle manifestazioni di simpatia che le erano state tributate, concesse ai catanesi molti privilegi. Il re Federico, pure riconoscente concesse ai siciliani il privilegio di essere liberi da ogni dogana. La felicità di Federico III e di Costanza non durò a lungo. Costanza visse nel Castello Maniace di Siracusa e morì il 18 luglio del 1363 nel Castello Ursino, in Catania, ove risiedeva la Corte, tre giorni dopo aver dato alla luce l'unica figlia Maria. Quando la Regina morì, fu vestita con un manto regale ed ornata dei suoi gioielli; sul capo le fu posta la corona. La sovrana venne tumulata nella Cattedrale di Catania, in un sarcofago che reca la sua figura sul letto di morte. Nel suo sepolcro troviamo lo stemma degli Aragonesi e a destra quello degli Aragonesi di Sicilia e venne collocata la seguente epigrafe:
D.O.M. Constantia, Pelri IV Aragonum Regis filia, ac Frederici III uxor. Catanae obiit anno salulìs 1363.
Il primo ottobre del 1958 venne effettuata una ricognizione al sarcofago e sollevato il coperchio, fu notato il sudario di seta bianco in cui era avvolta la salma della regina, trovata allo stato scheletrico. Vicino al teschio era la cuffia e residui del mantello rosso. Accanto alla salma un astuccio di piombo racchiudeva una piccola pergamena. Nell'interno del feretro non fu trovata altra insegna.
Quando la sovrana morì, venne tumulata nella Cattedrale. Il sarcofago venne posto a quel tempo accanto alla Cappella di S. Agata. Nel 1605, durante alcuni lavori eseguiti nella Cattedrale, il sacello venne rimosso e collocato nell'altare centrale. A quel tempo venne ricoperto con gesso e stucco. Per effettuare questa operazione la figura della sovrana venne deturpata e smozzicata con colpi di scalpello, forse allo scopo di fare aderire al sarcofago la malta. Poiché non vennero più ritrovati i preziosi gioielli e la corona, era evidente che erano stati asportati durante la ricognizione del 1605. Allo scopo di fare sviare eventuali indagini sulla loro scomparsa e di eliminare ogni traccia compromettente, sembra più accettabile l'ipotesi che la statua fu danneggiata per renderla irriconoscibile. Il viso però venne risparmiato, forse per un atto di omaggio alla bella sovrana.
Catania - Le origini di Catania - Dal Quaternario al terremoto del 1693 Giovanni Merode e Vincenzo Pavone - Edizioni Greco CT - 1993