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::Palazzo Ducezio a Noto » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Facciata

Facciata




L'elegante Palazzo Ducezio oggi sede municipale, occupa lo spazio antistante Piazza Municipio, esattamente di fronte alla Cattedrale, a simboleggiare la perfetta corrispondenza dei due poteri, civile e religioso, della città settecentesca. Il palazzo trae il nome dal condottiero che nel V sec. a.C. si mise a capo delle popolazioni sicule nel tentativo di contrastare le preponderanti forze greche. Cinto da un porticato classicheggiante, l'edificio (chiamato nel Settecento Casa Sanatoria) si ispirò ad un modello portato dalla Francia dal barone Giacomo Nicolaci e venne iniziato nel 1746 dall'architetto Sinatra, ma completato solo verso il 1830.  
Fino agli anni '50 il piano superiore non esisteva. Fu, infatti, tra il 1949 ed il 1951 che venne sopraelevato per opera dell'architetto Francesco La Grassa, con unanime riprovazione dei cultori d'arte, i quali videro deturpata la neoclassica bellezza del monumento. La facciata è un trionfo di colonne e undici arcate.  
Le tre centrali formano un semicerchio aggettante rispetto alla linea delle altre e sono raccordate al livello della piazza da una breve scalinata essa pure semicircolare. Gli studiosi fanno rilevare che l'originalissimo portico potrebbe paragonarsi a quello della Chiesa di San Paolo a Palazzolo Acreide, attribuita allo stesso Sinatra: ambedue modelli sono inconsueti nella storia dell'architettura siciliana.
All'interno, l'elegante salone di rappresentanza, chiamato anche sala degli Specchi,è a pianta ovale, ricco di ori e stucchi e arredato in stile Luigi XV. Sulla. Sulla volta un grande affresco neoclassico di Antonio Mazza: il leggendario Ducezio mentre fonda l'antica Neas sul monte Alveria. L'ambiente, originariamente adibito a piccolo teatro e in seguito a Sala Consiliare, fu poi trasformato in epoca fascista in Salone nel quale la città, che attraversava un felice momento politico e demografico, potesse degnamente accogliere visitatori illustri. 
Così, nel 1932, mentre il pittore Gregoretti realizzava con squisito gusto Liberty le decorazioni del soffitto, riproducendo in quattro ovali altrettante frasi apologetiche per la storia civica, l'artigiano Dugo creava l'arredamento in stile Luigi XV.



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